Fiat-Abarth 850 TC: l’icona che ha dato vita alla nascita dello Scorpione

Nate da una base popolare, le Fiat-Abarth 850 TC e 1000 Berlina hanno segnato un’epoca fatta di corse, passione e trasformazioni meccaniche radicali. Tutt’ora apprezzate in tutto il mondo

Foto di Alessandro Marchetti

Alessandro Marchetti

Esperto di automotive

Nato con il pallino per i motori, scopro per caso la scrittura e ne faccio la mia passione. Copywriter e web editor, ma sempre con le auto nel cuore.

Pubblicato: 19 Giugno 2025 12:09

Anni Sessanta, ci troviamo nel boom economico e le strade italiane sono invase dalle 500 e 600. Economiche, piccole e agili: sono in grado di assicurare la spensieratezza che la popolazione cerca. La storia della 850 TC nasce proprio lì, da un periodo di progresso e di coraggio che spinge gli appassionati a dare vita a versioni estreme delle proprie auto preferite.

Così nel 1961, mentre in Inghilterra nasce la prima Morris Mini John Cooper, in Italia Carlo Abarth si prepara a scrivere una storia egualmente iconica. Ex pilota diventato imprenditore del settore racing, decide di dare una svolta alla propria carriera spostando la sua produzione da vetture artigianali per pochi eletti, a qualcosa di più popolare. Tutto inizia qualche anno prima, nel 1955, quando vede il lancio della Fiat 600 come un’ottima base per possibili elaborazioni. Nasce così il nome “Abarth & C. Torino – Applicazioni speciali per auto” con la produzione di tre step di elaborazione: Fiat 600, Tipo Sport e Tipo Competizione. In sostanza si tratta di pacchetti composti da collettori di aspirazione accoppiati a terminali di scarico in grado di dare più spinta e sound al motore della piccola cittadina. È un successo immediato che rende Abarth & C. un nome del momento in ambito di elaborazione professionale e spinge l’imprenditore a dare vita a nuovi componenti, o come viene definita: una “cassetta di trasformazione Abarth per Fiat 600”.

Composta da circa 50 modifiche, comprende carburatori maggiorati, pistoni con rapporto di compressione aumentato, alberi motori rettificati e tante altre migliorie che – sempre attraverso diversi pacchetti – permettono a chiunque abbia le competenze adatte, di trasformare una qualsiasi 600 in una vettura compatta da gara. Prende vita così il nome 750 TC, che sta per la cilindrata maggiorata del motore e il pacchetto massimo di elaborazione Tipo Competizione. Il successo di questi componenti spinge Abarth e Fiat a creare un rapporto sinergico, che si concretizza con l’arrivo della 600 D. Con l’ultima utilitaria torinese lo Scorpione presenta nuovi kit e, per la prima volta, commercializza la prima Fiat-Abarth. Nella sede dell’elaboratore arrivano delle vetture direttamente dalla catena di montaggio senza alcune componenti, che aggiunge Abarth per completare la trasformazione e mettere sul mercato.

La genesi della 850 TC

Nel 1961 prende vita la 850 TC. Nome sempre derivato dalla cilindrata, di nuovo cresciuta, e la dicitura Turismo Competizione come evidente dichiarazione d’intenti. La prima Fiat-Abarth non si distingue a colpo d’occhio dalla sorella base: piccoli dettagli sottolineano l’appartenenza allo Scorpione. A non lasciare dubbi però è il sound, esternazione di una rivoluzione meccanica nascosta sotto la scocca. Nuovo rapporto di compressione, albero a camme, cilindrata maggiorata e tante altre modifiche di rilievo stravolgono le prestazioni, rendendola una piccola alla ricerca della velocità e del rapporto peso/potenza, a tutto svantaggio della razionalità. Una filosofia che ha guidato le scelte negli anni a venire.

Scheda tecnica Abarth 850 TC

  • motore: 4 cilindri in linea benzina, posteriore longitudinale, albero a camme laterale, valvole in testa 847 cm³;
  • potenza: 52 CV a 5.800 giri/minuto;
  • velocità massima: 140 km/h;
  • peso: 610 kg.

Abarth sbarca nelle competizioni

Il 18 luglio 1961 la 850 TC riceve l’omologazione per gareggiare nella categoria Turismo Gruppo 1. Da quel momento le vittorie non tardano ad arrivare. La sorpresa però è nello scoprire l’affidabilità dimostrata da una vettura in grado di primeggiare in competizioni come la 500 chilometri nel Nürburgring in Germania dello stesso anno. Tra gli anni 62 e 63 si susseguono numerose modifiche, tra cui quello che viene chiamato “l’alza cofano” del baule posteriore, diventato marchio di fabbrica del brand, che unisce funzionalità dinamica, raffreddamento e uno stile corsaiolo.

Fiat Abarth 1000 berlina in configurazione gara
Ufficio Stampa Stellantis
La versione più estrema basata sulla 600, la Fiat Abarth 1000 berlina corsa, con passaruota allargati e cofano posteriore alzato

L’evoluzione nella 1000 Berlina Corsa

Nel 1964, Abarth presenta quella che poi sarà l’evoluzione più estrema della piccola berlina torinese: la Fiat-Abarth 1000 Berlina Corsa. Sviluppata per correre nella categoria Turismo Gruppo 2, la TCR prende tutto ciò che era stato fatto con la 850 TC e lo porta a un nuovo livello di esasperazione tecnica. Il motore viene portato a 982 cm³, con nuove testate, carburatori più grandi e una gestione dei flussi che migliora drasticamente la respirazione del propulsore. Nel massimo della sua configurazione, nel 1970 la potenza raggiunge i 118 CV, un numero pazzesco per un’auto che pesa poco più di 600 kg.

Esteticamente la Berlina continua a montare l’iconico cofano posteriore rialzato, spesso fissato con cinghie in cuoio, per favorire il raffreddamento del motore e migliorare l’aerodinamica. Rispetto alla sorella i passaruota vengono allargati per ospitare gomme più ampie e ribassate, mentre l’assetto è completamente rivisto. Abarth introduce sospensioni irrigidite, freni potenziati e uno sterzo più diretto per garantire alla vettura un comportamento su strada e in pista molto più aggressivo. Dal punto di vista commerciale, le 850 TC e le 1000 convivono per diversi anni nel listino Abarth, andando a soddisfare esigenze diverse: la prima più adatta a chi vuole una sportiva compatta ed economica da usare sia in strada che in pista (i cosiddetti gentleman driver) e agli appassionati delle elaborazioni fai-da-te, la seconda pensata per squadre ufficiali e piloti professionisti che vogliono una vettura pronta per il circuito.

La 1000 TCR si impone in tutte le principali competizioni europee riservate alle Turismo preparate: Campionati italiani, tedeschi, francesi e naturalmente le sfide sul tracciato del Nürburgring. Ancora oggi, chi ha vissuto quelle stagioni ricorda con emozione le battaglie ruota a ruota tra le piccole belve dello Scorpione e le agguerrite rivali inglesi o tedesche.

L’inizio del retaggio Abarth

La storia della 850 TC e della 1000 TCR è la dimostrazione che, partendo da una base popolare come la Fiat 600, si potevano costruire sogni a quattro ruote. Carlo Abarth ha dato a un’intera generazione la possibilità di entrare nel mondo delle corse, anche senza grandi capitali, solo con passione e competenza tecnica.

Non è un caso che ancora oggi queste vetture siano amate dai collezionisti e abbiano un forte seguito anche in paesi lontani dall’Italia. Il Giappone, ad esempio, ospita una nutrita comunità di fan dello Scorpione, attratti dal mix unico di design compatto, spirito racing e storia industriale. Oggi la 850 TC e la 1000 TCR sono considerate vere e proprie icone. Simboli di un’epoca in cui l’ingegno poteva trasformare un’utilitaria in una belva da pista. E per chi ha la fortuna di vederle o guidarle ancora oggi, l’emozione è la stessa di allora.