Il 7 gennaio è scomparso a 67 anni Neil Peart. Forse il suo nome non dirà molto a tanti lettori, ma c’è una storia su di lui che vale la pena raccontare, perchè racchiude in sè il senso profondo per cui tante persone amano le motociclette.
Andiamo per ordine, innanzitutto Neil Peart è stato il batterista dei Rush, uno dei batteristi più importanti e influenti nella storia della musica rock. Uno di quelli che aprono la via per esplorare nuove strade, grazie all’unico grande segreto del successo di cui era abbondantemente dotato: il talento alimentato dalla determinazione. Un batterista iper-tecnico e stra-preparato che ha ispirato generazioni di musicisti.
Neil Peart era anche il raffinato autore dei testi dei Rush ed era un appassionato motociclista. Uno di quelli che vivono la moto come mezzo per scoprire il mondo attraverso lunghi viaggi. Grazie al suo talento di scrittore e alla passione per i lunghi viaggi, Neil Peart tradusse in libri diverse avventure motociclistiche, ma è la storia de “Il Viaggiatore Fantasma” (uscito in Italia nel 2014) che merita di essere raccontata… ed inizia con una storia tragica.
Nel 1997 Neil Peart perse la sua unica figlia in un incidente stradale, l’anno successivo perse anche sua moglie per colpa di un tumore.
Nel giro di pochissimo tempo la sua famiglia era distrutta e lui si ritrovò solo e consumato dal dolore. Allora fece qualcosa che chiunque abbia mai viaggiato in moto può comprendere nel suo più profondo significato: prese la sua BMW GS 1150 e partì. Un viaggio in solitaria, senza meta che durò 14 mesi, 80.000km tra il nord e il centro del continente americano, dell’Alaska al Belize.
Per curarsi l’anima, per ritrovare un centro. Questa decisione estrema, risposta a un dolore estremo, fu alimentata da quelle stesse ragioni che spingono ogni motociclista a scappare sulle strade ogni volta che può. Perchè non si può ritrovare veramente la strada di casa se prima non ci spingiamo su quelle sconosciute ed è necessario andare lontano per provare il desiderio di tornare.
Tantissimi cercano nei giri domenicali un modo per curarsi le piccole ferite superficiali quotidiane, Neil Peart trovò invece nel viaggio la naturale risposta alla necessità di sopravvivere ad un tremendo dolore, ma solo chi ha provato conosce la potente capacità terapeutica e il sollievo che può offrire la moto.
Quella di Neil Peart fu una vita speciale, piena di grandi successi e di enormi sofferenze, una di quelle vite che, a guardarle bene, ci insegnano qualcosa. Di quelle piene di esplosioni di gioia e grumi di sangue rappreso, che alla fine valgono davvero la pena.