Alfa Romeo Milano: l’ira del ministro Urso

L'Alfa Romeo Milano, l'inedito B-SUV del Biscione, viene prodotto in Polonia. La scelta del nome è troppo fuorviante secondo il ministro Adolfo Urso

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Tommaso Giacomelli

GIORNALISTA AUTOMOTIVE

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Alfa Romeo Milano è la novità che ha catalizzato gli ultimi giorni. L’inedito B-SUV del Biscione è stato presentato in pompa magna proprio nel capoluogo lombardo, con l’intento di evidenziare il legame che intercorre tra il prestigioso brand italiano e le sue origini. Peccato, tuttavia, che la nuova creatura del Gruppo Stellantis non abbia – nella pratica – alcun legame con l’Italia, infatti la Milano è la prima vettura nella lunga storia dell’Alfa Romeo a essere prodotta al di fuori dei confini nazionali e precisamente in Polonia, nella fabbrica di Tychy. Questo fatto non piace per niente al ministro delle Imprese del Made in Italy, Adolfo Urso.

Alfa Romeo Milano, un nome inappropriato

La questione è semplice, non si può chiamare con un nome italiano un prodotto che, di fatto, non lo è. È una legge del 2003 che lo vieta, come spiega il ministro Urso: “Un’auto chiamata Milano – afferma – non si può produrre in Polonia. Questo lo vieta la legge italiana che nel 2003 ha definito l’Italian Sounding, una legge che prevede che non bisogna dare indicazioni che inducano in errore il consumatore. Sarebbero indicazioni fallaci legate in maniera esplicita alle indicazioni geografiche. Quindi un’auto chiamata Milano si deve produrre in Italia, altrimenti si dà un’indicazione fallace che non è consentita dalla legge italiana”.

Parole chiare e che rappresentano un ulteriore squarcio nei rapporti che intercorrono tra il governo italiano e Stellantis, che non coinvolgono soltanto il nuovo B-SUV del Biscione. La scelta di produrre questa vettura in Polonia, è dettata da esigenze di tipo industriale, di economia di scala. L’ex fabbrica di FCA sta ospitando le linee di altri due veicoli, quali Jeep Avenger e Fiat 600, che nascono sulla stessa piattaforma CMP che si trova alla base della discussa Alfa Romeo Milano.

Urso contro Stellantis

Come dicevamo, il pomo della discordia tra il governo italiano e Stellantis non è incentrato esclusivamente sulla novella Alfa Romeo. Il più rilevante è quello che riguarda la produzione di auto in Italia: l’esecutivo ha fissato l’obiettivo minimo di 1 milione di auto all’anno, ma viste le condizioni attuali Stellantis non sembra offrire garanzie. Per questo sono stati effettuati dei sondaggi per ospitare altri grandi gruppi esteri, vogliosi di entrare nelle fabbriche del Bel Paese per ampliare il proprio raggio d’azione. La priorità viene data a Stellantis, ovviamente: “Noi stiamo lavorando per mettere in condizione Stellantis di produrre almeno un milione di veicoli nel nostro paese. Se ritiene di poterlo fare ben venga, altrimenti è inevitabile che ci sia spazio per l’arrivo di una o più case automobilistiche“, afferma il ministro Urso.

Si era parlato di un possibile sbarco della cinese Leapmotor, affiliata a Stellantis, nello storico impianto torinese di Mirafiori, che lì andrebbe a realizzare alcune delle sue piccole vetture ideali per la mobilità elettrica compatta e low cost. Uno scenario visto positivamente da tanti, perché darebbe ossigeno a una struttura che sta vivendo uno dei momenti più critici della sua secolare esistenza. Nelle prossime settimane qualcosa dovrebbe muoversi, e all’orizzonte l’Italia non fa gola solo a Leapmotor, ma anche ad altri costruttori – soprattutto – asiatici.