A distanza di un mese dal debutto della S3, nel settembre 2013 veniva il momento di dare il benvenuto all’Audi S3 Sportback: due porte in più e un look richiamante volutamente quello delle Avant, le station wagon secondo Ingolstadt.
Come ogni “S” (la lettera che contraddistingue le vetture della Casa tedesca più sportive, RS escluse) che si rispetti, la stessa S3 Sportback si distingueva dalle sorelle grazie al trionfo del colore alluminio satinato: di questa tonalità erano gli specchietti, la mascherina a doppie barre orizzontali e l’estrattore che accoglieva i quattro terminali di scarico. Non mancavano nuove e più ampie prese d’aria anteriori per soddisfare la fame di ossigeno del potentissimo motore. Il tutto, senza mai mettere in discussione la discrezione dei Quattro Anelli.
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Mamma, guarda come mi diverto
Dal lancio dell’attuale S4 in poi, la gamma Audi – almeno in parte – aveva iniziato a essere divertente, oltre che prestazionale e sicura. Una regola a cui non sfuggiva la nuova S3 Sportback: il cronico sottosterzo (la tendenza del muso ad allargare la traiettoria) faceva parte del passato e, anzi, quando si spingeva un po’ le ruote posteriori tendevano a scivolare leggermente, proprio come piaceva (e piace) agli appassionati della guida.
Ovvio, la tedesca non era un’auto da rally e le reazioni rimanevano sempre prevedibili, oltre che contenute dall’elettronica. Detto ciò, le emozioni non scarseggiavano. Il merito era anche del motore, pronto a scatenarsi nel range da 1.000 a 6.000 giri, oltre a fare la voce grossa in modalità Dynamic (grazie al nuovo impianto di scarico). Inappuntabile il cambio a doppia frizione S tronic, rapido nell’uso sportivo, morbido nel traffico.
A proposito di morbidezza, se è vero che la S3 Sportback non si poteva esattamente definire un “cuscino d’aria”, è comunque vero che in modalità Comfort non faceva pesare i chilometri. Silenziosa e rassicurante, a ricordare il suo vero carattere erano solo alcuni scossoni generati dai pneumatici sportivi sulle asperità più secche.
L’abitacolo? Beh, qui l’Audi giocava “in casa”: a Ingolstadt vantano un’ottima reputazione per l’accuratezza con cui confezionano gli interni e la S3 non si discostava dalla norma. La qualità era indiscutibile sia che si parlasse di materiali, sia che ci si focalizzasse sulle finiture. Le plastiche risultavano morbide e piacevoli al tatto anche nelle zone più nascoste, mentre lo schermo piatto tipo iPad mini che dominava la plancia conferiva un tocco di hi-tech che non guastava.
Non per pochi eletti
Che dire poi delle bocchette d’aerazione con cui si può regolare il flusso d’aria a getto o a ventaglio: finezze, ma che facevano la differenza. Davvero ergonomica la posizione di guida: volante (sagomato e appiattito nella parte inferiore) e sedile disponevano di ampie regolazioni. Circa 40.000 euro – 39.200 con il cambio manuale, 41.400 con S tronic – non erano certo pochi, ma nemmeno una cifra per pochissimi eletti. Nel prezzo erano compresi Audi Drive Select, assetto sportivo S, cerchi in lega da 18”, fari allo xeno, sedili anteriori sportivi in Alcantara e pelle e comandi sul volante. Da vera supercar la tassa di circolazione: tra bollo e superbollo si arrivava alla cifra di 1.286,95 euro.