Al suo fascino hanno ceduto persino i membri della famiglia reale, compresa Regina Elisabetta II, che sedeva in una Bentley State Limousine. Il cinema e lo spettacolo a 360 gradi le ha steso i tappeti rossi, con la partecipazione delle sue meraviglie in numerosi film e serie TV, come James Bond e Kingsman: Secret Service. Delle credenziali che possono far intuire, ma non comprendere del tutto il prestigio di Bentley, l’eccellenza britannica protagonista di numerose imprese, che ogni appassionato di auto dovrebbe conoscere.
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Gli albori
Cricklewood, Londra. Correva il 1919 quando Walter Owen Bentley, pioniere dell’ingegneria aeronautica e appassionato di motori, decise di coronare il suo sogno: costruire un’auto “veloce, ben fatta e la migliore della sua categoria”. Non disponeva di notevoli risorse economiche, ma puntava comunque in alto, certo di avere tutti i requisiti per scrivere pagine memorabili. Così, tra le mura di una modesta officina, costituì la Bentley Motor Ltd. Nel gennaio dell’anno successivo collaudò il primo prototipo, la 3 Litre, un palese riferimento al motore, un quattro cilindri da tre litri. Un’opera del fondatore stesso, attingendo alle vaste competenze meccaniche. Soltanto lui (forse) poteva immaginare la portata dell’innovazione, destinata a cambiare i canoni delle quattro ruote. La celebre “B” alata è ispirata al distintivo che W.O. utilizzava nel corso della Prima guerra mondiale, in qualità di capitano dell’aviazione britannica.
Presentata al pubblico nel 1921, la prima Bentley di serie conquistò fin da subito gli animi e i consensi dei fan. Il design elegante e le performance mozzafiato la resero un simbolo di lusso e sportività. Contraddistinta da una cura nei particolari ai limiti del maniacale, fu il biglietto da visita, apripista di un decennio di successi memorabili. Le piste da corsa divennero il palcoscenico ideale dove celebrare il genio di Bentley. Tra il 1924 e il 1930, la 24 Ore di Le Mans si tinse dei colori della Casa per ben sei edizioni consecutive. Bolidi leggendari quali la 4.5 Litre “Blower” dominarono la scena, senza lasciare scampo alle rivali, costrette ad accettare l’onta della sconfitta.
Tuttavia, gli anni Trenta testarono a fondo le capacità della compagnia. A causa della famigerata crisi finanziaria, scoppiata nel 1929, le casse piangevano. Valsero a nulla i tentativi di risanarle, e la cessione a Rolls-Royce nel 1931 fu inevitabile. L’operazione avvenne, però, a certe condizioni, principalmente una: il mantenimento di identità e autonomia. Nemmeno l’offerta più ricca avrebbe dissuaso dai propositi e RR alla fine acconsentì, fiducia ben ripagata, attraverso la creazione di veri capolavori. Le produzioni incarnavano lusso raffinato, prestazioni elevate e design inconfondibile.
L’interludio bellico e il ritorno alle origini
Per Bentley Motors gli anni Quaranta rappresentarono un decennio di profondi cambiamenti, tra gli eventi tumultuosi della Seconda guerra mondiale e la successiva riorganizzazione. Con lo scoppio del conflitto nel 1939, l’attività fu interrotta per destinare le risorse allo sforzo bellico. La compagnia si convertì alla realizzazione di propulsori degli aerei e i componenti per mezzi militari, capitalizzando il vasto know-how ingegneristico. L’anno successivo, lo stabilimento di Cricklewood fu gravemente danneggiato dai bombardamenti tedeschi, il che costrinse il Costruttore a trasferirsi a Crewe, nel Cheshiore. In origine di proprietà di Rolls-Royce, l’impianto divenne la nuova casa di Bentley, che ne avrebbe plasmato il futuro.
All’arrivo della pace, il marchio fece ripartire la produzione automobilistica. Presentò la Mk VI, la prima vettura del dopoguerra: basato sul telaio della Rolls-Royce Silver Wraith, ne sanciva un ritorno alle origini, combinazione di lusso, prestazioni ed estetica. Sotto la guida di RR, la Casa beneficiò di una maggiore stabilità finanziaria, di un accesso a tecnologie avanzate e di una rete di distribuzione globale.
Il successivo biennio fu di grande fioritura. Videro la luce esemplari di eccezionale fattura, tipo la Continental (1952), una coupé a due porte veloce e dal design iconico. Accanto a lei, svelata tre anni doppio, la S-Type fu l’ennesimo punto di svolta. Disponibile in molteplici varianti di carrozzeria, tra cui berlina, coupé e cabriolet, fu la prima del brand a montare sospensioni pneumatiche. Quindi, nel 1961 venne il momento di dare il benvenuto alla T1, pioniera britannica con trasmissione automatica a quattro rapporti. Gli interni erano in materiali pregiati quali pelle, legno e tappeti di lana, mentre gli esterni sfoggiavano finiture impeccabili.
T2, la prima con iniezione elettronica di carburante
Sull’intera industria delle quattro ruote ebbe un impatto considerevole la crisi petrolifera del 1973. L’aumento vertiginoso del prezzo del petrolio condusse a una riduzione della domanda di veicoli di grossa cilindrata e a incertezza economica. Rolls-Royce, la società madre, fu, intanto, nazionalizzata dal governo britannico perché sommersa di debiti. Ciò ebbe delle ripercussioni su Bentley stessa, in seria difficoltà. Per uscire dalle sabbie mobili investì in innovazione tecnologica. Nel 1974 la T2 fu il suo primo esemplare a essere provvisto di iniezione elettronica del carburante. A distanza di un quadriennio, la Mulsanne introdusse il cambio automatico a cinque rapporti. L’attenzione all’efficienza risultò un tema importante, con Bentley impegnata a ridurre i consumi, evitando di scendere a compromessi in termini di prestazioni.
Premiarono la tenacia del Costruttore gli Eighties, aperti dalla sua acquisizione da parte di Vickers, che le consentì di avere la stabilità finanziaria e le risorse necessarie per investire in programmi di ricerca e sviluppo. Derivata dalla Mulsanne, la scattante Turbo R (1982), dotata di un otto cilindri turbo da 6.75 litri, assurse allo status di icona. Ereditò il medesimo “cuore pulsante” la Mulsanne Turbo (1985), in grado di confermare il ruolo del brand come riferimento del segmento dei bolidi di lusso su scala globale. Fu la capostipite delle britanniche a equipaggiare, nel 1987, un sistema di frenata antibloccaggio (ABS). L’ampliamento della rete di distribuzione ad altri mercati, con il consolidamento in Europa, Stati Uniti e Giappone, gettò le basi di un domani luminoso.
Gli anni Novanta e il nuovo millennio
Negli anni Novanta arrivarono ulteriori conferme. La Continental R (1991) una coupé a due porte high-performance divenne un’instant classic. Dopo mezzo secolo, nel 1998 Bentley tornò a vincere la 24 Ore di Le Mans, con la EXP Speed 6, a riprova della capacità di costruire modelli performanti e affidabili. Allora il marchio fu acquisito dal Gruppo Volkswagen, un’occasione per crescere ancora una volta. Il processo evolutivo fu scandito da opere d’arte in movimento, tra cui la berlina Arnage (1998) e la coupé a due porte Continental GT (2003).
La storia recente di Bentley è stata costellata da modelli di grande fortuna, come la Bentayga, primo SUV dell’azienda, e la prorompente berlina Flying Spur. Inoltre, ha introdotto delle soluzioni ibride, la Bentayga Hybrid e la Flying Spur Hybrid, per un futuro che si profila elettrificato, all’insegna dell’artigianalità. Le mascotte “Flying B” adornanti il cofano anteriore sono definite a mano e richiedono ben undici ore di lavorazione per essere completate; ciascuna è unica, corredata da un numero di serie identificativo.