Muscle car ruggenti, soluzioni sperimentali e un’eredità che perdura da oltre un secolo. Tutto ciò è Chevrolet, uno dei marchi americani più iconici, capace di conquistare intere generazioni di appassionati. Non si è mai limitata alla produzione, bensì in diverse circostanze ha adottato delle innovazioni importanti, come il motore V8, la trasmissione automatica e la carrozzeria in acciaio, contribuendo a cambiare il mondo delle quattro ruote.
Indice
La nascita
La storia inizia nel 1911, quando William Durant, un pioniere dell’industria automobilistica americana, si unì al talentuoso pilota svizzero Louis Chevrolet. Insieme, costituirono Chevrolet Motor Car Company a Detroit, Michigan. Già co-fondatore della General Motors (GM), Durant aveva avuto occasione di apprezzare le capacità del partner in vesti di collaudatore e pilota. La sua visione e l’entusiasmo, combinata al bagaglio tecnico e alla passione del compagno di avventure, avrebbe segnato in maniera indelebile la storia dei motori. In principio la società avrebbe dovuto chiamarsi diversamente. Stuzzicavano, in particolare, Detroit e Little Chevrolet, poi prevalse l’idea di un nome più semplice e memorabile. Per quanto riguarda il logo, la caratteristica croce dorata, era un omaggio alle origini svizzere del co-fondatore Chevrolet.
La sinergia tra i due ebbe fine nel 1916, ma Chevrolet gettò le basi di un successo duraturo. Il primo modello prodotto, la Serie C del 1913, coniugava affidabilità e accessibilità, nonché un design innovativo, rispetto ai canoni allora predominanti. La vera svolta giunse nel 1916 grazie alla Serie 490, soprannominata Baby Grand per via dello stile e delle performance brillanti. Allora il pubblico generalista conobbe a pieno il valore del marchio. Nel corso dei primi anni, Chevrolet faceva dello spirito avanguardista e dei prezzi accessibili il proprio punto di forza. Introdusse, ad esemopio, il primo sistema di illuminazione elettrica su un’auto di serie, utile ad aumentare la sicurezza di guida notturna. Intanto, andò avanti a proporre auto low-cost, tra cui la Utility Coupe del 1918, entrata nelle grazie delle famiglie americane.
Come anticipato in precedenza, la rottura tra i due padri della Casa giunse nel 1916. Il motivo? Durant fu estromesso da GM, al contrario del socio in affari, artefice di un modo diverso di concepire i mezzi di trasporto. Due anni più avanti General Motors acquisì la totalità della compagnia, in maniera da consolidare il suo ruolo di leader nel panorama automotive. Si trattò di una scelta lungimirante: sotto la direzione dell’omonimo capitano, Chevrolet avrebbe dato filo da torcere a qualsiasi brand, ergendosi a protagonista soprattutto oltreoceano, la madrepatria, rimasta al centro dei piani di sviluppo nei decenni.
Gli sviluppi degli anni Venti e il periodo bellico
Gli anni Venti furono un periodo segnato da grossi sconvolgimenti. Attraverso l’introduzione di proposte popolari quali la Serie F del 1925 e la National del 1927 il Costruttore occupò sempre più un ruolo da protagonista nel comparto delle vetture economiche. Inoltre, fu lungimirante nel marketing, declinato in sponsorizzazioni sportive e nella scelta di celebrità come testimonial. Ad esempio, negli anni Venti sponsorizzò Amelia Earhart, la prima aviatrice a volare in solitaria da New York all’Europa, sfidando le discriminazioni di genere dell’epoca.
In concomitanza, perseguì fortune anche nell’ambito degli orologi, con la produzione di modelli da polso “griffati” dall’inconfondibile logo, ma fu una fugace parentesi. Poi accadde qualcosa in grado di seminare scompiglio negli interi States: la famigerata crisi del 1929. Malgrado le sfide impreviste da affrontare, riuscì superarle con un occhio di riguardo all’efficienza e al lancio di esemplari adatti alle disponibilità della classe medio-bassa della società, tipo la Standard Six del 1931.
La Seconda guerra mondiale indusse Chevrolet a concentrare gli sforzi su mezzi militari. Alla cessazione del conflitto, riprese l’attività originale, infilando a segno un successo dopo l’altro. Nel 1946 alzò il velo sulla Suburban Carryall, ritenuta il precursore dei moderni SUV. Quindi, nel 1950 venne il momento della leggendaria Roadster, una sportiva capace di ergersi presto a icona. La Corvette simboleggiò la propensione del marchio per la ricerca stilistica e tecnologica, spingendo i confini delle prestazioni. Nella stessa fase storica Chevrolet si rese autore di un’espansione globale. Infatti, cominciò a fabbricare veicoli in Europa, Australia e America Latina: pochissime realtà ne reggevano il paragone.
Aumenta la concorrenza
Se fino a questo punto le società americane avevano potuto concentrarsi sulla concorrenza interna, gli anni Sessanta e Settanta sancirono una battaglia tutti contro tutti. Il proliferare dei competitori stranieri, oltre all’inasprimento delle normative sulla sicurezza e le emissioni, mise a dura prova i progettisti. Dal canto suo, Chevrolet fu uno dei trascinatori, con motori più parchi nei consumi e sistemi di protezione avanzati. Nel 1967, fu svelata la Camaro, una muscle car che divenne espressione dell’industria a stelle e strisce, rivale della Ford Mustang (che all’attuale generazione ha aggiunto l’estrema GTD, presentata alla 24 Ore di Le Mans 2024), una risposta a chi temeva di assistere a un degrado nelle performance e nel design. Nonostante il tempo fosse passato inesorabile, tra le fila interne era rimasto lo spirito degli esordi. Detto ciò, i Seventies furono avari di soddisfazioni, a causa delle criticità riscontrate nella qualità e nell’affidabilità.
Dagli anni Novanta al nuovo millennio
E veniamo alla terza fase, quella che sfocia fino ai giorni nostri. Segnata dalla perdita di reputazione, riguadagnare la fiducia dei consumatori comportò pazienza. Finalmente, una fiammella di speranza cominciò ad accendersi, in seguito alla messa in commercio della Cavalier, una berlina compatta rivelatasi una delle best seller negli Eighties. Qui l’azienda ebbe il merito di non adagiarsi sugli allori, bensì di adoperarsi giorno e notte nei piani di ricerca e sviluppo, attestata da modelli come la Corvette C4, che introdusse l’iniezione elettronica del carburante e ulteriori soluzioni all’avanguardia.
L’ampliamento dei confini subì un’accelerata negli anni Novanta, data l’apertura di nuovi stabilimenti in Asia, Europa e America Latina. Il marchio riservò delle proposte specifiche, dalla Corsa nel Vecchio Continente alla Spin in Brasile. L’approccio mirato a soddisfare le esigenze dei territori presidiati le permise di aumentare la relativa quota di mercato a livello internazionale.
L’alba del nuovo millennio ha visto Chevrolet insistere sull’upgrade tecnologico. Tra le dotazioni implementate, dal 2001 ha incluso il sistema di controllo elettronico della stabilità (ESC) di serie sulla sua intera gamma. In aggiunta, ha promosso la transizione ecologica, vedasi la Volt del 2010, una delle prime elettriche a lunga autonomia in circolazione. Nel recente corso, sono emerse delle altre best seller, come il SUV compatto Equinox del 2009 e il pick-up full-size Silverado del 2014. In termini di veicoli a batteria, sono state lanciate la Bolt EV nel 2016 e la Blazer EV nel 2023.