Mai fare il passo più lungo della gamba. Questo modo di vivere e di essere lo ha abbracciato a pieno Dacia, la Casa rumena che, come si suol dire nel gergo sportivo, può oggi considerarsi un “top player” del mercato automotive. Dal momento in cui il Gruppo Renault le ha concesso una seconda occasione, i progettisti hanno ampliato gli orizzonti. Invece di limitarsi ai confini nazionali, ha pensato di estendere i confini al resto d’Europa. E la Dacia Bigster pare disporre delle credenziali adatte a rubare la scena. I SUV piacciono, e mica ce ne accorgiamo soltanto adesso: da diversi anni ormai, monopolizzano la scena nazionale e mondiale. Pratici, solidi e capaci di andare dappertutto, compresi sentieri accidentate, stimolano il senso di avventura, che alberga nell’animo di ogni viaggiatore.
Indice
Parola d’ordine: concretezza
Il Costruttore dell’Est Europa ha sempre messo in primo piano le esigenze di pubblico; perciò, la decisione di lanciare l’ennesima macchina a ruote alte non stupisce. Se la compatta e agile berlina Sandero risponde alla domanda di chi deve di giorno in giorno misurarsi con le sfide della città, la Duster costituisce uno Sport Utility di taglia media, che fa della versatilità la propria specialità. Premesso che entrambe sono servite ad aprire un’era, viene il momento di volgere lo sguardo all’orizzonte. Già nel 2025 verrà il turno della Bigster, un C-SUV spesso pizzicato su strada dai ‘paparazzi delle quattro ruote’.
Dopo di lei toccherà a due ulteriori aggiunte alla gamma Dacia, su cui, però, permane il riserbo più assoluto. Attraverso una famiglia allargata, il brand confida di vendere un milione di esemplari entro la fine del decennio, di cui circa 1/3 nel segmento C. In occasione dell’incontro con gli azionisti, l’azienda ha pure parlato di voler raddoppiare il fatturato e raggiungere un margine operativo del 15%. Nemmeno dal punto di vista dell’impatto ambientale se ne starà con le mani in mano, anzi: gradualmente effettuerà la transizione dalle vetture termiche elettrificate a unità full electric; di conseguenza, l’impronta di carbonio diminuirà della metà nel 2035. Il 76% dei clienti acquisiti da Dacia arriva da realtà concorrenti, mentre il livello di fidelizzazione risulta parecchio elevato: ben il 68% di chi intende cambiare auto decide, infatti, di rimanere con Dacia, malgrado la pletora di rivali.
Il low-cost rimarrà il punto cardine della gamma
La politica low-cost adottate continua a maturare proseliti, benché dei ritocchi ai listini verso l’alto siano avvenuti nel recente periodo. È emblematico il caso di Sandero, che in maniera graduale è passata da meno di 8.000 a oltre 12.000 euro, ma comunque in testa alla classifica commerciale europea a maggio 2024. Per mantenere le soglie d’accesso basse, la compagnia fa leva su piattaforme, scocche e tecnologie della società madre. “Dacia continuerà a ridurre i costi e a trarre vantaggio dai volumi raddoppiati della piattaforma standard CMF-B (per tutte le Marche), che raggiungeranno i 2 milioni di unità entro il 2030 – spiega la Casa -. Al contempo, Dacia manterrà spese di R&S e Capex a livelli inferiori alla media del Gruppo grazie ai tassi elevati di carry-over tra i veicoli, che vanno da un minimo del 40% all’80%”.