Ancora oggi, con l’aumento generalizzato dei prezzi, ci può essere spazio per le auto low-cost? In un’epoca dove le Case storiche cominciano a snobbare il comparto delle city-car, c’è chi, irriducibile, crede nella democratizzazione del mezzo di trasporto per eccellenza. Tra Dacia e Citroen, una giovane realtà italiana cerca di rubare la scena: DR Auto. Certo, volendo ci sarebbe anche Fiat, che tuttora prova a tenere sotto controllo i prezzi di listino, ma la fiorente azienda molisana merita un discorso a parte. Introdotta nel nuovo millennio, costituisce un fulgido esempio di “risparmio intelligente”. I modelli della gamma coniugano (o perlomeno ci provano) un approccio all’avanguardia e soluzioni accessibili. Mica facile, dato l’aumento del costo dei singoli componenti. Eppure, l’inizio è incoraggiante e il Costruttore promette di proseguire nella stessa direzione, per la gioia di chi l’ha sostenuta.
Indice
Da un’idea di Massimo Di Risio
Il percorso di DR Auto affonda le proprie radici nel 2002, quando Massimo Di Risio, già affermato imprenditore nel panorama automobilistico, fonda la DR Sportequipe. Non un Costruttore, non subito, bensì una scuderia che partecipa a gare dal valore internazionale, tra cui Ferrari Challenge e gran premi nel campionato GT Italia. Spinto dalla passione per le corse, il patron, dal lungo curriculum nel motorsport, ambisce ai massimi risultati. E dimostra di avere ogni carta in regola, tant’è che, pronti via, il team è competitivo.
Allora cominciano a smuoversi le acque. In precedenza, Di Risio aveva diretto, nelle vesti di proprietario, una concessionaria del gruppo Fiat.Inoltre, aveva importato lungo la nostra penisola le supercar americane Saleen. Insomma, è uno che sa il fatto suo. Proprio perché conosce e comprende le logiche dell’industria, decide di attuare un processo graduale. Niente offensiva immediata sul mercato, meglio andarci cauti e ottenere prima una riconoscibilità. E poi bisogna pensare a contenere le spese: a differenza dei colossi dell’automotive, le economie di scala sono da escludere. In compenso, una strada percorribile riesce a trovarla: la collaborazione con una compagnia di settore. Mica, però, una connazionale, del resto le opzioni sarebbero ridotte all’osso, ammesso e non concesso che esistano.
Riflettori sulla Cina
Dopo averci lungamente riflettuto, Di Risio posa gli occhi sulla Cina, un “gigante dormiente” ancora abbastanza chiusa verso l’estero. Mentre il lungimirante piano di transizione ecologica rimane lontano, in assenza di vere opportunità di business, l’imprenditore coltiva l’idea di un sodalizio insieme a Chery. Nata nel 1997, quest’ultima è uno dei principali produttori della Repubblica del Dragone. Prendersi la scena in un Paese tanto competitivo denota qualità e affidabilità. Uno dei fattori dietro la scalata delle classifiche commerciali risiede nell’elevato rapporto qualità-prezzo. L’eterogeneità della gamma, comprensiva di city car compatte e SUV di dimensioni generose, supera le resistenze finali. Entrambe le parti hanno di che guadagnarci: nella prospettiva del marchio asiatico significa sfruttare la conoscenza del mercato italiano.
Nasce così DR Motor Company, avente l’obiettivo di importare e distribuire in Italia vetture prodotte da aziende cinesi. Il primo frutto dell’intesa è la DR 5, uno Sport Utility small-size adatto alla guida in città lanciato nel 2007. Rispetto alle consuete rappresentanti del genere, ha il pregio di essere low-cost. Di rimando, la potenziale clientela risponde in massa, allettata da una proposta moderna e accattivante. Intanto, partono le trattative con Bertone per salvare il carrozziere piemontese dalla difficile situazione affrontata. Uno degli scenari messo sul tavolo è quello di partecipare a una nuova società. Negoziati conclusi con un buco nell’acqua, in quanto la dirigenza di Bertone preferisce l’offerta del gruppo Fiat del proprio stabilimento di Grugliasco. In una fase iniziale a DR Auto manca persino un network di vendita; perciò, deve appoggiarsi alla catena di ipermercati Iper, permettendo di acquistare i veicoli tramite i punti vendita e informativi ubicati all’interno.
La costituzione dello stabilimento di Macchia d’Isernia
In seconda istanza, forma una sua rete di distribuzione e officine. Nel 2010 aggiunge la fabbrica di Macchia d’Isernia, con una catena di montaggio di determinati componenti di provenienza cinese e impianti a gas. In seguito a un lungo viaggio in nave dalla Cina, essi sbarcano in Italia e vengono trasferiti nella struttura molisana, dove gli operai si occupano di assemblarli e personalizzarli. Dal 2009 la famiglia accoglie la DR 1, city car a 5 porte piuttosto semplice, derivante dalla Riich M1. La new entry, disponibile fino al 2014, si prefigge di soddisfare le esigenze degli abitanti di città. Con anche alimentazione bi-fuel a GPL e metano, registra in totale più di 5.000 immatricolazioni. Passa inosservata la DR2 e va addirittura peggio al SUV-coupé DR 3 originale. Il crossover compatto DR City Cross cade nell’anonimato e un minimo sussulto giunge dalla DR Zero, basata sulla Chery QQ di seconda generazione.
Nel momento in cui sembra ormai segnato il suo destino, DR Auto cambia marcia. L’anno cruciale è il 2018, in seguito all’accordo siglato con JAC Motors e Baic. Ciò consente di importare nella penisola sempre dei veicoli dalla Cina, al quale apportare delle modifiche estetiche e meccaniche, nonché di installare accessori e riceve l’omologazione necessaria per assicurare la conformità alla legislazione europea. Il 2018 è lo stesso anno dello sbarco della “vera” DR 3, poi ribattezzata DR 3.0 nel 2022. Dalle fattezze coupé, ancora più compatte della DR 4 (417cm), nelle sue “vene” scorre il “sangue” della Chery Tiggo 3x. Declinata in via provvisoria pure in versione elettrica, la macchina a ruote alte conserva il motore 1.5 a benzina e GPL. Nel frattempo, scocca l’ora di DR 6, C-SUV che di lì a qualche anno entrerà nel “cast” de La Ruota della Fortuna, il quiz game preserale di Canale 5 condotto da Getty Scotti, in onore dei 100 anni dalla nascita Mike Bongiorno.
EVO, Sportequipe, ICH-X e Tiger: la famiglia cresce
Nella strategia di espansione e diversificazione segna un evidente passo avanti l’assorbimento nel 2022 del marchio OSCA, in precedenza appartenuto alla famiglia Maserati. In parallelo al marchio omonimo, il gruppo lancia brand inediti come EVO nel 2020, Sportequipe e ICH-X nel 2022 e Tiger nel 2024, risultato dell’intesa con la cinese Dongfeng, ciascuno rivolto a un target diverso. Sebbene dalla fondazione tanto sia cambiato nel core business di DR Auto, i propulsori rimangono sempre quelli della famiglia ACTECO di Chery.