Arrivano buone notizie per quel che riguarda la vicenda ex Marelli. Lo stabilimento di Crevalcore, che nel settembre 2023 era stato al centro delle polemiche politiche per via della volontà dell’azienda di chiudere e trasferire la produzione nel sito di Bari, è salvo. In meno di un anno tutte le parti – politica, sindacati, istituzioni locali e azienda – hanno lavorato a stretto contatto per tutelare i lavoratori e garantire loro un futuro meno incerto. Cosa avvenuta con successo.
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Una crisi frutto della transizione green
Prima di analizzare in cosa consiste l’accordo che ha avuto ad oggetto il salvataggio del sito produttivo di Crevalcore è bene fare un passo indietro e ricapitolare quanto avvenuto. Nel 2018 Marelli era stata venduta da FCA alla giapponese Calsonic Kansei, società controllata dal fondo statunitense Kkr, e a settembre dello scorso anno Marelli aveva annunciato la chiusura dello stabilimento emiliano prevedendo la delocalizzazione nel sito di Bari.
La decisione dei vertici aziendali aveva scatenato l’immediata reazione da parte di lavoratori e sindacati, ma il perché di questa scelta è stato motivato dai manager sia con le perdite economiche – pari a 6 milioni di euro – sia con una dinamica negativa delle attività legate al motore endotermico che ha portato ad un utilizzo del 45% della capacità produttiva oltre alla scelta di non prevedere alcun investimento nello stabilimento per affrontare la transizione all’elettrico.
Le polemiche scatenatesi per questa decisione hanno portato i vertici di Marelli, ad ottobre 2023, a fare un passo indietro. A seguito di un incontro avvenuto con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Alfredo Urso, i manager dell’azienda hanno deciso di sospendere a tempo indeterminato la chiusura dello stabilimento di Crevalcore evitando quindi l’innescarsi di una seria problematica lavorativa e prendendo tempo per trovare una soluzione definitiva.
Una soluzione trovata in meno di un anno
Da ottobre 2023 ad agosto 2024 le parti coinvolte in questa vicenda non sono rimaste con le mani in mano, ma hanno lavorato concretamente per trovare una soluzione. Soluzione che è arrivata in meno di un anno e che ha visto tutti accogliere con favore il risultato ottenuto che ha comportato la cessione del sito produttivo di Crevalcore alla Tecnomeccanica, salvando così centinaia di posti di lavoro in una realtà fortemente orientata all’automotive come quella emiliana.
Analizzando nel dettaglio i punti dell’accordo siglato a Roma, Tecnomeccanica – fonderia specializzata nella produzione di componenti pressofusi in alluminio – andrà a riassorbire immediatamente 152 lavoratori, mentre per i rimanenti 67 verrà data attuazione al piano che prevede il riassorbimento di 40 dipendenti presso altri stabilimenti italiani di Marelli e nei 27 casi rimanenti l’erogazione di strumenti di accompagnamento alla pensione o di incentivi all’esodo.
Grande soddisfazione per questo accordo è stata espressa proprio dal Ministro Urso: “Grazie a un lavoro di squadra, importante e sinergico, si è raggiunta una soluzione positiva che garantisce la riconversione industriale dello stabilimento e la salvaguardia dei livelli occupazionali. Siamo pienamente soddisfatti di aver raggiunto anche questo obiettivo, un altro caso di successo di riconversione produttiva” ha dichiarato il titolare del ministero delle Imprese e del Made in Italy.
A queste parole hanno fatto eco quelle di Fausta Bergamotto, sottosegretario al Mimit con delega alle crisi industriali: “Siamo partiti dieci mesi fa con una procedura di licenziamento avviata nello stabilimento di Crevalcore e oggi siamo qui per porre il sigillo a questa operazione e di questo siamo molto felici, è una giornata importante: salvaguardia dell’occupazione e reindustrializzazione del sito erano gli obiettivi che ci eravamo posti”.
Analoga soddisfazione è stata espressa, infine, anche dal sindaco di Bologna, Mattia Lepore, che ha dichiarato come questo accordo rappresenti la dimostrazione della capacità territorio di creare un asse comune fra forze sociali, istituzioni e sistema imprenditoriale, e dalla Fiom-Cgil e la Fim Cisl che hanno elogiato il grande lavoro svolto per la vertenza Marelli reputando gli sforzi compiuti e il risultato finale ottenuto come una vertenza modello e da seguire.