Le origini del logo resteranno un mistero, tra chi pensa che l’idea dell’ovale blu sia venuta a Henry Ford ispirandosi a una sega circolare in officina, e chi crede derivi dai colori del circuito automobilistico di Detroit. Una certezza rimane: l’impatto avuto da Ford nell’industria dei motori. Spesso un passo avanti rispetto alla concorrenza, ha contribuito a rendere il mezzo di trasporto democratico. E tuttora è considerata una delle massime espressioni del panorama americano, con l’investimento nelle tecnologie sostenibili volto a garantirne un domani brillante.
Indice
Gli inizi
Alla pari qualsiasi altra storia, anche quella di Ford ha un inizio, risalente a ben prima della fondazione ufficiale nel 1903. Protagonista indiscusso fu Henry Ford, un uomo visionario con una passione innata per la meccanica. Già nel 1893, presso l’officina di proprietà di Detroit diede vita al suo primo motore a combustione interna. Sebbene non ne fosse il pioniere assoluto, ciò ne alimentò il sogno di costruire una vettura accessibile a tutti. Gli anni successivi furono votati allo sviluppo di questo progetto, tanto all’avanguardia per l’epoca. La lungimiranza, le competenze tecniche e la propensione ad osare permise di vedere nel 1896 la Quadricycle, il primo prototipo, un veicolo rudimentale, ma rivoluzionario. Sebbene desse poco nell’occhio, consistette in una tappa cruciale.
Due anni dopo, la tenacia di Henry lo spinse a costituire la Detroit Automobile Company. Tuttavia, l’obiettivo di un esemplare rivolto alle massa richiese ancora un po’ di pazienza. Nel 1903, con la collaborazione di dodici investitori, compresi i fratelli Dodge, nacque finalmente la Ford Motor Company, a un anno di distanza dalla fondazione di Cadillac, poi abbandonata nel 1909 per occuparsi solo della sua omonima azienda. La svolta giunse con la Model T, presentata nel 1908: una macchina robusta, economica e facile da realizzare in serie grazie all’innovativo sistema di catena di montaggio, introdotto nel 1913.
La scommessa rappresentò una rivoluzione in piena regola. Il prezzo accessibile, in principio fissato a 850 dollari, la rese alla portata di un numero crescente di persone. Che, in precedenza, dovevano servirsi di altri mezzi di trasporto nei viaggi quotidiani, ad esempio verso il luogo di lavoro,un evento spartiacque nell’automobilismo di massa. La tiratura crebbe a ritmi vertiginosi, raggiungendo i due milioni di unità nel 1919. I successi di Henry andavano al di là della mera innovazione tecnica e delle fortune commerciali.
Infatti, dimostrò di avere a cuore il benessere della manodopera. Introdusse la giornata lavorativa di otto ore, il salario minimo di cinque dollari al giorno e istituì il cosiddetto Piano Ford, che prevedeva la concessione di prestiti ai dipendenti per l’acquisto di azioni della compagnia, in modo da fidelizzare i dipendenti. Intorno alla figura dell’imprenditore sorsero, però, pure delle critiche, venendo accusato di alienare la manodopera e di rendere la fabbrica un posto ripetitivo e alienante. A prescindere dall’opinione personale, ebbe un impatto innegabile impatto.
La salita al potere di Edsel
Con la scomparsa di Henry, ascese al potere il figlio Edsel Ford. Allora l’azienda conobbe l’espansione globale, focalizzata su un’intensa attività di innovazione tecnologica. Consolidò la presenza all’estero, attraverso l’apertura di filiali in Europa, Asia e Australia. Furono lanciati veicoli specifici in base ai diversi contesti. al fine di adattarsi alle esigenze e ai gusti dei consumatori locali. Ford puntò su soluzioni capaci di lasciare un’impronta indelebile nell’industria, tra queste, il motore a otto cilindri (V8), sospensioni più confortevoli, il cambio sincronizzato e carrozzerie in acciaio.
Man mano Ford abbandonò la produzione di massa standardizzata della Model T, votata a una maggiore differenziazione. Lanciò diverse linee, quali la A e la V8, diversi per prezzo, performance e stile. Nonostante la flessibilità e l’abilità di comprendere in anticipo i cambiamenti dell’epoca, la depressione degli anni Trenta mise a dura prova i progettisti. Che riuscirono a superarla mediante alcune misure riorganizzative e l’ampliamento della gamma con proposte accessibili.
Durante la Seconda guerra mondiale, Ford si convertì all’attività bellica, realizzando mezzi militari, motori aeronautici e altri materiali. Ciò contribuì a rafforzarne la posizione finanziaria e a consolidarne la leadership nel comparto automotive. Sepolte le armi, visse un periodo di notevole espansione, favorita dal boom economico e dalla crescente domanda di automobili. Debuttarono dei fortunati modelli, su tutti la F-Series (1948), mito dei pick-up, la Thunderbird (1954), una luxury car ispirata ai jet, e la Mustang (1964), la muscle car per eccellenza, inclusa anche in diversi film e alla quale Sydney Sweeney ha dato nuova vita. In parallelo, la divisione sportiva fece mangiare la polvere a Ferrari, con la prorompente GT40, che tagliato per prima il traguardo alla 24 Ore di Le Mans del 1966, si aggiudicò quattro edizioni consecutive.
Gli sconvolgimenti degli anni Sessanta e Settanta
Gli anni Sessanta e Settanta furono segnati da sconvolgimenti nel movimento delle quattro ruote. Con l’ascesa di nuovi competitor stranieri, come i Costruttori giapponesi, la battaglia finì per accendersi. Alle sfide poste lungo il cammino, Ford rispose attraverso dei veicoli avanzati. Una risposta diretta alla minaccia orientale fu la Pinto (1971, premio Ig nobel nel 1991), economica e accessibile, che, però, fu pensionata nel 1980, frenata da una sequela di incidenti mortali a causa di un difetto nel serbatoio del carburante. In termini di affidabilità, aveva una marcia in più la Escort (1981), pure conveniente sotto il profilo economico. Ecco perché fece proseliti sia in Europa sia negli States.
In piena crisi petrolifera, i progettisti ebbero il compito di individuare delle risposte concrete alla questione dell’efficienza. Così aggiunse al rispettivo carniere la Fiesta, piccola e a basso consumo, accolta in modo entusiasta dal pubblico. Ed è impressionante constarne l’estrema longevità, rimasta in produzione fino al 2023, passando da una generazione all’altra. A dispetto delle ambizioni internazionali, Ford conservò un’identità patriottica. Non a caso nel 1983 alzò il sipario sul pick-up Ford Ranger: versatile e dalle spiccate doti nei percorsi off-road, guadagnò fama. Dopodiché, nel 1986, venne la Taurus, berlina innovativa provvista di ampio spazio e tecnologia d’avanguardia.
La concorrenza si intensifica
Con l’intensificarsi della concorrenza, Ford ha imboccato sentieri alternativi, diretti verso mercati emergenti, dalla Cina all’India, fino al Brasile, accomunati dal potenziale di crescita immenso. La Ford Focus è stata in grado di conquistare il mondo mediante un connubio di affidabilità, design accattivante ed efficienza. Tra i “clienti” illustri, uno viene molto dall’alto: il Pontefice. Diverse papamobili sono state realizzate su base Ford, a partire dagli anni Sessanta, e la Focus è la più recente.
Nel mentre, la F-Series, in testa alle classifiche commerciali dei pick-up da oltre quattro decenni consecutivi, ha mantenuto la leadership a livello di robustezza, prestazioni e versatilità. In anticipo rispetto al trend dell’elettrificazione, la Fusion Hybrid (2013) ha dimostrato l’impegno per la sostenibilità. Infine, la Mustang Mach-E (2019), capostipite elettrico della Casa, ha segnato un passo importante verso un avvenire dalle marcate tinte green.