Virgilio Motori, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dei Motori: il sito di riferimento del settore che racconta ogni giorno il mondo delle 2 e 4 ruote.
Pubblicato: 27 Marzo 2022 08:30
Le auto sono sempre più vecchie in Italia, e di conseguenze via via più inquinanti e soggette a rotture e problemi. Questo è lo scenario che emerge dal nuovo Book 2021 pubblicato da UNRAE, da cui sono emersi i numeri di una situazione tutt’altro che rosea. I motivi sono di varia natura, le prospettive future piuttosto nere a giudicare dalle dichiarazioni del direttore dell’associazione Andrea Cardinali che, riferendosi al parco auto italiano, ha affermato: “con questo tasso di rinnovo servirebbero 26 anni per sostituirlo tutto”.
Registrati per continuare a leggere questo contenuto
Hai già un profilo su Virgilio Motori?
È sempre più alta l’età media delle auto italiane
I numeri trapelati dal Book 2021 dell’UNRAE (un’associazione del settore automotive acronimo di Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) non lasciano spazio a particolari discussioni. L’età media delle auto italiane è sempre più alta, in crescita costante dal 2013 ad oggi. Se nel 2009 ci si attestava su 7,9 anni, via via si è gradualmente arrivati agli attuali 11,8: l’età media del parco auto circolante in Italia nel 2021, pari a ben 38,8 milioni di vetture.
Un invecchiamento costante che fa riflettere ancor più se al fianco di tali numeri si considera anche il fatto che quasi 10,2 milioni di quelle auto, ovverosia il 26,2%, sono ante Euro 4. Oltre un quarto delle auto circolanti in Italia hanno dunque hanno più di 15 anni, e la situazione non migliora nemmeno per quel che riguarda i veicoli commerciali. Dai dati UNRAE in questione si evince che su oltre 4 milioni, oltre il 43% è ante Euro 4, oltre il 53 percentile se si considerano i veicoli industriali che superano 3,5 t.
Una situazione complessa: le prospettive del settore automobilistico
“Con questo tasso di rinnovo servirebbero 26 anni per sostituirlo tutto, pertanto sono necessari interventi mirati per accelerare il processo di decarbonizzazione dello stesso e supportare la transizione ecologica”. Con queste parole, Andrea Cardinali, direttore generale dell’UNRAE descrive la situazione che il settore automobilistico italiano (ma non solo) sta vivendo. I motivi di “un invecchiamento progressivo”, a suo dire sono da ritrovare “nelle crisi economiche (anni 2008, 2012 - 2013 e 2020) e alla conseguente debolezza del mercato”. Da ciò è derivato, spiega l’associazione, sì un aumento del fatturato del settore a 36,3 miliardi di euro, rispetto al 2020, ma i numeri relativi al 2021 restano ben al di sotto dei 42,6 miliardi del 2019. Anche il gettito IVA è salito a 6,6 miliardi, ma l’Erario ha subito perdite di oltre un miliardo di euro rispetto al gettito di 7,7 miliardi del 2019.
E parlando di prospettiveper il settoreautomobilistico l’UNRAE evidenzia che, oltre agli effetti dell’ultima crisi, molto peseranno le tensioni geopolitiche e il conflitto in Ucraina. Non è d’aiuto nemmeno la scarsità di componentistica sul mercato legata alla crisi di chip (che secondo il Dipartimento del Commercio USA durerà per molto), una situazione ulteriormente aggravata dall’attuale situazione internazionale. L’associazione tiene a sottolineare la necessità di un intervento che permetta di far fronte alle diverse criticità: “il sostegno ai vari comparti potrà arrivare dai fondi attualmente disponibili o quelli eventualmente messi a disposizione per supportare l’esigenza di rinnovo di uno dei parchi circolanti trai più vecchi d’Europa”. E noi, da parte nostra, non possiamo che attendere quantomeno l'arrivo dei nuovi incentivi.