Il Gruppo Volkswagen ha spesso creduto nelle potenzialità del gas naturale, proponendo vetture con motorizzazioni di tipo alternativo. Quella di cui dobbiamo assolutamente parlare oggi è la Seat Leon, a cui era stato inserito un 1.5 TGI, che funzionava a grazie al rifornimento di metano e che riesce a garantire una maggiore autonomia.
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Meglio una nicchia che una proposta incolore
Il traguardo tagliato dalla squadra di sviluppatori mirava a una nicchia di mercato, ma calorosa, e la poca concorrenza sembrava giocare a favore. I potenziali acquirenti potevano dirsi ascoltati da un brand generalista, un motivo di soddisfazione, alla luce dell’impegno profuso dalla prevalenza nella transizione ecologica.
L’ibrido registra soprattutto degli ampi consensi, mentre l’elettrico stenta a prendere il largo, benché le mosse della politica internazionale prefigurino un futuro sotto le luci della ribalta, perlomeno in Europa. Addirittura il GPL ha un peso specifico in commercio superiore in confronto al metano, confinato ai margini. Investirvi non è, però, un male a prescindere. Lo scarso interesse dimostrato dai produttori si traduce favorisce le operazioni a chi tenta di percorrere questa via, tipo Seat.
Gli standard qualitativi conseguiti dal marchio iberico con il nuovo propulsore a metano ne prefiguravano il successo. Si era reso possibile perché sono state inserite tre bombole integrate e dedicate all’alimentazione. In particolare si tratta di un’unità turbo a quattro cilindri a iniezione diretta, con una capacità di 1.5 litri, lo stesso presente sulla Seat Leon TGI Evo e basato sul TSI a benzina della stessa cilindrata.
Quello della Leon, che viene realizzata nello stabilimento di Martorell, era dotato del sistema Start-Stop, dei turbocompressori a geometria variabile di ultima generazione e offriva anche un sistema in grado di massimizzare sia le prestazioni che l’efficienza, si trattava di quello che conosciamo come processo di combustione a ciclo Miller.
Rivisitazione completa all’interno
Ovviamente per rendere possibile un ottimo funzionamento con alimentazione a metano, il motore della Seat Leon TGI erano stati rivisti completamente all’interno. Erano stati modificati e rinnovati i segmenti incorporati nei pistoni rivestiti in nichel-cromo, in modo che siano compatibili con il gas naturale. Inoltre erano state rinforzate e sollevate le valvole e le loro sedi, per aumentare la resistenza all’usura e anche per ottimizzare la circolazione del gas.
Andando più nello specifico per quanto riguarda il “cuore pulsante”, la potenza cheeera in grado di erogare la nuova Seat Leon TGI ammontava a 130 Cv e 200 Nm di coppia. Erano disponibili sia il cambio automatico DSG a sette rapporti che il manuale a sei. L’autonomia con l’alimentazione a metano era garantita per circa 500 km col cambio automatico, poco meno con il cambio manuale (480 km), grazie al serbatoio contenente 17.3 kg.
Oltre a questo c’era pure un serbatoio a benzina in grado di fornire una percorrenza di 150 km. Nel ciclo Wltp per le varie versioni la Casa dichiarava consumi compresi tra i 6,0 e i 6,9 l/100 km con emissioni tra i 108 e i 123 g/km di CO2. L’idea controcorrente non ha, però, raccolto ampi favori, frenata dalla scarsa diffusione delle stazioni di rifornimento sia in Italia sia nel resto d’Europa.