La transizione dell’automotive: analisi del Rapporto Draghi con il Presidente UNRAE

Un futuro incerto per l’automotive italiano tra dazi, elettrificazione e competitività. La visione di Michele Crisci, presidente UNRAE, sulla necessaria strategia per affrontare le sfide del settore.

Pubblicato: 30 Settembre 2024 11:48

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Redazione

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Nel complesso e in costante evoluzione mondo dell’automotive, il Rapporto Draghi ha sollevato questioni cruciali che stanno influenzando il futuro del settore in Italia e in Europa. In un’intervista con Michele Crisci, presidente dell’UNRAE, abbiamo analizzato i punti salienti del rapporto, esplorando come l’Italia e il suo comparto automobilistico si stiano adattando alle nuove sfide imposte dalla transizione energetica, dalla concorrenza globale, e dalla necessità di mantenere la propria rilevanza sul mercato internazionale.

Il Rapporto Draghi e le sfide per l’industria automobilistica

Uno dei punti fondamentali trattati dal rapporto è la rapida crescita della Cina in tutta la catena del valore nel settore automotive. Come sottolineato da Crisci, il predominio cinese non si limita alla produzione a basso costo, ma si estende a tecnologie avanzate e all’innovazione nel campo dei veicoli elettrici. Negli ultimi anni, infatti, la Cina ha fatto passi da gigante, divenendo un attore dominante non solo nella produzione di veicoli, ma anche nel mercato delle materie prime, essenziali per le batterie e altre componenti cruciali dei veicoli elettrici.

“Oltre il 70% delle materie prime necessarie per le auto del futuro saranno di produzione cinese,” ha commentato Crisci, evidenziando quanto sia urgente per l’Europa, e in particolare per l’Italia, agire per non perdere competitività. Un dato preoccupante riguarda il fatto che il tasso di penetrazione dei veicoli elettrici (BEV) nel mercato europeo si attesta attualmente intorno al 3,7%. Questo valore, sebbene in crescita, è lontano dai numeri necessari per sostenere una transizione energetica rapida e coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’UE.

La questione degli incentivi e la concorrenza globale

Uno dei temi più discussi nel rapporto è il ruolo degli incentivi. Michele Crisci ha sottolineato quanto sia fondamentale che l’Italia e l’Europa abbiano una strategia chiara e ben coordinata. Gli incentivi finora adottati non sembrano sufficienti a spingere la domanda di veicoli elettrici. “Non è solo una questione di aumentare il numero di auto elettriche vendute, ma anche di rendere l’intera filiera più competitiva, partendo dal recupero e riciclo delle batterie,” ha spiegato Crisci.

Non mancano però critiche sul piano attuale. Gli incentivi, secondo l’UNRAE, dovrebbero essere non solo più generosi, ma anche meglio distribuiti. Crisci ha parlato della necessità di riformare il trattamento fiscale delle auto aziendali, agevolando la detraibilità dell’IVA e la deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO₂. Inoltre, si richiede una maggiore chiarezza sui fondi destinati a incentivare l’acquisto di veicoli elettrici, con particolare attenzione ai fondi residui per il 2024, che dovrebbero essere resi disponibili prima della fine dell’anno.

L’infrastruttura rappresenta un altro punto chiave. “Non possiamo incentivare l’acquisto di veicoli elettrici senza contemporaneamente potenziare la rete di ricarica,” ha aggiunto Crisci. Il problema non riguarda solo l’Italia: in tutta Europa, la carenza di punti di ricarica rapida rappresenta uno degli ostacoli principali all’adozione di massa dei veicoli elettrici.

Competitività e valore del brand europeo

Il Rapporto Draghi lancia anche un allarme sulla perdita di competitività dell’UE rispetto ai mercati esteri, soprattutto per quanto riguarda la capacità di mantenere alti i volumi di vendita e il valore del brand. L’industria europea rischia di subire un duro colpo, non solo per la crescente concorrenza cinese, ma anche a causa della mancanza di una strategia univoca per l’intero continente.

Come sottolineato da Crisci, “è indispensabile che l’UE basi la propria competitività non solo su volumi, ma anche sul valore dei brand, su una forte identità tecnologica e sulla qualità dei prodotti offerti.” Il rischio di perdere terreno è reale, e senza un intervento deciso, molti produttori europei potrebbero trovarsi in difficoltà nel medio termine.

L’importanza della neutralità tecnologica

Uno degli aspetti che ha sollevato maggiore dibattito riguarda il concetto di neutralità tecnologica. Mentre alcuni sostengono che la transizione verso i veicoli elettrici debba essere assoluta e rapida, altri, come Crisci, ritengono che la neutralità tecnologica debba rimanere un principio guida per garantire una transizione equilibrata. “Non possiamo permetterci di ignorare altre soluzioni, come i carburanti sintetici o l’idrogeno, che potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione del settore,” ha detto Crisci, ribadendo la necessità di un approccio diversificato. Inoltre, la tecnologia BEV (Battery Electric Vehicles), pur rappresentando la soluzione principale per la mobilità sostenibile leggera, non è necessariamente l’opzione più pratica per i trasporti pesanti. Qui, altre tecnologie come l’idrogeno potrebbero essere decisive, permettendo una decarbonizzazione più ampia e sostenibile.

I dazi e la competizione con la Cina

Infine, non possiamo ignorare il tema dei dazi. Le tensioni commerciali tra Europa e Cina stanno creando una situazione di incertezza per l’intero settore. Crisci ha espresso chiaramente la sua preoccupazione per l’imposizione di nuovi dazi sui prodotti cinesi, che potrebbero innescare una guerra commerciale controproducente. “Non conviene a nessuno entrare in una guerra dei dazi,” ha affermato, sottolineando che il costo finale rischia di ricadere sui consumatori e sulle imprese europee, già colpite dalla crisi energetica e dalla transizione in corso.

Michele Crisci ha ribadito che è cruciale che l’Italia e l’Europa non perdano tempo nel definire un piano strategico triennale per affrontare le sfide del settore automotive. Le decisioni che verranno prese nei prossimi anni saranno determinanti per il futuro dell’industria, sia a livello nazionale che continentale. Con il crescente predominio della Cina e la complessità della transizione energetica, l’Italia dovrà trovare il giusto equilibrio tra competitività, sostenibilità e innovazione tecnologica.

Il Rapporto Draghi offre una base solida per una riflessione ampia e approfondita sulle sfide dell’automotive, ma sarà solo con l’azione concertata tra governo, industria e istituzioni che si potranno affrontare con successo le sfide future.