Inaugurato nel 1898 da Albert de Dion, pioniere del campo, il Salone di Parigi è il più antico al mondo. Riconosciuto dall’organizzazione internazionale di costruttori di veicoli a motore, ha fatto da sfondo a diverse produzioni affascinanti. Fatichiamo, però, a ricordare una vettura che in quanto a stile e personalità eguagli la Volkswagen XL Sport, presentata nel 2014. Votata alla leggerezza, questa concept car portava il prezioso contributo di un’eccellenza italiana, la Ducati.
Ora vi verrà naturale chiedervi per quale motivo la Casa tedesca avesse interpellato i tecnici di Borgo Panigale. Sulla carta, appartengono a due mondi distanti. Una dedita alle quattro ruote, l’altra alle due, condividono la ricerca spasmodica della perfezione tecnica. Il punto focale dietro il prototipo svelato a fan e addetti ai lavori.
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X1 rivisitata in chiave personale
In termini di design di base, la vettura riprendeva la base della X1, ma la rivisitava in chiave personale. Mentre la prima era stata progettata ai fini dell’efficienza, la seconda compiva un ulteriore passo avanti con l’inclusione di dinamiche di guida senza compromessi.
Lunga 4.291 mm, larga 1.847 mm, alta 1.152 mm e con un passo di 2.424 mm, sfoggiava delle superfici monolitiche ancora più muscolose. Larga e bassa su strada, anche da ferma esprimeva uno spirito indomito. Le superfici e le forme precise e chiare della XL Sport andavano oltre alla semplice concezione di estetica sportiva. Gli ingegneri aerodinamici e i design avevano lavorato a stretto contatto, affinché la scultura fosse altamente accattivante e impeccabile in termini aerodinamici.
Davanti spiccavano i doppi fari a LED e la firma delle luci diurne a LED, presa in prestito dalla XL1. Delle aperture ai lati miglioravano il flusso d’aria, creando delle cortine che scorrevano lungo la carrozzeria. In confronto alla XL1, slanciata e affusolata, la Volkswagen XL Sport presentava un design dotato di maggiore imponenza e linearità nelle linee.
Gli osservatori cercheranno gli specchietti retrovisori. A prescindere da quanto tempo vi dedichino, non li individueranno mai. Invece di quelli tradizionali, il centro stile Volkswagen optò per gli innovativi e-Mirror, delle telecamere integrate nelle portiere ad ali di gabbiano. Già introdotti nella XL1, inviavano le immagini dell’ambiente ai due display interni.
Del posteriore saltava subito all’occhio la larghezza, che lo spoiler estensibile occupava quasi in toto. In formato coupé e priva di lunotto posteriore, la linea del tetto richiamava quella della XL1. Una striscia a LED e gli elementi verticali sottolineavano l’impronta sportiva. La feritoia a cinque lamelle e il diffusore con i suoi terminali di scarico cromati completavano il look.
Lo stesso cuore della Ducati 1199 Superleggera
Basati sulla sobria eleganza della XL1, gli interni si distinguevano attraverso una serie di dettagli. Provvisto di display dedicato al cronometro, il quadro strumenti digitale era un richiamo al motorsport. Il volante rivestito in pelle, impreziosito da cuciture rosse a contrasto, prometteva un handling ottimale e una guida briosa. Evidenziavano il carattere artigianale gli inserti in alluminio anodizzato e la fibra di carbonio a vista.
Ma veniamo al cuore pulsante, il pilastro attorno al quale ruotava l’intero progetto della Volkswagen XL Sport: il V2, adattato dalla Ducati 1199 Superleggera. Il rapporto tra peso, potenza e aerodinamica, consentiva al motore da 200 CV di raggiungere una velocità massima di 270 km/h: nessuna auto, a parità di cavalli, aveva raggiunti tali soglie.