Morto un Papa se ne fa un altro. Perdere Amadeus è stato un duro colpo per la Rai, tuttavia lasciarsi travolgere dalla nostalgia sarebbe solo deleterio. Concluso il contratto con il servizio radiotelevisivo pubblico, è già tempo di pensare al prossimo Sanremo, il primo dopo il quinquennio targato “Ama”, una grossa responsabilità che potrebbe scoraggiare molti. Non Carlo Conti, però, ormai dato in dirittura d’arrivo.
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Ritorno al timone
Il celebre conduttore toscano riprenderà in mano il timone del più grande evento italiano, che tra canzoni, ospiti e un buon carico di polemiche ferma un Paese intero. Mattatore di innumerevoli trasmissioni, il 63enne toscano è diventato con il passare del tempo un pilastro intoccabile di viale Mazzini.
Quando i piani alti hanno una dura sfida da affidare, sanno chi interpellare. Carlo Conti guiderà la kermesse canora per altre due edizioni, quelle del 2025 e del 2026, portando il totale personale a cinque, se le sommiamo al triennio 2015-2017. Al debutto, seppe portare dei grossi nomi sul palco, come Raf, una Annalisa in rampa di lancio e Il Volo. Il trio si impose con Grande amore, davanti a Nek e la sua Fatti avanti amore.
Il 2016 Conti diede prova dell’ampiezza di vedute, vista la partecipazione di artisti provenienti da generi diversi, quali Fiorella Mannoia, Elisa, Francesca Michielin e Benji & Fede. Il brano Un giorno mi dirai degli Stadio, davanti a Nessun grado di separazione di Francesca Michielin.
Quindi, nell’ultimo anno (finora) il successo arrise a un semi-sconosciuto Francesco Gabbani, che fece ballare il Paese intero grazie a Occidentali’s Karma. Chiuse al secondo posto Che sia benedetta di Fiorella Mannoia, seguita da Vietato morire di Ermal Meta.
I due capitoli prossimi a essere scritti consentiranno a Carlo Conti di eguagliare Amadeus (reduce da un bel cambiamento anche in fatto di auto) nelle prime posizioni per numero di Festival presentati.
Palato raffinato
Mentre sui social infervora il dibattito circa la decisione di richiamarlo, il diretto interessato cercherà di ripagare la fiducia accordata nel modo a lui congeniale: il lavoro. Il talento, la professionalità e la discrezione lo hanno accompagnato sin dagli esordi. Mai una battuta fuori luogo, mai un’uscita a vuoto: il mix di sobrietà e umiltà gli è valso le simpatie del grande pubblico.
La stessa personalità emerge dalle auto in garage. Invece di comprarsi qualche bolide vistoso oltre ogni misura, ha coltivato la passione all’insegna di un gusto raffinato, da palato fine. La sua carriera al volante è iniziata a bordo di una Fiat 127 arancione, simbolo di libertà e indipendenza per le generazioni degli anni Settanta. Nel prosieguo, ha posseduto vari esemplari, tra cui un SUV Audi, comodo e spazioso, adatto alle esigenze familiari, e una Smart, piccola e agile, il top in città.
Senza voler loro nulla togliere, la vettura alla quale è soprattutto legato è una Fiat 500 di vecchia scuola. Addirittura, ha utilizzato la mitica Cinquina al suo matrimonio nel 2012 con Francesca Vaccaro, dalla quale ha avuto un figlio, Matteo, nato due anni più tardi. Il particolare stemma del modello ci fa capire che ha almeno 40 anni, essendo stato adottato dalla Casa torinese solo tra il 1968 e il 1972. All’epoca montava un motore bicilindrico da 500 di cilindrata, che erogava 13,5 cavalli e il picco di velocità di 85 km/h.