Cabriolet o spider, le differenze: queste sono le più belle

Spesso confuse tra di loro le auto spider e cabriolet hanno delle caratteristiche ben precise che vanno analizzate. Queste sono le più belle in assoluto

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Antonio Russo

giornalista pubblicista

Laureato in Comunicazione e giornalista pubblicista. Dal 2012 è attivo nel mondo del giornalismo online. Amante dell'automotive e del motorsport si divide tra presentazioni di auto, moto e Gran Premi. Cresciuto nel mito di Valentino Rossi e Michael Schumacher spera un giorno di poter raccontare nuovamente le gesta di altri grandi campioni per l'Italia.

Pubblicato: 29 Maggio 2024 15:11

Cabriolet o spider, è l’eterno dilemma che attanaglia da sempre gli automobilisti. In tanti le confondono come sinonimi l’una dell’altra, ma in realtà queste due tipologie di vetture sono divise da enormi differenze. Una cosa è certa però: di entrambe esistono modelli davvero iconici che hanno scritto la storia dell’auto. Solitamente l’auto cabriolet è una versione con tetto apribile di una berlina che ospita 4 persone. La spider, invece, ha solo 2 posti e viene di solito fatta derivare da modelli sportivi. Le cabrio hanno una connotazione sportiva e costano in tendenza di più rispetto alle versioni con tetto chiuso.

Spesso in molti si chiedono come mai una vettura con un “pezzo” in meno costi di più. La risposta risiede nel fatto che una cabrio – pur partendo dalla base di un’auto già esistente – deve essere completamente riprogettata. In particolare, si presta molta attenzione alla distribuzione dei pesi per resistere ad eventuali incidenti. Alcuni costruttori dotano le proprie cabrio anche di roll-bar per proteggere i passeggeri in caso di ribaltamento. Un altro dettaglio che differenzia le auto cabriolet dalle spider sono i vetri anteriori e posteriori con montanti. Questa “aggiunta” serve proprio alla vettura per avere così la possibilità di convertirsi in auto chiusa berlina con la capote.

Cos’è una spider? La nascita di un mito

Il termine spider, come può essere facilmente intuibile, è un anglicismo, eppure tale terminologia è particolarmente diffusa in Italia per indicare quelle auto con accezione sportiva che non hanno il tetto e sono dotate di soli 2 posti. Per indicare la stessa tipologia di vettura gli anglofoni utilizzano il termine roadster. Le spider affondano le proprie origini in tempi veramente remoti, quando i motori ancora non esistevano. Tale termine, infatti, veniva usato per indicare quelle carrozze a 2 posti completamente aperte accompagnate da 4 grosse ruote a raggi. Questa forma così particolare ricordava quella di un ragno e proprio per questo il nome prese piede negli Stati Uniti.

La prima vettura però a prendere in prestito tale termine fu l’Alfa Romeo 6C 1500 Sport Spider nel 1928. Questo modello pur riscuotendo un buon successo ha sempre ricevuto una domanda decisamente limitata. Proprio per questo è stato spesso destinato ad una produzione artigianale e in tiratura limitata.

Le spider più belle di sempre

Negli anni sono tante le spider messe in commercio, ma con un certo orgoglio italiano possiamo affermare che molte delle più iconiche sono state prodotte proprio nel nostro Paese. Quando si parla di questo modello non si può non pensare subito all’Alfa Romeo Giulietta Spider, vettura in produzione dal 1955 al 1962.

Ideata da Pininfarina, la Giulietta Spider uscì in tutto in 17.096 esemplari. Nella sua evoluzione finale del ’62 era dotata di un motore da 1570 cm³, lo stesso montato dalla sorella maggiore Giulia Spider, che di lì a poco ne avrebbe raccolto l’eredità. Da un’Alfa all’altra si passa poi alla mitica Duetto, in produzione in tutte le sue varie versioni addirittura dal 1966 al 1993 con un totale di 124.105 esemplari prodotti. Questo modello ha il pregio di essere quello più longevo nella storia del marchio milanese con 28 anni di produzione sulle spalle e 4 serie.

Alfa Romeo Duetto, una delle spider più iconiche
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Alfa Romeo Duetto, spider iconica: la differenza con le cabriolet

Tra le spider più iconiche però c’è spazio anche per la FIAT 850 Spider. In vendita dal 1965 al 1973 e realizzata da Giugiaro per Bertone vide la luce in 130.903 esemplari in Italia più altri 1.732 in Spagna. Sempre la Casa del Lingotto tra il 1966 e il 1972 mise in commercio la FIAT Dino Spider. Particolare attenzione va data a questa vettura che nasceva da una partnership tra Ferrari e FIAT.

Il nome è dovuto al figlio di Enzo Ferrari, Alfredo, prematuramente scomparso a causa della distrofia muscolare di cui era affetto. Proprio l’erede del Drake era la mente dietro il progetto del motore di cui era dotata la vettura. L’accordo nacque dall’esigenza del boss del Cavallino Rampante di produrre in poco tempo un numero sufficiente di propulsori per ricevere l’omologazione in Formula 2 dove la Ferrari Dino 166 F2 avrebbe corso. La condivisione tra Ferrari e FIAT era limitata al solo motore V6. Le Dino, infatti, non presentavano il marchio della Casa di Maranello ed erano vendute ad un prezzo più abbordabile anche se ugualmente caro.

Qual è stata la prima cabriolet? Pregi e difetti delle capote

Le auto cabriolet hanno fatto la propria comparsa sulle strade di mezzo mondo quasi un secolo fa. Secondo più fonti la prima cabrio della storia è da far risalire, infatti, al 1936 quando Peugeot lanciò la sua 402 Eclipse. Una vettura che prendeva spunto dalla roadster, il padiglione fu letteralmente ridisegnato per permettere l’abitabilità anche ai due posti posteriori. Il tetto in questo caso era ripiegabile manualmente.

Peugeot Eclipse: una delle prime cabrio della storia
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Peugeot Eclipse del 1934: una delle prime cabrio della storia

Negli anni questo genere di modello ne ha fatta di strada, arrivando in varie versioni. In particolare ci sono alcune con capote tessile e altre con quella rigida, ma andiamo a vedere pregi e difetti di queste due tipologie di coperture. Partiamo da quella in tela, che è la più “vecchia” delle due. Dall’impronta sportiva, si fa apprezzare per essere sicuramente più economica e leggera della sua controparte rigida. Inoltre è anche meno ingombrante, cosa non da poco visto che le cabriolet hanno solitamente meno spazio per i bagagli.

Allo stesso tempo però le capote in tessuto hanno il difetto di non resistere alle elevate velocità, al punto che alcune auto sono “costrette” a viaggiare a tetto scoperto in determinati frangenti. C’è poi un rumore maggiore dovuto all’attrito, maggiore esposizione agli agenti atmosferici con possibili infiltrazioni. Infine c’è più possibilità di essere esposti ai furti. Le capote rigide, invece, hanno vissuto una gestazione sicuramente più lenta. Nei primi modelli degli anni ’50, infatti, la loro struttura in metallo era molto pesante e questo creava continui inceppamenti dei motorini preposti alla loro chiusura e apertura. Negli anni però le tecniche si sono affinate portando alla nascita di strutture più leggere.

I pregi delle capote rigide sono: il comfort di avere una vettura che all’occorrenza conserva tutte le caratteristiche di silenziosità e isolamento termico di un’auto chiusa. La possibilità di reggere ad alte velocità. Resistenza agli agenti atmosferici e a possibili furti. D’altro canto queste capote hanno come grande difetto quello di occupare completamente o quasi il vano bagagli e di costituire un maggiore peso per le vetture che le ospitano con conseguenti ripercussioni sulle prestazioni e i consumi delle auto.

Le cabriolet che hanno fatto la storia

Ci sono alcune vetture che entrano nella storia per le proprie prestazioni, altre per la loro estetica. Negli anni sono tante le cabriolet che hanno visto la luce sulle nostre strade, ma tra queste una delle più iconiche è sicuramente la mitica BMW E46 Cabriolet. Questo modello, nato nel 1999, aveva normalmente una capote in tela a triplo strato. Sotto richiesta però si poteva avere anche una versione con hard-top fisso. Il modello rimase in vendita sino al 2007 ricevendo vari aggiornamenti. Sempre restando in Germania, ma passando alla Volkswagen, nel 1949 il mitico Maggiolino Due Vetrini fu rielaborato da Karmann per una variante cabriolet con tetto in tela. La versione ebbe un buon successo, tanto da restare in vendita sino al 1980. La primissima serie è molto rara.

Sempre restando in casa Volkswagen passiamo poi alla Golf Cabriolet. Anche in questo caso c’è lo zampino di Karmann dietro questa idea. Il primo prototipo è datato 1976 e presentava una capote con apertura totale e priva di roll-bar. Le regole sui crash test sempre più stringenti degli anni seguenti porteranno però la Casa tedesca a riprogettare la scocca per aggiungere un roll-bar. L’ultima sua versione datata 1993 montava un motore 1800 a iniezione catalizzato capace di toccare i 166 Km/h di punta.

Passando, invece, all’Italia in molti ricorderanno la mitica Punto Cabrio, battezzata nel 1994. Disegnata e prodotta da Bertone, oltre alla capote, differiva dalla sua versione chiusa per il gruppo fanali posteriori e naturalmente la linea. Montava un motore benzina 1.2 da 60 CV o 1.6 da 88 CV che venne poi sostituito nel 1997 da un 1.2 da 86 CV. Si stima che in pochi mesi furono ordinati oltre 12mila esemplari in tutta Europa.

La Targa, l’ibrido che in pochi ricordano

Le auto cabriolet negli anni hanno sostituito un modello che era particolarmente in voga negli anni ’60 e ’70: le Targa. A metà strada tra una coupé e una spider presentava un tettuccio rigido, solitamente in plastica, che poteva essere completamente o parzialmente asportato dalla vettura. Il tutto era sorretto da parabrezza e robusto roll-bar centrale nel quale era posizionato poi il lunotto, fisso o mobile.

FIAT X1/9, auto targa: cosa la differenzia dalla cabrio
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Esempio di auto Targa, la FIAT X1/9

Tra i modelli più famosi di Targa si ricordano la Porsche 911 e la 912. Tale denominazione è dovuta alla 550 Spyder, auto con la quale Umberto Maglioli, nel 1956, vinse la Targa Florio. L’evento ebbe molta risonanza per Porsche visto che si trattava della loro prima vittoria internazionale. Proprio il successo commerciale del marchio di Stoccarda spinse il termine a diventare di uso corrente per indicare questo genere di vetture.

Negli ultimi anni, con l’arrivo delle cabriolet con tetti rigidi in plastica o metallo (hard-top), le vetture Targa sono state soppiantate. Insomma una cosa è certa, negli anni il progredire della tecnologia ha portato a sempre nuove soluzioni per le vetture senza tetto. Chissà che nei prossimi anni non vedremo ancora altre innovazioni che magari sostituiranno le cabriolet e le spider così come oggi le conosciamo.