La Ferrari circolante più vecchia al mondo: dove si trova e qual è

Si trova in Nuova Zelanda la Ferrari omologata per uso stradale più vecchia di sempre ancora marciante: l'operazione di restauro non è stata cosa da poco

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 27 Luglio 2024 07:30

Si fa presto a dire ‘un ammasso di ferraglia’. Le auto potranno assolvere a uno scopo funzionale, ma esistono dei modelli che trascendono il loro valore intrinseco e assurgono allo status di icone. Mentre vagava lungo le strade della Nuova Zelanda, un gruppo di giornalisti specializzati ha notato in lontananza una vettura curiosa. Avevano come la nitida impressione di trovarsi davanti a un capolavoro di un’altra epoca, la una Ferrari 166 Inter.

Col loro “sesto senso”, hanno captato l’aura di grandezza che circondava. E quando l’hanno approcciata, i sospetti si sono tramutati in solide realtà: era la più vecchia quattro ruote in circolazione del Cavallino Rampante. Benché il quartier generale della Casa rimanga Maranello, le spettacolari produzioni hanno invaso l’intero globo terraqueo. Gioia dei facoltosi appassionati, la gamma continua a svilupparsi senza sosta.

La tiratura di ciascun modello è limitata ad appena poche decine o centinaia di unità all’anno, a cui sommare le one-off, affidate al reparto Tailor Made.I prezzi raggiungono puntuali le sei cifre, con più di qualche incursione nelle sette. E vi stiamo parlando di bolidi di serie, ora immaginatevi quanto sarebbero disposti a spendere i collezionisti, laddove questa Ferrari 166 Inter venisse messa all’asta.

76 anni e non sentirli

Tenuta in condizioni impeccabili, marcia che è una meraviglia e mica è così scontato alla veneranda età di 76 anni. Lasciata la catena di montaggio nel 1948, i relativi custodi, Amanda e Philip, una coppia di pensionati residente in Nuova Zelanda, l’ha adottata accogliendola come membro nella famiglia circa tre decenni fa.

Nata in un periodo di totale fermento, la Ferrari 166 era un gioiello ingegneristico. Il suo motore V12 interamente in lega, un prodigio per l’epoca, erogava 110 CV, un valore che faceva tremare i concorrenti. Il Drake era stato di una chiarezza disarmante coi collaboratori: non avrebbe accettato niente di meno che la perfezione.

Il carisma e l’audacia del padre fondatore persuasero lo staff di tecnici a dare il meglio nell’impresa. Fatichiamo a immaginare un presente non ‘contaminato’ dalla visione e dalla lucida follia di un genio, il cui apporto all’industria delle auto può essere riscontrato fino alle produzioni attuali.

La 007-S, primogenita della serie, fu la prima Ferrari a fregiarsi del nome “Inter”. Un’auto da corsa omologata per strada, una rarità che la rende oggi la stradale dell’azienda più antica ancora attiva. Le sue sorelle, la 001-S e la 003-S, si sono purtroppo perse nei meandri della storia, mentre la 005-S è custodita gelosamente al Museo Enzo Ferrari. La 007-S, con la sua cilindrata di 2 litri (166 cc per cilindro), è un simbolo di un’epoca in cui la Ferrari scriveva le prime pagine di una leggenda che dura ancora oggi.

La Ferrari stradale più vecchia ancora circolante appartiene a due signori della Nuova Zelanda
Fonte: Ufficio Stampa Ferrari
Una coppia di signori residente in Nuova Zelanda ha la Ferrari stradale più vecchia ancora marciante

Battezzata sul circuito di Monza nel 1949, condusse una vita avventurosa. Dopo un debutto nella Coppa Inter Europa, toccò le strade di Genova, Firenze e, in seguito, sfidò le curve della Mille Miglia del 1952 con Pietro Barbetti al volante.

Acquistata nel 1953 da un capitano americano, continuò a macinare chilometri, nonostante un incidente che costrinse il membro dell’esercito a un mese in ospedale. La costosa riparazione, affidata alla rinomata Carrozzeria Touring di Milano, implicò la dedizione e il sacrificio di ciascuno degli attori coinvolti.

Nel 1954 compì il volo transatlantico, comprata da Bob McKinsey, ricco avvocato americano. Per completare la riparazione decise di separare la carrozzeria dal telaio, un progetto abortito a metà. Abbandonata per un paio d’anni, la Ferrari 166 Inter fu infine recuperata da Thomas Wiggins.

Mosso da un genuino interesse, l’appassionato ne esaminò a fondo le caratteristiche e accettò di dire addio alla carrozzeria originale, irrecuperabile. Indaffarato nella ricerca di un sostituto all’altezza, entrò a contatto con una delle rare coupé Farina. Peccato che la carrozzeria, proveniente da una 166 incidentata, fosse messa davvero male. In un percorso tortuoso e pieno di incognite, l’operazione durò ventitré anni e fu priva del lieto epilogo.

Nel 1994, con sommo dispiacere, Wiggins gettò la spugna. Aveva sperato di riscuotere maggiori fortune rispetto a chi era venuto prima di lui, ma gli ostacoli incontrati furono troppi anche per lui. Ormai sembrava essere state accantonate le velleità.

Allo scorrere dei “titoli di coda”, però, il colpo di scena, in grado di conferire agli eventi una piega differente. Già proprietari di una 330 GT e di una 330 GTC del 1966, Amanda e Phips non si fecero sfuggire l’annuncio della 166 Inter comparso su una rivista, mentre erano in viaggio dall’Alaska alla Nuova Zelanda.

La rinascita

L’acquisto non fu una passeggiata: lunghe trattative li tennero con il fiato sospeso per mesi, mentre cercavano di accordarsi sulle condizioni. Alla fine, dopo un’attesa estenuante, la 166 Inter arrivò in Nuova Zelanda, smontata in numerosi pezzi, pronta per essere riassemblata.

Consapevoli dell’importanza di affidare la loro amata Ferrari 166 Inter a mani esperte, Amanda e Phips si rivolsero a un’officina specializzata in restauri. Da soli sarebbe stata pura e semplice utopia pensare di riportarla agli antichi splendori.

Loro erano i finanziatori di un progetto incantevole, ma pretendere di venirne a capo in maniera indipendente avrebbe voluto dire tagliarsi le gambe da soli. Restava da conoscere quale sarebbe stato il responso dello staff chiamato in causa. Con il cuore in gola affrontarono il verdetto, che fu incoraggiante.

Dopo una lunghissima operazione di restauro, la Ferrari 166 è tornata ai fasti degli inizi
Fonte: Ufficio Stampa Ferrari
I lavori di restauro hanno richiesto tanto tempo e dedizione, ma la Ferrari 166 è tornata agli splendori di un tempo

Certo, credere di cavarsela con un po’ di olio di gomito era escluso, però sarebbe potuta andare molto peggio. Viste le premesse era accaduta una specie di miracolo col motore, che, malgrado gli anni e le traversie affrontate, conservava la prevalenza dei componenti originali in stato accettabile. Ricevuto il lasciapassare per la “fase numero due”, il restauro terminò nel 1997 e la leggenda venne restituita allo splendore originale.

Da allora, i signori hanno percorso oltre 50.000 km a bordo della macchina, partecipando a gare in salita dedicate alle auto d’epoca in tutta la Nuova Zelanda e, a dispetto della ‘terza età’, viene spesso tirata fuori dalla rimessa. “Non ci facciamo particolari scrupoli a guidarla”, racconta Amanda. “Non ci è mai interessato troppo sfoggiare la vettura in occasione di eventi. Ci piace condividere l’auto con le persone, ma guidandola”.