Auto diesel, il metodo dei “furbetti” per aggirare il sistema AdBlue

"Fatta la legge, trovato l'inganno": i 'furbetti' eludono il sistema dell'AdBlue con le auto diesel con una tecnica molto furba, contraria alle normative

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 18 Novembre 2019 12:20Aggiornato: 18 Giugno 2024 18:12

Parliamo di auto diesel, che oggi sono più al centro delle discussioni nel settore dell’automotive, e della pratica illegale che alcuni fanno per aggirare l’utilizzo obbligatorio di AdBlue. Come riportato in un articolato studio dal sito dell’Asaps, è stato il canale televisivo tedesco ZDF a trasmettere un’inchiesta sulla manomissione delle centraline elettroniche sui camion: una frode molto difficile da scovare  richiedendo un’ispezione tecnica accurata, che generalmente non avviene durante i normali controlli su strada.

I software che aggirano il protocollo

Molti propulsori moderni alimentati a gasolio oggi, per rientrare nelle normative antinquinamento sempre più severe e per ridurre le emissioni di ossidi di azoto, utilizzano un sistema unico di iniezione di urea nell’impianto di scarico che ha bisogno proprio del liquido AdBlue per funzionare. Il marchio AdBlue è stato registrato dal VDA, ovvero Verband der Automobilindustrie, l’associazione tedesca dei costruttori di veicoli.  L’AdBlue è quindi un prodotto chimico ottenuto da una soluzione di urea e acqua demineralizzata nelle proporzioni del 32,5% e del 67,5%. Le auto diesel che necessitano dell’additivo AdBlue sono davvero molte, anche se ancora non tutti lo sanno, questo liquido serve a far funzionare meglio le vetture e a inquinare meno. Secondo alcune ricerche soltanto praticamente il 20% dei proprietari di macchine diesel di ultima generazione, comprese quelle che consumano meno, oggi sanno che è necessario questo additivo.

Come tutti i materiali di consumo, anche l’AdBlue è un additivo che necessita di essere rabboccato, anche perché altrimenti l’auto potrebbe non funzionare, non accendersi, nel caso in cui non si riveli l’aumento del livello dell’additivo nella vaschetta apposita. Tutto questo accade finché non vengono messe in atto delle scorciatoie illegali dai furbetti delle auto diesel. Quello che sta succedendo oggi infatti riguarda la realizzazione e la diffusione di alcuni software che riescono a manipolare le centraline delle vetture e soprattutto dei camion alimentati a gasolio, emulando l’urea e quindi disattivando l’Scr. Il motore diesel quindi continua a funzionare anche in assenza di AdBlue, coi i sensori NOx non funzionanti.

Si tratta di centraline che costano tra i 100 e i 500 euro e che si possono montare anche autonomamente con dei kit fai-da-te appositi. Questa pratica illegale è stata adottata da certe imprese di autotrasporto per cui l’ utilizzo del liquido adblue, ha comportato la rilevazione di due importanti fattori negativi: elevati costi di rifornimento, in particolare per quelle aziende di flotta molto grande; elevato rischio di congelamento del liquido in quei luoghi dove le temperature sono stabilmente al di sotto dei -10°C. In ogni caso si tratta di modifiche che sono ovviamente fuori legge e che fanno decadere la garanzia dell’auto, oltre a far rischiare sanzioni molto pesanti. Oggi non c’è una norma di riferimento nel nostro Codice della Strada, l’unica a cui ci si può riferire l’art. 78 che vieta di modificare le caratteristiche tecniche del mezzo senza riportarlo sulla Carta di Circolazione.

Sanzioni ai trasgressori

La multa prevista per un comportamento tale è di 431 euro, accompagnata anche dal ritiro della Carta di Circolazione, che verrà restituita poi solo una volta che l’auto verrà rimessa nelle sue condizioni originali. La Motorizzazione riceve anche una segnalazione dopo il ritiro del veicolo, perché l’automobilista sottoponga la sua auto a una revisione straordinaria per accertare appunto che tutto torni in regola. Non è facile scoprire i furbetti dell’AdBlue, ma alcuni casi sono venuti alla luce in Italia.