La Fiat Ritmo arrivò sul mercato nel 1978 e riscosse immediatamente un grande successo che portò alla vendita di oltre due milioni di esemplari. Un anno dopo la presentazione, la Ritmo era già stata venduta in 130mila unità, di cui 63mila sul solo mercato italiano.
Oggi c’è un progetto chiamato ‘Progetto Ritmò’ del designer torinese, Paolo Schermi, che intende riportare sul mercato questa storica vettura magari in versione moderna con motore elettrico. Il progetto è in cerca di sostenitori e per maggiori informazioni si può consultare la pagina Facebook ‘Progetto Ritmò‘
”Da alcuni progetti realizzati recentemente nasce l’idea di creare vetture in piccola serie. Non sarebbero vetture create da zero ma dei rivestimenti completi di auto esistenti. La Ritmo ad esempio, potrei solo realizzarla con discreta facilità, nella versione cabrio attingendo l’intera vettura sottostante dal mercato tedesco. Lo stesso vale per la rievocazione della A 112 e la mitica delta. Diventerebbero vetture per collezionisti per la bassa tiratura e sarebbero dei veri show car che forse catturerebbero maggiore attenzione del pubblico delle tanto ambite supercar.” racconta Paolo Schermi
Del resto il design della prima Fiat Ritmo era molto più avanti alla classica cultura del guidatore medio, contornato da un mix di nuovi materiali che son passati alla storia.
Il nuovo progetto Ritmò rifacendosi al modello originale che debuttò nel 1978, e che attraverso due serie rimase in produzione fino al 1988, prende ispirazione dalle forme squadrate e lineari della vettura di oltre 40 anni fa. La Fiat Ritmo moderna mantiene alcuni elementi del modello originale come ad esempio i fanali quasi rettangolari sul posteriore e le maniglie di forma circolare sulle due portiere.
Il designer Paolo Schermi ha immaginato una versione base, una cabriolet e una Abarth rielaborandole tutte in chiave moderna. E Fiat che ne pensa del progetto? ”Fiat, da quando è nato questo progetto ritmó (circa un anno e mezzo), non ha mai commentato e non c’è stato alcun contatto. Non è da escludere che non ne siano a conoscenza. Sarei curioso di sapere cosa penserebbero i vertici del gruppo.”