L’incredibile cimitero con milioni di bici abbandonate in Cina

Il bike sharing è praticamente esploso nel 2017 in Cina, creando però degli enormi 'cimiteri' in tutto il Paese, dove giacciono milioni di cicli abbandonati

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 16 Ottobre 2020 09:11Aggiornato: 23 Giugno 2024 17:42

Il giro di affari del bike sharing in Cina viaggia su circa 1.3 miliardi di euro, le aziende di noleggio sono una settantina, il settore è decisamente esploso nel 2017. Purtroppo però gli investimenti mal ponderati hanno fatto scoppiare un disagio nel comparto solo un anno dopo. Sta emergendo il lato negativo del bike-sharing, dopo il boom per l’uso delle bici in condivisione, la fornitura ha presto superato la domanda e molte aziende sono finite in bancarotta.

I noleggiatori diminuiscono e se ne avvertono le conseguenze

Nel 2018 su internet hanno iniziato ad essere pubblicate le foto di quelli che sono stati definiti dei veri e propri cimiteri di biciclette, sparsi in tutta la Cina. Secondo Bloomberg oggi, però, il numero di noleggiatori è diminuito e sono cambiati anche gli obiettivi, ponendo l’attenzione su una mobilità più consapevole e sostenibile. Purtroppo però, per le strade del Paese sono nate, intanto, delle vere e proprie discariche improvvisate a cielo aperto, dove giacciono circa 30 milioni di biciclette malmesse, che dovrebbero essere sistemate o almeno smaltite. L’area di abbandono delle due ruote usate più grande della Cina si trova a Fujan, nel Sudest della Cina e ne contiene circa 200.000.

Gli investimenti multimilionari sono spariti e quindi oggi dovrebbero essere i contribuenti a pagare per la rimozione delle bici che si trovano ovunque. Secondo le autorità della città di Hangzhou, l’operazione costa 9,6 yuan, ovvero circa 1,20 euro. China Recycling è solo una delle aziende che è arrivata in aiuto del Paese, rimuovendo circa 4 milioni di cicli, riutilizzandone i materiali.

Rispetto ai programmi iniziali qualcosa è andato per il verso sbagliato e le conseguenze negative vengono a galla. Nessuno ha certezze riguardo al futuro: le stime degli analisti erano promettenti, ma delle variabili impreviste sono entrate in gioco, al punto da sconvolgere il settore e l’economia nazionale. Ed è sorprendente, data la validità delle idee di solito applicate dalla Repubblica del Dragone, che ha mostrato, in via eccezionale, delle falle nello schema escogitato.

La rinascita dal Coronavirus

Dopo i mesi di lockdown dovuti alla pandemia di Coronavirus che ha colpito tutto il mondo, in Cina a marzo si parlava della rinascita del bike sharing, si sponsorizzava il ritorno al lavoro con la bici, anziché con altri mezzi pubblici. In effetti alcune aziende dimostrano oggi che i tragitti più lunghi di 3 km sono raddoppiati rispetto al 2019. A tal proposito, già da un anno prima, i tragitti quotidiani di monopattini ed e-bike erano aumentati e, anche per questo, alcune realtà del bike sharing come Mobike avevano già annunciato che avrebbero lanciato e rimesso in circolazione nuove e-bike.

Le varie realtà del territorio stanno inoltre investendo per individuare i punti delle città in cui è maggiore la domanda. La speranza è quella di riuscire a smaltire tutti questi cimiteri di biciclette nati in Cina, ma “purtroppo” oggi il Paese sta tornando alla normalità pre-Covid e il bike sharing si sta progressivamente abbandonando. L’unico spiraglio di luce potrebbe arrivare dal turismo, mentre si spera che il Governo locale faccia qualcosa per risollevare l’economia