Il giro di affari del bike sharing in Cina viaggia su circa 1.3 miliardi di euro, le aziende di noleggio sono una settantina, il settore è decisamente esploso nel 2017. Purtroppo però gli investimenti mal ponderati hanno fatto scoppiare un disagio nel comparto solo un anno dopo. Sta emergendo il lato negativo del bike-sharing, dopo il boom per l’uso delle bici in condivisione, la fornitura ha presto superato la domanda e molte aziende sono finite in bancarotta.
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I noleggiatori diminuiscono e se ne avvertono le conseguenze
Nel 2018 su internet hanno iniziato ad essere pubblicate le foto di quelli che sono stati definiti dei veri e propri cimiteri di biciclette, sparsi in tutta la Cina. Secondo Bloomberg oggi, però, il numero di noleggiatori è diminuito e sono cambiati anche gli obiettivi, ponendo l’attenzione su una mobilità più consapevole e sostenibile. Purtroppo però, per le strade del Paese sono nate, intanto, delle vere e proprie discariche improvvisate a cielo aperto, dove giacciono circa 30 milioni di biciclette malmesse, che dovrebbero essere sistemate o almeno smaltite. L’area di abbandono delle due ruote usate più grande della Cina si trova a Fujan, nel Sudest della Cina e ne contiene circa 200.000.
Gli investimenti multimilionari sono spariti e quindi oggi dovrebbero essere i contribuenti a pagare per la rimozione delle bici che si trovano ovunque. Secondo le autorità della città di Hangzhou, l’operazione costa 9,6 yuan, ovvero circa 1,20 euro. China Recycling è solo una delle aziende che è arrivata in aiuto del Paese, rimuovendo circa 4 milioni di cicli, riutilizzandone i materiali.
Rispetto ai programmi iniziali qualcosa è andato per il verso sbagliato e le conseguenze negative vengono a galla. Nessuno ha certezze riguardo al futuro: le stime degli analisti erano promettenti, ma delle variabili impreviste sono entrate in gioco, al punto da sconvolgere il settore e l’economia nazionale. Ed è sorprendente, data la validità delle idee di solito applicate dalla Repubblica del Dragone, che ha mostrato, in via eccezionale, delle falle nello schema escogitato.
Dopo i mesi di lockdown dovuti alla pandemia di Coronavirus che ha colpito tutto il mondo, in Cina a marzo si parlava della rinascita del bike sharing, si sponsorizzava il ritorno al lavoro con la bici, anziché con altri mezzi pubblici. In effetti alcune aziende dimostrano oggi che i tragitti più lunghi di 3 km sono raddoppiati rispetto al 2019. A tal proposito, già da un anno prima, i tragitti quotidiani di monopattini ed e-bike erano aumentati e, anche per questo, alcune realtà del bike sharing come Mobike avevano già annunciato che avrebbero lanciato e rimesso in circolazione nuove e-bike.
Le varie realtà del territorio stanno inoltre investendo per individuare i punti delle città in cui è maggiore la domanda. La speranza è quella di riuscire a smaltire tutti questi cimiteri di biciclette nati in Cina, ma “purtroppo” oggi il Paese sta tornando alla normalità pre-Covid e il bike sharing si sta progressivamente abbandonando. L’unico spiraglio di luce potrebbe arrivare dal turismo, mentre si spera che il Governo locale faccia qualcosa per risollevare l’economia