Nel cuore del Galles del Nord, una cava dismessa conosciuta come la Caverna delle Anime Perdute, è diventata un’attrazione inquietante: un cimitero di automobili arrugginite, elettrodomestici e altri rifiuti abbandonati. La miniera, attiva dal 1820 fino alla sua chiusura nel 1970, era la cava di ardesia di Gaerwen. Nel tempo, in seguito all’allagamento, si è trasformata in un deposito di rifiuti illegali, da qui il suggestivo soprannome di “Caverna dell’auto”. In rete circolano diversi video ritraenti i veicoli ammucchiati nel profondo del sottosuolo, in un ambiente buio, umido e pericoloso. L’esploratore francese Gregory Rivolet ha descritto l’esperienza come “surreale”, sottolineando l’inaspettata visione di “una montagna di vecchia macchine”.
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La via facile
In un certo qual modo, la pittoresca storia ha reso il posto un’attrazione, anche se il fenomeno delle vetture abbandonate è diffuso in tutto il mondo. Uno dei casi più eclatanti emersi alle cronache nel recente periodo riguarda le mille auto elettriche cinesi, lasciate in balia di sé stesse. E ci sarebbe tanto altro da dire a proposito delle Alfa Romeo storiche, lasciate in una discarica a Detroit. Le motivazioni possono essere di vario tipo. Quella prevalente ha carattere economico. Ad esempio, i proprietari se ne disfanno talvolta a causa degli oneri troppo rilevanti da destinare a riparazioni, revisioni e manutenzioni ordinarie.
Soprattutto per veicoli vecchi o con molti chilometri, l’investimento non è giustificato, perciò si arriva a questa misura, quando bisognerebbe in realtà demolirle. Benché implichi un costo, portare le macchine presso i centri autorizzati è un atto di civiltà, in favore dell’ambiente, troppo spesso martoriato in passato. Ieri non avevamo, del resto, lo stesso bagagliaio di conoscenze di oggi e le scuse vengono meno. Una seconda spiegazione plausibile verte su questioni di natura legale o amministrativa: scongiurare problemi con l’immatricolazione o l’assicurazione, nonché il furto di vetture o il loro arrivo alla fine del ciclo di vita.
Meta degli influencer
La cava gallese è diventata un punto di riferimento per gli influencer, attratti dalla sua macabra bellezza. Spesso la ritraggono sui social media, dato l’alto tasso di risposta degli utenti. Tuttavia, la curiosità, ai limiti del morboso, ha provocato un incremento ingente dell’abbandono di rifiuti, tra cui gommoni impiegati per navigare attraverso la cava. Lo speleologo Anthony Taylor ha lanciato un appello contro tale condotta, usando delle parole forti: “In fin dei conti, era solo un mare di barche, gommoni ovunque. È semplicemente disgustoso, davvero triste e scoraggiante. Il motivo per cui le persone vogliono visitare un posto come questo è perché lo hanno visto su Internet e pensano: ‘È fantastico da andare a vedere’, quindi perché rovinarlo?”.
Insieme ad alcuni colleghi ha organizzato delle spedizione al fine di ripulire lo spazio, con la rimozione di circa 30 gommoni scartati. Inoltre, l’area non è molto sicura per i visitatori, che entrano all’interno senza essere preparati a dovere. Interpellato da BBC News, Gregory Rivolet ha avvertito contro i pericoli derivanti, definendo la miniera “molto pericolosa perché è davvero instabile” e aggiungendo che “pezzi di ardesia cadevano da sopra le nostre teste”.