La parola auto arriva a noi dal termine francese automobile. Questi a sua volta era composto dal greco autòs (stesso, di sé) e dall’aggettivo di derivazione latina mobīlis (che si muove). Insomma il significato del termine era letteralmente: veicolo in grado di muoversi da sé. Questo perché con l’invenzione delle auto, per la prima volta nella storia dell’uomo, non ci sono più animali a trainare il mezzo su ruote, ma è egli stesso che è dotato di motore per spostarsi. In un primo momento, figlio anche di una società prettamente patriarcale, il termine si era diffuso al maschile come “gli automobili”.
Oggi naturalmente questo uso ci sembra alquanto cacofonico, ma all’epoca si badava poco all’estetica delle parole. Andando a ricercare sui dizionari di inizio ‘900 spesso capita di trovare la parole automobile al maschile. Il tutto è confermato anche dalla letteratura dell’epoca. Nei testi di Filippo Tommaso Marinetti, infatti, cozza fuori sovente il termine declinato al maschile. In seguito però un personaggio illustre come Gabriele D’Annunzio, in una lettera inviata al senatore Giovanni Agnelli fece presente che era il caso di passare al femminile.
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Come nasce l’auto
I primi esempi di auto si hanno addirittura nel Rinascimento. Non parliamo naturalmente del mezzo in sé, ma di primi bozzetti ideati da menti illuminate. Sul crepuscolo del XVIII secolo videro la luce i primi prototipi come il famoso Carro di Cugnot. Parliamo di mezzi con motore a vapore. La svolta però arriva nel 1804, quando in Svizzera, il francese Isaac de Rivaz, mette a punto il motore a combustione interna.
Passa qualche anno e nel 1839 viene battezzata da Robert Anderson di Aberdeen, la prima vettura elettrica. Nel 1860, invece, è la volta del motore a gas messo a punto da Ètienne Lenoir e montato su alcuni tricicli. C’è poi anche un po’ d’Italia in questa storia con Innocenzo Manzetti che nel 1864 mette a punto un’autovettura a vapore in grado di circolare su strada. Nel 1871, invece, è la volta di Giovanni Petronio Russo, che ottiene il brevetto per un veicolo denominato “locomotiva adattabile alle strade comuni”.
Insomma agli inizi del ‘900 già erano stati inventati tutti o quasi i tipi di motori che oggi conosciamo e che fanno tanto discutere. Ad avere enorme sviluppo in tal senso furono le città inglesi, con Londra e Bath che furono dotate nel 1828 di un collegamento con autobus a vapore. Un’altra annata importante è poi sicuramente quella del 1876, quando Nikolaus August Otto, realizza il primo motore a quattro tempi funzionante.
Come tutte le nuove invenzioni anche l’auto incontrò una prima resistenza del pubblico che continuava a preferirle la classica carrozza. Proprio quest’ultimo mezzo era spesso d’ispirazione per i pionieri dell’industria automobilistica che realizzavano carrozze dotate di motore in pratica. Arriviamo quindi al 1883, quando in Francia e in Germania iniziano a nascere le prime fabbriche. In particolare a Mannheim nasce la Benz & Cie, fondato dall’ingegnere Karl Benz, da poco reduce dall’addio alla fabbrica di motori A.G. Gasmotorenfabrik.
L’auto come la conosciamo oggi
Nel 1886 Karl Benz, che già 8 anni prima si era distinto per l’invenzione del primo motore a combustione a due tempi, costruisce il primo veicolo con motore endotermico. Sempre nello stesso anno il connazionale Gottlieb Daimler realizza una vettura capace di raggiungere i 16 km/h. Passa qualche anno e nel 1892 Rudolf Diesel, mette le basi per quello che in futuro sarà il motore Diesel. Per l’Italia, invece, la prima fabbrica italiana arriva nel 1894 con Enrico Bernardi che realizza un veicolo con motore a benzina prodotto dalla Miari & Giusti.
I vari sistemi di motorizzazione però non riuscivano ad affermare la propria supremazia sugli altri. Fu così che nacquero le prime gare tra vetture (come la Parigi-Rouen), che servivano a titolo dimostrativo per il pubblico. È curioso rilevare che agli inizi del ‘900 tutti o quasi i record di velocità furono stabiliti da vetture spinte da motore elettrico. Le auto a benzina cominciano ad affermarsi invece solo intorno alla prima guerra mondiale.
Arriviamo quindi al 1910, quando Charles Franklin Kettering, per la Cadillac, mette a punto l’avviamento elettrico del motore. Anche in Italia prende corpo la FIAT. La vera svolta però arriva nel 1908 quando in America nasce la Ford Modello T, nel 1913 prende vita la catena di montaggio che porterà ad un aumento esponenziale della produzione del mezzo. Il tutto fu poi spinto in Europa anche dai regimi totalitari.
Nel 1936 nacque in Italia la FIAT Topolino e in Germania la Volkswagen Maggiolino. Hitler, in particolare, profuse notevoli sforzi economici per dotare il paese teutonico di una propria rete autostradale. Un’ulteriore sviluppo per il settore arrivò poi nel secondo dopoguerra. Il boom economico portò al raffinarsi delle tecniche di costruzione delle auto. Inoltre tante fabbriche che negli anni della guerra avevano prodotto materiale bellico si convertirono proprio alla produzione di vetture.
Le ultime novità
Come abbiamo visto, sin dagli albori, l’uomo ha sempre cercato di trovare delle alternative alla benzina. In particolare questa esigenza è diventata impellente durante la crisi del petrolio del 1973. Sul finire del ‘900 cominciarono così ad essere sviluppate le auto elettriche e a GPL. Come in tutte le novità però per agevolare il passaggio furono messe in commercio anche le ibride. Ovvero quelle vetture che mantenevano la benzina come carburante pur utilizzando anche il GPL o l’elettrico.
Negli ultimi anni, grazie ad una maggiore sensibilizzazione verso l’ambiente da parte dell’essere umano, si è cominciato a sviluppare alternative sostenibili al classico carburante. Si sta lavorando, infatti, oltre che sull’elettrico, anche sull’idrogeno, sui sistemi fotovoltaici e sui biocarburanti. Grande attenzione è stata posta negli ultimi anni anche all’infotainment, con queste auto che sono dei veri e propri computer su ruote.
In tempi recenti poi si è deciso di dare forza al tema della sicurezza. Ai sistemi classici come cinture ed airbag sono stati affiancati sensori di ultima generazione che permettono di ridurre di molto il numero di sinistri. Per il futuro, oltre alla mobilità sostenibile, c’è sempre il sogno nel cassetto di creare un’auto volante. I primi prototipi già hanno fatto il loro ingresso sulla scena come il Terrafugia Transition. Altri colossi del settore come Suzuki ad esempio hanno già annunciato che nei prossimi anni presenteranno una propria vettura volante. Non ci resta quindi che aspettare e vedere.