Targhe svizzere all’asta, cifra record per la numero 10

La targa svizzera numero 10 ha raggiunto durante un’asta una quotazione che sfugge a criteri razionali: con gli stessi soldi ci si compra una vettura premium

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 19 Febbraio 2018 18:26Aggiornato: 1 Luglio 2024 18:08

È una cifra record, quella sborsata da un tale (rimasto anonimo) a Zugo – città della Svizzera, anche capitale dell’omonimo, ricchissimo, cantone – nel corso di un’asta che, come oggetto, aveva le targhe. Qui, dove il PIL pro-capite supera i 150.ooo franchi annui (circa 121.000 euro), è stata infatti organizzata un’asta online dalla motorizzazione locale, per assegnare license plate automobilistiche dai numeri insoliti.

La più pagata? Quella che riporta la sigla “ZG 10”, per la quale sono stati pagati ben 233.000 franchi, e cioè poco meno di 190.000 euro. Una cifra, questa, superiore di gran lunga al record prima detenuto dalla “VS 1”, battuta nel 2017 nel Cantone per 160.100 franchi (mentre nel Canton Vallese 155.000 euro sono stati versati da un imprenditore per avere il numero 1 sulla targa, in genere riservato alle auto governative).

Un lusso scriteriato

Notizie del genere spingono a porsi un paio di domande su come la ricchezza sia distribuita al giorno d’oggi. Tra i ricchi e i poveri è venuta a formarsi una forbice davvero preoccupante, dove, da un lato, i veicoli vengono tenuti all’infinito da chi fatica a sbarcare il lunario, e, sul fronte opposto, avviene un vero e proprio sperpero, privo di qualsiasi valida giustificazione. Sebbene in un Paese democratico chiunque ha il diritto di spendere i suoi risparmi nel modo a lui congeniale, è difficile pure contraddire coloro che muovono delle critiche sui social.

La frustrazione risulta palpabile soprattutto in rete, giacché, nel caso specifico, il reddito medio della popolazione è elevato. I residenti della zona navigano nell’oro o quasi e spinti anche da un pizzico di noia si danno alle spese pazze. Ma altrove la situazione è differente, ad esempio in Italia, in cui il salario medio rimane da tanti anni invariato. Insomma, è giusto una questione di prospettive.

In Svizzera, al contrario che in Italia e in molti altri Paesi, le targhe sono personali: non seguono, infatti, il veicolo, bensì il suo proprietario. E, spesso, i Cantoni organizzano certi tipi di aste per racimolare soldi da destinare poi a opere di pubblica utilità (lo scorso anno, in Canton Ticino, con un’asta sono stati raccolti circa 300.000 euro destinati poi al miglioramento della sicurezza nelle strade).

Un buco di bilancio da risanare

“Non ce lo aspettavamo”, ha dichiarato a Ticinoline Markus Feer, direttore del Dipartimento delle Istutuzioni zughese. Perché, sebbene le targhe coi numeri bassi siano molto ambite dagli automobilisti, una cifra così alta – risultato di un testa a testa tra due agguerriti compratori – non era neppure immaginabile. E ha inaspettatamente contribuito in larga parte al raggiungimento dei 4o0.000 franchi che il Cantone ha in programma di raccogliere da qui a quattro anni.

Perché, sebbene i suoi abitanti siano molto benestanti, le sue casse non versano in ottimo stato: i forfait fiscali offerti a imprese e contribuenti (che pagano solamente il 9% sul loro reddito) hanno prosciugato i conti del Cantone, rendendo necessaria una manovra di rientro di ben 40 milioni di euro. A cui le aste prendono parte, seppure con un contributo minimo. L’aumento della tassazione di un punto percentuale farà il resto.