Correva il 2022 quando al proprietario di una Tesla venne impiantato un chip nella mano per aprire la sua auto e accedere ai dati personali. Ora vi verrà subito da chiedervi cosa potrebbe accadere se dovesse cambiare vettura. Ma, soprattutto, crediamo la vera domanda sia: a che scopo? È tanto impegnativo usare delle comuni chiavi?
La tecnologia ci sta rendendo tutti più pigri, ma certi casi superano la fantasia. Oltretutto, il conducente protagonista della storia, portata all’attenzione da Supercar Blondie, non era nemmeno nuovo a trovate simili. Affascinato dalle tecnologie innovative, potenzialmente in grado di cambiare in maniera drastica la nostra società, è stato ben felice di prestarsi ai test, senza nutrire alcun tipo di timore legato agli eventuali rischi.
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Un chip per ogni necessità
Brandon Dalaly (questo il nome dell’uomo) ha pensato di farsi impiantare due chip scansionabili nelle mani, con varie modalità d’uso. Il primo sblocca pure l’accesso alla sua casa e memorizza criptovalute, la scheda di contatto, informazioni mediche, il certificato di vaccinazione Covid e così via. Scansionabile tramite un comunissimo telefono, dà l’accesso a un intero database. Il secondo chip serve, appunto, a sbloccare una Tesla, nello specifico la Model 3. Supponiamo sia il modello precedente al restyling, essendo stato presentato nel 2023.
Intervistato dall’emittente americana Fox 2 Detroit, Dalaly ha spiegato il motivo dietro alla sua perlomeno curiosa iniziativa. “L’idea era di avere la chiave di casa nella mano sinistra e quella dell’auto nella mano destra. La cosa interessante è che, una volta approvato, possono attivare il nuovo chip che ho appena ricevuto per le transazioni con carta di credito. Posso collegare una carta e utilizzarla ovunque ci siano terminali contactless”.
Brandon Dalaly, proprietario di una Tesla, non è stato avaro di dettagli nemmeno per quanto riguarda il come sia riuscito a farsi impiantare i chip. Ebbene, rientrava in un selezionato gruppo, composto da circa 100 persone, reclutate per una campagna sperimentale. “L’azienda che ha creato tutto ciò ha letteralmente un proprio store, dove si possono installare app nel corpo mediante chip. Una di esse consisteva in una chiave digitale per Tesla. È stata la prima che ho provato, avendone una, e ora la uso come chiave quando quella Bluetooth non funziona o non ho la tessera. Basta usare la mano”.
Le applicazioni del domani
Sebbene non ne sia stato coinvolto in prima persona, probabilmente il numero uno di Tesla, Elon Musk, ha seguito con interesse gli sviluppi del progetto. Infatti, tra le sue numerose compagnie, è anche uno dei co-fondatori di Neuralink, al momento impegnata su un biochip da impiantare nel cervello. Fondata nel 2016, la società di neurotecnologia persegue l’obiettivo di definire interfacce cervello-computer al fine di migliorare le capacità cognitive, nonché di trattare diverse patologie neurologiche, tra cui il Morbo di Parkinson, epilessia, depressione e paralisi.
Benché ancora oggi certe idee sembrino frutto di fantascienza, nulla è precluso per il futuro. La speranza è che il potenziale venga sfruttato a fin di bene, alla pari dell’intelligenza artificiale, la cui applicazione anche in ambito automotive è sempre più diffusa.