Chi – avendo una vettura automatica – si vanta di non dovere più faticare nel premere il relativo pedale, sappia che la frizione, comunque, c’è (a volte ce ne sono addirittura due): solo che, con questo tipo di trasmissione, fa tutto da sola, gestita elettronicamente.
La Frizione è il dispositivo che scollega (o collega) il motore al cambio e consente di salire o scendere di rapporto senza danni per i citati organi meccanici (rendendo totalmente indipendente la rotazione di ciascuno di essi), nonché di trasferire la coppia con un innesto graduale (e un certo slittamento) per mettere fluidamente in movimento il veicolo.
Ce ne sono tre tipi fondamentali
Generalmente la maggior parte delle auto utilizza una frizione monodisco a secco (ma ce ne sono anche a due o a tre dischi…), guarnito di materiale di attrito nella corona esterna, corredato di una serie di molle parastrappi per smorzare le vibrazioni, di un gruppo di lamelle spingidisco collegato a un disco in acciaio e al centro un cuscinetto reggispinta ad azionamento meccanico o idraulico.
Le Frizioni da moto sono generalmente multidisco in bagno d’olio, immerse in un liquido che refrigera e lubrifica (o multidisco a secco per certe versioni da competizione); non manca quella di tipo centrifugo con pulegge e masse a espansione, utilizzate negli scooter.
Se non si preme il relativo pedale, il piatto spingidisco “incolla” la frizione direttamente sul volano, per cui trasmette trazione. Nel momento in cui, invece, si affonda il piede sul pedale, il gruppo scollega i due organi, permettendo di cambiare marcia. L’apertura (disinnesto) o la chiusura (innesto) della Frizione avvengono per via meccanica (tramite leve e/o cavi tiranti), per via idraulica, pneumatica o persino elettrica.
Può “vivere” a lungo se viene rispettata
Essendo uno dei componenti del motore più sollecitati meccanicamente (in certi casi, in alcune vetture sportive, è chiamata a trasmettere imponenti “botte di coppia”…), la sua durata media risulta parecchio condizionata dallo stile di guida (sarebbe buona abitudine non utilizzarla per fluidificare i cambi di marcia, evitando pure di tenere appoggiato troppo a lungo il piede sul pedale…), dalla capacità del guidatore e dai percorsi affrontati.
Chi effettua lunghe trasferte in autostrada (come i rappresentanti di commercio), con un uso accorto può arrivare anche a percorrere 150.000 km, mentre chi si sposta molto in città come i taxisti, difficilmente potrà superare i 70.000 km (o anche meno, se alla Frizione non si riservano troppe attenzioni).
I sintomi del “malessere”
Non sono pochi i segnali che consigliano di sottoporla a verifica: aumento di regime a velocità costante (anche senza premere l’acceleratore); pedale “duro” che risale lentamente; strappi o slittamenti in salita o uscendo da una rampa; cambi marcia irruviditi e rumorosi; vibrazioni della leva del cambio; strappi di trazione e odore di bruciato.
Dai citati controlli può manifestarsi la necessità di effettuare una semplice sostituzione dell’olio del cambio, oppure quella dell’intera Frizione. Quest’ultima, non è un’operazione semplice (può costare da 350 a 700 euro, e pure oltre, manodopera esclusa), in quanto prevede la rimozione di molte parti meccaniche dell’auto, oltre allo scarico dell’olio esausto del cambio.