Quando si parla dei sistemi elettronici di controllo della velocità, come autovelox e tutor, c’è un punto fondamentale da non perdere mai di vista: prima del loro utilizzo devono essere preventivamente certificati con tanto di rilascio del documento di omologazione. Prima dell’ottenimento del definitivo via libera, questi apparecchi sono sottoposti alla verifica di affidabilità. Si tratta della cosiddetta taratura.
Vale allora subito la pena ricordare la ben nota sentenza della Corte di cassazione del 2015 che ha stabilito la nullità delle sanzioni amministrative per eccesso di velocità derivanti da dispositivi elettronici, fissi o mobili, privi delle operazioni di taratura. La frequenza è specificata nel libretto di istruzioni del dispositivo. In mancanza di indicazioni, la cadenza della taratura è annuale. I giudici hanno anche messo in luce una lacuna nel Codice della strada: la mancata specificazione dell’obbligo di taratura.
Ecco che in assenza di una normativa di rango primario, le prescrizioni sulla taratura degli autovelox devono essere dedotte da decreti, pareri ministeriali e sentenze della Cassazione che ne hanno sancito l’obbligo. Soffermiamoci allora sulle normative relative alla taratura di autovelox e tutor, la cui assenza può comportare, su ricorso dell’automobilista, l’annullamento della sanzione inflitta.
Indice
Obbligo di taratura autovelox: cos’è
Iniziamo dalla regola fondamentale: come sottolineato dalla Corte costituzionale, tutti i sistemi di rilevamento elettronico della velocità, come tutor, autovelox, scout-speed e telelaser, devono essere sottoposti a una verifica annuale di funzionalità e taratura. La conseguenza è inevitabile: è da considerarsi nulla qualsiasi sanzione derivante da un autovelox la cui taratura non sia stata eseguita nell’ultimo anno.
Già prima della sentenza del 2015, la circolare del Ministero dell’Interno datata 26 giugno 2015 prescriveva la verifica periodica annuale delle apparecchiature di controllo remoto o destinate alla contestazione delle violazioni in materia di velocità. L’obbligo richiede che il verbale di contestazione consegnato al trasgressore indichi la data dell’ultima taratura, consentendo al cittadino di verificare se la procedura sia stata realmente eseguita entro l’anno precedente all’infrazione.
Certificato di taratura autovelox: consultazione libera
La procedura di taratura è eseguita da enti privati con l’obbligo di redigere un certificato ufficiale. Questo atto viene archiviato dalla Pubblica Amministrazione e può essere richiesto dai cittadini anche solo per consultazione.
Questa prassi consente all’automobilista destinatario di una sanzione di verificare la corretta esecuzione della taratura dell’autovelox o del tutor prima di avanzare un possibile ricorso al giudice di pace. La procedura mira a garantire la trasparenza e la conformità degli strumenti di controllo della velocità alle normative vigenti.
Come fare richiesta del certificato di taratura autovelox
Per richiedere il certificato di taratura dell’autovelox occorre presentare una istanza all’ente che ha emesso la multa. La richiesta può essere formalizzata attraverso una raccomandata con avviso di ricevimento, via Posta elettronica certificata (Pec) o mediante un modulo da consegnare di persona e da far protocollare per accettazione. L’istanza deve contenere una serie di informazioni chiave:
- i dettagli del richiedente ovvero del soggetto destinatario della sanzione;
- i dati relativi alla multa, compreso il numero, la data del verbale e il motivo della contestazione;
- la richiesta di consultare il certificato di taratura;
- le preferenze sulla modalità di risposta, come la consegna diretta, la spedizione postale o la Pec.
La procedura più rapida è rivolgersi direttamente l’ufficio accertatore per ottenere la copia del certificato di taratura. L’amministrazione può rispondere immediatamente in loco, se le condizioni lo consentono, offrendo l’accesso alle informazioni richieste.
Quali sono le modalità di taratura autovelox
Con un parere del 2017, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha fatto chiarezza sulla taratura periodica degli autovelox impiegati su autostrade o altre arterie stradali con un limite di velocità superiore a 90 chilometri orari. In conformità alle linee guida, la taratura deve essere eseguita in un autodromo, con i dispositivi testati a una velocità di 230 chilometri orari.
Per gli autovelox comunemente utilizzati in ambito urbano o su strade con limiti massimi di 50, 70 o 90 chilometri orari è rispettivamente sufficiente testare l’efficacia elettronica del dispositivo fino a 120, 140 o 160 chilometri orari. Si tratta quindi di un incremento di 70 chilometri orari rispetto al limite massimo di velocità soggetto a controllo. Questa procedura punta ad assicurare la conformità e la precisione degli autovelox in base alle modalità di utilizzo e alle differenti limitazioni di velocità.
Dalla taratura alla certificazione di qualità
Per garantire la validità delle sanzioni per superamento dei limiti di velocità, l’amministrazione deve non solo comprovare la periodica taratura annuale dell’apparecchio, ma anche dimostrare che sia stata condotta in un centro Accredia ovvero l’unico organismo nazionale autorizzato a effettuare attività di accreditamento. In alternativa, la taratura può essere eseguita nei laboratori del costruttore, a condizione che quest’ultimo sia abilitato alla certificazione di qualità aziendale conforme alla norma ISO 9001 del 2000.
Con il decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti datato 13 giugno 2017, “le verifiche iniziali e periodiche di taratura devono essere eseguite, con emissione di certificato di taratura, da soggetti che operano in conformità ai requisiti della norma UNI CEI EN ISOIEC 17025:2005 e future revisioni come laboratori di taratura, accreditati da Accredia o da altri organismi di accreditamento firmatari a livello internazionale degli accordi di mutuo riconoscimento“.
L’ultima taratura autovelox va riportata nella multa
Il verbale di accertamento deve obbligatoriamente riportare la data dell’ultima taratura dell’autovelox, evitando così che il cittadino sia costretto a richiedere questo documento all’amministrazione per verificarne la conformità al termine annuale. L’assenza di questa indicazione nel verbale della multa, secondo la giurisprudenza, è un motivo di nullità che può essere fatto valere dinanzi al giudice.
Nonostante il verbale di accertamento attesti la sottoposizione dell’autovelox a taratura e omologazione, confermando il suo perfetto funzionamento al momento della misurazione, non è detto che sia automaticamente valido. È un diritto dell’automobilista verificare l’autenticità richiedendo la copia del documento o presentando un ricorso. Se nel corso del giudizio l’amministrazione non produce il certificato di taratura, la multa è nulla.
Il documento firmato dall’agente accertatore ha valore probatorio solo per le circostanze avvenute sotto la sua diretta osservazione. Di conseguenza l’amministrazione è tenuta a presentare in giudizio il certificato di taratura dell’autovelox.
La Cassazione sulla taratura nel verbale
Il verbale di contravvenzione notificato all’automobilista deve riportare la data dell’ultima taratura dell’autovelox, ma non necessariamente gli estremi del certificato relativo alla taratura. Questa indicazione non ha una funzione probante per dimostrare l’esecuzione della taratura che deve essere attestata dall’amministrazione attraverso la produzione dei corrispondenti certificati.
La Corte di cassazione ha ribadito che “in tema di sanzioni amministrative irrogate a seguito di accertamento della violazione dei limiti di velocità mediante autovelox, le apparecchiature di misurazione della velocità devono essere periodicamente tarate e verificate“. In caso di contestazione da parte dell’automobilista sanzionato, spetta all’amministrazione fornire la prova positiva dell’iniziale omologazione e della periodica taratura dell’autovelox.