Cosa comporta la guida sotto effetto di droghe

Secondo quanto stabilito dall’articolo 187 del Codice della Strada, la guida sotto l’effetto di stupefacenti comporta sanzioni fino alla revoca della patente

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Fabio Lepre

giornalista

Appassionato di motori e narratore delle storie dell'industria dell'auto. Sempre alla ricerca di notizie sul mondo delle 4 ruote e delle novità normative.

Pubblicato: 28 Giugno 2025 06:30

La normativa in vigore tratta il reato di guida sotto l’effetto di droghe con crescente severità alla luce degli incidenti stradali legati all’assunzione di sostanze psicoattive. La guida in stato di alterazione è perseguita sia sul piano penale che amministrativo con misure che vanno ben la sospensione della patente.

L’articolo 187 del Codice della Strada, le sanzioni previste

Secondo quanto stabilito dall’articolo 187 del Codice della Strada, la guida sotto l’effetto di stupefacenti comporta sanzioni fino alla revoca della patente. La normativa vigente, aggiornata con il decreto Sicurezza, ha introdotto un cambiamento: non è più necessario dimostrare che il conducente sia in stato di alterazione. Basta riscontrare la presenza della sostanza nel corpo tramite test biologici perché scattino le sanzioni previste per legge.

Ecco quindi che l’automobilista che viene sorpreso a guidare dopo aver assunto cannabis, cocaina, metanfetamine o altre sostanze illegali, rischia una multa da 1.500 a 6.000 euro, oltre alla possibilità di un arresto da sei mesi a un anno. La patente viene sospesa da uno a due anni, e in caso di recidiva può scattare anche la revoca con la necessità di ripetere tutto l’iter per il conseguimento del titolo di guida. Se il veicolo non è di proprietà del conducente, la sospensione può essere estesa fino a quattro anni.

Le differenze tra sostanze: cannabis, cocaina, oppiacei e sintetici

Non tutte le droghe sembrano avere lo stesso effetto su chi guida. La cannabis può alterare la percezione temporale e rallentare i riflessi mentre la cocaina aumenta l’aggressività e la sensazione di invincibilità fino a portare a comportamenti pericolosi e spericolati. Gli oppiacei possono indurre sonnolenza e cali di attenzione improvvisi. Le droghe sintetiche possono causare deliri, allucinazioni e reazioni psicomotorie incontrollabili. Ogni sostanza compromette a suo modo la sicurezza stradale e il controllo del veicolo.

A differenza dell’alcol, per il quale la legge stabilisce limiti misurabili, nel caso delle droghe la soglia è pari a zero. Significa che qualsiasi traccia, anche minima, di sostanze stupefacenti nel sangue può comportare l’applicazione delle sanzioni previste. La presenza dei metaboliti nel corpo può persistere anche oltre i sette giorni, in base al metabolismo e alla sostanza assunta.

Il dibattito della cannabis terapeutica

Un caso particolare riguarda i pazienti che fanno uso di cannabis a scopo terapeutico prescritta da medici autorizzati per trattare patologie croniche o invalidanti. Nonostante si tratti di una sostanza legalmente prescritta, la sua presenza nel sangue può comunque portare a sanzioni se il conducente risulta positivo al test.

Alcuni tribunali invitano a valutare l’opportunità di distinguere i principi attivi psicotropi da quelli terapeutici, ma al momento non esiste un’esenzione formale riconosciuta.

La guida dell’auto dopo l’assunzione

I principali effetti delle droghe sulla guida dell’auto sono alterazioni della percezione del tempo e dello spazio, riduzione della reattività, aumento della propensione al rischio e difficoltà di coordinamento neuromotorio. Questi effetti possono essere alla base di errori fatali, incidenti gravi e mortali. In caso di sinistro, la presenza di stupefacenti nel sangue del conducente è un’aggravante con conseguenze più severe.

Le autorità hanno oggi a disposizione test rapidi per individuare la presenza di sostanze stupefacenti tramite saliva, urine o sangue. I primi controlli sono effettuati in strada con strumenti certificati oppure presso strutture ospedaliere in caso di incidente. La normativa ha adottato un approccio oggettivo: non serve dimostrare l’alterazione psicofisica, ma solo la positività al test. Questo principio è oggetto di dibattito giuridico, ma per ora resta in vigore.

Rifiutare di sottoporsi a un test antidroga durante un controllo di polizia non protegge il conducente. Al contrario, viene trattato come se la persona risultasse positiva. In questo caso, il reato è equiparato a quello di guida sotto l’effetto di stupefacenti, con le stesse pene: sospensione della patente, multe elevate e possibile arresto. La legge presume che il rifiuto sia una strategia per eludere la verifica, e lo punisce di conseguenza.

Uno degli aspetti meno conosciuti, ma più delicati, è legato alla copertura assicurativa. Se il conducente risulta positivo a sostanze stupefacenti al momento di un incidente, l’assicurazione può esercitare il diritto di rivalsa. In pratica paga inizialmente i danni alle vittime, ma si rivale poi sul responsabile per ottenere il rimborso delle somme versate. In buona sostanza, chi guida sotto effetto di droga può trovarsi a dover risarcire danni proporzionati alla gravità dell’incidente.

Le categorie più esposte, neopatentati e conducenti professionali

Per alcune categorie di conducenti, le regole sono più stringenti. I neopatentati sono sottoposti a tolleranza zero: anche la minima traccia di una sostanza può comportare la sospensione della patente.

I conducenti professionali, come autisti di autobus o camion, sono passibili di sanzioni immediate e revoca del titolo professionale con impossibilità di proseguire l’attività lavorativa.

Per autisti di autobus, camionisti, tassisti, NCC e altri professionisti del trasporto, l’assunzione di droghe è incompatibile con l’attività lavorativa. Le normative prevedono screening periodici obbligatori da effettuare in strutture sanitarie pubbliche o accreditate, e in caso di positività, il ritiro dell’idoneità professionale. Le aziende sono obbligate a segnalare eventuali comportamenti sospetti e a collaborare con gli organi preposti per garantire la sicurezza dei passeggeri e degli altri utenti della strada.

Se la guida sotto effetto di droga causa un incidente con feriti o decessi, il reato si trasforma in omicidio stradale o lesioni gravi colpose. In questi casi si arriva fino a 12 anni di carcere, e la revoca della patente è automatica, con divieto di ottenerne una nuova per almeno cinque anni.

Le novità giurisprudenziali, il ruolo della Corte Costituzionale

Sono diversi i tribunali italiani hanno sollevato questioni di legittimità costituzionale sulla nuova normativa nella convinzione che sia eccessiva la presunzione automatica di colpevolezza basata solo sulla positività al test. Alcuni giudici chiedono una valutazione più approfondita dello stato psico-fisico del conducente affinché non siano puniti casi marginali o tecnici come la persistenza di metaboliti inattivi nel sangue.

Oggi chi viene trovato positivo alla guida dopo l’assunzione di droghe viene segnalato alla Motorizzazione Civile che avvia un procedimento di revisione della patente. L’automobilista deve quindi sottoporsi a visite mediche davanti alla Commissione medica locale dove sono richiesti anche test psicologici e analisi tossicologiche periodiche. Solo al termine di questo percorso, la patente può essere restituita, ma non sempre avviene in tempi brevi.