Si può parcheggiare un monopattino elettrico sui marciapiedi delle città o è vietato

I monopattini possono sostare negli stalli di sosta dedicati, nelle aree destinate al parcheggio di bici e moto, sul margine della strada, se non sia vietato

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Fabio Lepre

giornalista

Appassionato di motori e narratore delle storie dell'industria dell'auto. Sempre alla ricerca di notizie sul mondo delle 4 ruote e delle novità normative.

Pubblicato: 22 Giugno 2025 06:00

L’utilizzo dei monopattini elettrici solleva una serie di interrogativi giuridici e pratici anche in relazione a dove sia possibile parcheggiarli senza incorrere in sanzioni e senza arrecare intralcio ai pedoni. Uno dei nodi più controversi riguarda proprio la sosta sui marciapiedi, che resta oggetto di fraintendimenti e abitudini non corrette.

Cosa dice la normativa, il Codice della Strada aggiornato

La normativa di riferimento sul parcheggio dei monopattini elettrici è il Codice della Strada, aggiornato con la riforma entrata in vigore a dicembre dello scorso anno che ha introdotto misure più severe per i mezzi di micromobilità elettrica. In base alla nuova disciplina, i monopattini elettrici sono equiparati a tutti gli effetti a veicoli. Come tali sono chiamati a rispettare le regole in materia di circolazione e sosta. In termini pratici non possono essere parcheggiati ovunque ma sono negli spazi dedicati. Di conseguenza il marciapiede non è una zona libera per la sosta di questi mezzi: lasciare un monopattino, salvo diversa indicazione, equivale a commettere un’infrazione amministrativa.

Alla base del divieto di parcheggio sui marciapiedi ci sono sia la tutela delle categorie più vulnerabili e sia il decoro urbano. Le persone con disabilità, gli anziani, i bambini piccoli, i genitori con passeggino e i non vedenti sono tutti utenti che fanno un uso quasi esclusivo del marciapiede.

La ratio del divieto è chiara: i marciapiedi sono spazi destinati alla circolazione esclusiva dei pedoni, comprese le persone con disabilità o ridotta mobilità, che devono potersi muovere in sicurezza, senza ostacoli fisici né pericoli di inciampo. Il parcheggio disordinato di monopattini, lasciati sdraiati, appoggiati a casaccio o abbandonati in mezzo al passaggio, è un rischio per l’incolumità dei cittadini, oltre a compromettere il decoro urbano. È proprio per questo che molti Comuni hanno adottato regolamenti locali più stringenti che prevedono aree ben delimitate per la sosta dei monopattini in condivisione e incentivano il parcheggio ordinato anche per i mezzi di proprietà privata.

L’equivoco della proprietà privata

Un altro fraintendimento frequente tra gli utenti consiste nel pensare che le normative sulla sosta riguardino solo i monopattini in sharing e non quelli di proprietà privata. Il Codice della Strada non fa distinzione tra mezzi pubblici e privati: tutti i veicoli soggetti alla circolazione su suolo urbano devono rispettare le stesse regole, indipendentemente dal possessore.

Anche chi utilizza un monopattino acquistato per uso personale deve parcheggiarlo nelle aree consentite e non può lasciarlo su un marciapiede, se non dove espressamente indicato. Sicurezza e ordine pubblico prevalgono sulla libertà individuale di movimento.

Secondo le disposizioni in vigore è possibile guidare un monopattino a partire dai 14 anni di età, senza necessità di patente o targa identificativa. Il casco protettivo è obbligatorio fino al compimento del diciottesimo anno, mentre per i maggiorenni il suo utilizzo resta facoltativo, ma fortemente raccomandato.

Il trasporto di passeggeri, oggetti o animali è vietato, così come ogni forma di traino, attivo o passivo. Ogni mezzo deve essere dotato di luci anteriori e posteriori, oltre a un segnalatore acustico funzionante. In condizioni di scarsa visibilità, e comunque da mezz’ora dopo il tramonto a mezz’ora prima dell’alba, è obbligatorio indossare un giubbotto o bretelle retroriflettenti ad alta visibilità; lo stesso obbligo si applica anche durante la circolazione in galleria, indipendentemente dall’orario.

Un ultimo aggiornamento normativo riguarda l’introduzione dell’obbligo di assicurazione con modalità e requisiti ancora in fase di definizione nei decreti attuativi.

Le sanzioni previste dalla normativa

Dal punto di vista sanzionatorio, il Codice della Strada prevede multe da 41 a 168 euro per chi parcheggia il proprio monopattino elettrico in maniera irregolare. Nei casi più gravi, quando il veicolo ostacola il transito pedonale o mette in pericolo la sicurezza delle persone, può essere disposto anche il sequestro o la rimozione forzata del mezzo.

Allo stesso modo è vietata anche la circolazione in movimento sul marciapiede: chi guida un monopattino su questo spazio pedonale rischia una multa più elevata, tra 42 e 173 euro. La sola eccezione prevista riguarda la possibilità di trasportare il monopattino a mano ossia senza che il mezzo sia in funzione, come se fosse un oggetto da portare o trascinare a fianco. In questo caso, il marciapiede può essere attraversato senza incorrere in sanzioni, ma il mezzo non può essere spinto con motore attivo né condotto con il conducente a bordo.

Il ruolo degli operatori di sharing

La responsabilità non ricade solo sugli utenti privati. Anche le società di sharing sono chiamate a rispettare le normative e a collaborare con le amministrazioni per l’ordine urbano. In diverse città sono già attivi sistemi che impediscono di concludere una corsa fuori dalle aree designate. In termini concreti è obbligatoria la fotografia del mezzo parcheggiato per controllare il posizionamento. In caso contrario, l’utente può essere multato dall’azienda o vedere bloccato a tempo indeterminato il proprio account.

L’intelligenza artificiale e il tracciamento GPS stanno quindi cambiando la gestione della sosta nella micromobilità elettrica. Le app dei principali operatori di sharing sono dotate di sistemi che impediscono fisicamente di terminare una corsa fuori dagli spazi autorizzati. Alcuni monopattini elettrici sono quindi progettati per rallentare o bloccarsi del tutto quando entrano in aree proibite.

Questi strumenti permettono un controllo automatico delle infrazioni e riducono la necessità di intervento umano. Nonostante la potenza della tecnologia, va da sé come resti centrale una componente culturale ovvero la consapevolezza individuale delle garantisce comportamenti rispettosi della collettività.

Il ruolo della segnaletica e delle infrastrutture urbane

Un altro aspetto trascurato riguarda la qualità e l’efficacia della segnaletica urbana. In molte città italiane, le aree dedicate alla sosta dei monopattini non sono chiaramente identificate oppure sono poco visibili. La chiarezza della segnaletica, l’uniformità grafica e la presenza di pittogrammi facilmente interpretabili sono elementi decisivi per una mobilità ordinata.

Il parcheggio disordinato dei monopattini elettrici comporta costi indiretti anche per la collettività. La necessità di rimozione, la gestione dei reclami, il ripristino del decoro e l’eventuale manutenzione delle aree danneggiate assorbono risorse pubbliche e rallentano i servizi urbani. In alcune città si sono infine moltiplicati gli interventi della Polizia Municipale e degli operatori ecologici per liberare i marciapiedi e ripristinare l’ordine.