Quando si parla di tipologie di autovelox è ben utilizzare il plurale per via della varietà di dispositivi per il rilevamento della velocità dislocati sulle strade italiane. L’acquisizione della familiarità con queste distinzioni è utili non tanto e non solo per comprendere il funzionamento ovvero le tecniche di rilevamento della velocità stradale, ma anche e soprattutto per capire quali sono le norme in vigore alle quali gli enti accertatori sono chiamati ad attenersi per la validità delle multe assegnate agli automobilisti trasgressori.
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La procedura per il corretto funzionamento degli autovelox
Qualunque tipo di autovelox deve essere munito del certificato di omologazione, da rilasciare prima dell’utilizzo dell’apparecchio. Dopodiché ogni anno deve essere sottoposto a taratura per il controllo funzionale. Dal punto di vista formale, il verbale della multa comminata dopo la rilevazione con l’autovelox deve indicare la data dell’ultima taratura.
L’automobilista conserva comunque il diritto di richiedere e ottenere la copia del certificato di taratura. Di conseguenza la sanzione comminata in seguito all’uso di un autovelox non omologato o non correttamente tarato può essere impugnata con successo. La conformità agli standard di omologazione e la taratura periodica sono aspetti chiave per garantire la validità e la legalità delle misurazioni di velocità.
Autovelox a fotocellula per calcolare la velocità istantanea
L’autovelox più diffuso è quello basato su fotocellule, progettato per calcolare la velocità istantanea di un veicolo in una frazione di tempo al passaggio di fronte al dispositivo. Dal punto di vista operativo, questo strumento è dotato di due fotocellule laser. Quando la parte anteriore del veicolo interrompe il primo fascio di fotocellule, viene avviato un temporizzatore. Il successivo passaggio attraverso il secondo fascio di fotocellule ferma il timer. L’autovelox calcola così la velocità del veicolo in base al tempo impiegato per attraversare i due fasci.
L’autovelox a fotocellula può essere implementato sia come dispositivo mobile, posizionato su treppiedi ai bordi della strada o all’interno di veicoli di pattuglia parcheggiati ai margini della carreggiata, sia come dispositivo fisso, che opera senza la presenza immediata della polizia. Nelle installazioni fisse, il dispositivo può essere collocato in appositi box ancorati al suolo ai margini della corsia di marcia. Non tutti i box contengono necessariamente un autovelox, e talvolta questi dispositivi vengono spostati da una postazione all’altra.
In una strada a doppio senso di circolazione, l’autovelox a fotocellula è in grado di rilevare la velocità dei veicoli provenienti da entrambe le direzioni, ma i cartelli di avviso devono essere posizionati in tutte e due i sensi di marcia per garantire la validità della notifica della sanzione.
Le colonnine arancioni degli autovelox
Gli autovelox arancioni, conosciuti come Velo Ok, sono i dispositivi più comuni su strade urbane ed extraurbane. Sono involucri cilindrici in plastica con oblò, progettati per alloggiare gli autovelox. Sebbene possano ospitare i dispositivi per il rilevamento della velocità delle auto, non è affatto obbligatorio che lo contengano. Spesso sono vuoti e hanno la funzione di dissuasione.
Affinché le multe siano valide è indispensabile la presenza di una pattuglia nelle immediate vicinanze quando il Velo Ok è collocato su strade urbane di quartiere, strade locali, strade urbane di scorrimento ed extraurbane secondarie non individuate dal prefetto con apposito decreto. La stessa disposizione si applica alle strade extraurbane secondarie e alle strade urbane di scorrimento individuate dal prefetto con apposito decreto, oltre che alle autostrade.
Le colonnine blu degli autovelox
Il colore blu caratterizza un’altra tipologia di box, specificamente progettati per alloggiare autovelox di tipo fisso, distinti da una forma più squadrata e realizzati in metallo. Contrariamente ai dispositivi Velo Ok, questi box ospitano apparecchiature fisse, operative sia di giorno sia di notte. Equipaggiati con tecnologia laser e telecamera digitale infrarossi con riconoscimento delle targhe, gli autovelox blu consentono la gestione remota, agevolando la contestazione immediata delle violazioni da parte di una pattuglia situata oltre i box dissuasori.
Oltre ai nuovi dispositivi di rilevamento della velocità, i box possono contenere il Targa System. Questo strumento è finalizzato a verificare la presenza della copertura assicurativa, la corretta revisione e ad accertare se il veicolo sia stato rubato oppure oggetto di un provvedimento di sequestro.
Il telelaser con la supervisione della polizia
Il telelaser è una tipologia di autovelox particolare meno frequente sulle strade rispetto al modello a fotocellula. Si distingue per via dell’indispensabilità della supervisione da parte della polizia nella fase di accertamento della velocità dei veicoli. Questo dispositivo è infatti maneggiato direttamente dagli agenti, simile a una pistola di grandi dimensioni ed è puntato in direzione del flusso veicolare.
Il display fornisce all’agente accertatore la velocità delle auto, la cui infrazione può essere contestata immediatamente. Al conducente viene rilasciato uno scontrino con l’indicazione dei dati di velocità rilevati dal display del telelaser. La tecnologia del telelaser, pur essendo meno diffusa, ha un ruolo costante nel controllo della velocità ma richiede una presenza attiva delle forze dell’ordine per garantire il rispetto delle normative e di conseguenza è meno diffusa rispetto ad altre soluzioni.
Lo scout speed, l’autovelox fisso integrato
Sta prendendo sempre più piede l’utilizzo degli scout speed, autovelox fissi integrati nei veicoli in movimento delle forze dell’ordine. Questi dispositivi sono operativi in modo continuo e riescono a calcolare la velocità dei veicoli che si spostano sia nella stessa direzione di marcia sia in direzione opposta al veicolo della polizia in cui sono installati.
La loro presenza è più difficile da prevedere. Non è visibile alcuna pattuglia in sosta, ma solamente un’auto della polizia e di conseguenza per l’automobilista è più difficile determinare la presenza di uno scout speed all’interno del veicolo. Questo dispositivo, come gli altri autovelox, monitora la velocità istantanea del veicolo in una specifica porzione di spazio.
Con i safety tutor cambia il funzionamento
I safety tutor, più noti come tutor, differiscono dagli altri autovelox per le modalità del funzionamento. Questi dispositivi calcolano la velocità media di un veicolo tra un punto di partenza e uno di arrivo, con la distanza variabile tra 2 e 20 chilometri. A differenza delle altre tipologie di autovelox, rallentare di fronte alla telecamera per poi accelerare non è sufficiente per evitare sanzioni. A essere rilevante è la velocità media mantenuta durante l’intera tratta considerata dal dispositivo.
Il tutor opera mediante un sistema piuttosto articolato. In un punto specifico conosciuto porta d’ingresso, un gruppo iniziale di telecamere cattura immagini del veicolo, la targa, la data e l’orario preciso del passaggio. Quindi nella “porta d’uscita” mediante altre telecamere, verifica il momento esatto in cui l’auto attraversa quest’ultimo punto. I dati acquisiti dai sensori vengono poi elaborati da un sistema centralizzato che, calcolando il rapporto tra lo spazio percorso e il tempo impiegato, fornisce il valore della velocità media.
La segnaletica stradale deve anticipare l’approccio al tutor, ma in questo caso il cartello deve specificare che il controllo non riguarda la velocità bensì la velocità media” Secondo la giurisprudenza, l’omissione di questa specifica rende nulle e impugnabili le multe stradali. Il cartello che raffigura il berretto di un agente di polizia segnala la porta d’uscita.