Il particolato è presente nell’atmosfera sia naturalmente che per le attività umane, ed è generato da reazioni chimiche e fisiche che creano cristalli nella fase gassosa. La sua pericolosità è dovuta alla granulometria; la composizione chimica del particolato varia a seconda del luogo, così come le sue caratteristiche intrinseche. Generalmente è causato da fattori quali l’eccessivo riscaldamento, la combustione e il traffico veicolare.
Il termine particolato si riferisce anche a sostanze come il pulviscolo atmosferico e le polveri sottili: si tratta di elementi che hanno una dimensione molto ridotta, che va da pochi nanometri fino a poco più di 500 micron. Le particelle contenute nella sospensione possono essere inquinanti solidi o liquidi , particelle carboniose o metalliche.
Il particolato è presente prevalentemente nei gas di scarico delle automobili, ma la sua presenza può essere dovuta anche a fenomeni di usura dei pneumatici e dei freni e al sollevamento di particelle dal manto stradale. Se il particolato deriva dalla combustione, ha una composizione definita carboniosa, ed è la tipologia più pericolosa. Anche i pollini e le spore delle piante, come il fumo di tabacco, causano la formazione del particolato.
I danni del particolato sull’organismo e sull’ambiente dipendono dalla sua composizione chimica. Se le particelle si fermano nelle vie respiratorie possono essere causa di tumori e forme teratogene. Sui vegetali tali particelle interferiscono con la fotosintesi, mentre sugli edifici corrodono i materiali e ne riducono la durata.
I motori diesel sono dotati di un apposito filtro antiparticolato con la funzione di ridurre l’emissione del PM10, cioè il particolato con dimensione di 10 millesimi di micron. Minore è la dimensione delle particelle contenute nella sospensione, maggiori sono i danni: il PM7 può dare problemi all’apparato orofaringeo, il PM4,7 arriva fino a bronchi e trachea, mentre il pericolosissimo PM1 può annidarsi all’interno degli alveoli polmonari.