Parabrezza auto: perché non va in mille pezzi dopo un impatto?

Il parabrezza di un'automobile è fatto di vetro e dovrebbe andare in mille pezzi quando si rompe, invece resiste agli impatti. Scopriamo insieme il perché del fenomeno

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Elena Panico

esperta di automotive e mobilità sostenibile

Copywriter e Storyteller specializzata in Automotive. Da sempre appassionata di motori, mobilità sostenibile e tecnologia, ama viaggiare in scooter, scoprire in anteprima i nuovi modelli automobilistici.

Pubblicato: 26 Agosto 2024 10:17

Il parabrezza dell’auto è un elemento di grande importanza tra le componenti di una vettura perché deve garantire una perfetta visibilità, ripara il guidatore dall’aria, dalla polvere e dalle condizioni atmosferiche avverse e offrire sicurezza sia al conducente sia al passeggero. Negli anni ha subito molte modifiche, utilizzando vetri sempre più sottili, leggeri e resistenti, ed è fondamentale anche per l’aerodinamicità, la sicurezza e la forma del veicolo, offrendo sostegno anche per il tettuccio del veicolo e protezione dai raggi U (ultravioletti) e IR (infrarossi), e dal riverbero del sole.

Parabrezza: a cosa serve

Il parabrezza, il grande vetro che si trova nella parte anteriore dell’auto, diverso da quello posteriore detto “lunotto”, svolge molte funzioni, oltre a quelle della protezione dai raggi solari, dalle intemperie e dai detriti della strada. Deve fornire infatti anche la capacità di assorbimento e riduzione dei rumori, della regolazione della temperatura interna all’abitacolo, funzioni di sbrinamento e anti-appannamento. Il parabrezza viene realizzato quindi con vetri speciali, ad alta resistenza che gli consentono di resistere ad urti e condizioni climatiche avverse.

Ma come mai non si frantuma in mille pezzi in caso di urto? Scopriamo insieme come è costruito per capire le sue caratteristiche peculiari e come sia in grado di proteggere conducente e passeggeri.

Breve storia del parabrezza

Naturalmente, nel corso degli anni, ci sono stati diversi sviluppi e innovazioni tecnologiche che hanno trasformato il parabrezza rispetto ai primi utilizzati nel mondo dell’automotive: dal vetro semplice racchiuso in un telaio di legno, si è passati a quello laminato, realizzato con due strati di acetato di cellulosa tra due lastre di vetro. Per i primi anni, il parabrezza infatti sarà solo un pannello unico, con la variante nel 1918 dei  modelli di auto con il parabrezza diviso in due con aree verticali e collocato, per lo più, su auto di grandi dimensioni e chiuse.

Solo nel 1988, arriveranno i modelli di parabrezza curvi che garantiranno una maggiore aerodinamicità e un design più moderno. Con gli anni poi sono state sviluppate molte soluzioni innovative che gli permettono di non esplodere in mille pezzi in caso di impatto, di poter essere riparato in caso di scheggiatura, di avere un altro livello tecnologico con la ricezione del segnale radio integrata, i sensori per il rilevamento della pioggia e della luminosità. Negli ultimi anni poi, sono stati realizzati anche cristalli più sostenibili, con l’utilizzo di materiali riciclati.

Parabrezza: come è fatto

I parabrezza moderni vengono realizzati utilizzando due tipologie di vetro, temprato oppure stratificato: garantiscono entrambi ottima sicurezza e affidabilità, senza dimenticare l’elevata resistenza e la durata nel tempo (pensiamo alle auto storiche e d’epoca). Tutti i cristalli, poi, devono presentare il logo dell’omologazione, il simbolo E che indica la realizzazione del vetro in Europa.

Il vetro temprato è una lastra di vetro sottoposta ad un trattamento termico, detto “tempratura” per renderlo più resistente, condotto a temperature molto elevate di circa 700 ° e al successivo raffreddamento rapido. Questa tipologia di vetro, in caso di urto, si frammenta completamente anche se viene coinvolta solamente una parte limitata della superficie della lastra. Se poi la sollecitazione dovesse essere superiore al limite della resistenza e mandare in frantumi il vetro, questo produrrà delle schegge piccole, leggere e non affilate per non essere pericolose.

Il vetro stratificato o composito, detto anche laminato, è composto da una serie di strati di vetro sottile dove sono stati inseriti una serie di lamine di materiale plastico per aumentarne la resistenza, il PVB, polivinilbutirrale. Solitamente la stratificazione prevede due strati di vetro, dello spessore di circa 3 millimetri, e uno strato di PVB dello spessore di circa mezzo millimetro. Questo consente al parabrezza di assorbire la potenza dell’urto, senza esplodere ed andare in frantumi ma incrinandosi in superficie con effetto detto “rottura a ragnatela” che lo caratterizza con incrinature lontane via via più rade rispetto a quelle vicine al punto di impatto.

Manutenzione del parabrezza

Molto importante per la durata e la perfetta funzionalità del parabrezza, è la manutenzione del vetro: occorre effettuare una pulizia regolare con detergenti adatti che non siano troppo aggressivi o che possano danneggiare il vetro, attenzione anche al tergicristallo affinché non sia rovinato e righi il cristallo. Per stare più tranquilli, si può sottoscrivere una polizza cristalli per ridurre o azzerare i costi di sostituzione o riparazione del parabrezza in caso di rottura o scheggiatura. Occorre anche ricordare che, in caso di parabrezza che limita la visibilità del guidatore, si può incorrere in una multa che va da 87 a 344 euro, in base all’articolo 79 del Cds (efficienza dei veicoli a motore) e all’articolo 175 del CdS (regolamentazione per la circolazione su autostrade e strade extraurbane principali) e che potrebbe compromettere anche il superamento della revisione biennale del veicolo.