Sanzione per divieto di sosta: quanto si deve pagare secondo l’articolo 158?

Capire quanto si paga per la sanzione per divieto di sosta non è solo una questione di denaro ma anche di responsabilità e di intralcio alla circolazione

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Fabio Lepre

giornalista

Appassionato di motori e narratore delle storie dell'industria dell'auto. Sempre alla ricerca di notizie sul mondo delle 4 ruote e delle novità normative.

Pubblicato: 11 Settembre 2024 17:04

Il divieto di sosta è una delle infrazioni più comuni che un automobilista può commettere e spesso le conseguenze possono essere costose. L’articolo 158 del Codice della Strada disciplina i casi in cui è vietato parcheggiare e le relative sanzioni economiche che ne derivano.

Quali sono i casi in cui è vietato sostare?

Il divieto di sosta è regolamentato dall’articolo 158 del Codice della Strada, che specifica tutti i casi in cui è vietato parcheggiare il proprio veicolo. L’elenco è lungo e particolareggiato fino a comprendere casi particolari:

  • marciapiedi: è vietato sostare sui marciapiedi, salvo diversa segnalazione. Questo divieto è fondamentale per garantire il passaggio sicuro dei pedoni;
  • attraversamenti pedonali: non è consentito parcheggiare sulle strisce pedonali o in prossimità di esse, in modo da non ostacolare la visibilità dei pedoni e dei veicoli in transito;
  • aree di intersezione (incroci): la sosta è vietata a meno di 5 metri da un incrocio, per non compromettere la visibilità e la sicurezza della circolazione stradale;
  • corsie riservate ai mezzi pubblici: non si può sostare sulle corsie riservate agli autobus, ai tram e ad altri mezzi di trasporto pubblico;
  • piste ciclabili: è proibito parcheggiare sulle piste ciclabili o in corrispondenza delle stesse, in modo da garantire il transito sicuro dei ciclisti;
  • zone riservate ai disabili: la sosta nei parcheggi riservati alle persone con disabilità è vietata a meno che il veicolo non esponga il contrassegno di autorizzazione;
  • aree di carico e scarico: è vietato sostare nelle aree destinate al carico e scarico delle merci durante gli orari stabiliti per questa funzione;
  • aree di fermata degli autobus e taxi: non è consentito parcheggiare in prossimità delle fermate degli autobus, dei taxi o in zone destinate alla fermata degli scuolabus;
  • gallerie, sottopassi, ponti e viadotti: la sosta è vietata all’interno di gallerie, sottopassi, su ponti e viadotti per evitare pericoli in caso di emergenza o scarsa visibilità;
  • curve e dossi: è proibito parcheggiare su curve o dossi, dove la visibilità è ridotta, per non ostacolare la sicurezza del traffico;
  • seconda fila: la sosta in doppia fila è vietata, poiché intralcia la circolazione e può creare situazioni di pericolo.

Quali sanzioni per divieto di sosta

L’importo della multa per divieto di sosta, come specificato dall’articolo 158 del Codice della Strada, varia in funzione della gravità dell’infrazione e del contesto in cui essa avviene. La sanzione oscilla tra un minimo di 42 euro e un massimo di 173 euro. Ci sono però alcuni casi che possono influenzare l’importo della multa, rendendola più onerosa. Innanzitutto la tipologia di infrazione:

  • divieto di sosta semplice: è l’infrazione più comune e prevede una sanzione di base che può partire da 42 euro;
  • sosta in zone riservate: se l’auto è parcheggiata in spazi riservati ai disabili, senza l’autorizzazione necessaria, la sanzione può salire fino a superare la soglia di 100 euro;
  • parcheggio in seconda fila o in aree pericolose: quando la sosta causa un intralcio alla circolazione o crea situazioni di pericolo (ad esempio, vicino a incroci o in curva), la multa può aumentare fino a 168 euro.

Poi c’è il caso della recidiva. Se il conducente ha già commesso infrazioni simili in passato, è possibile che le autorità competenti decidano di applicare una sanzione più elevata, considerando la recidiva un’aggravante.

Infine, l’importo della multa è legato anche a un eventuale intervento di rimozione forzata. Nei casi in cui la sosta vietata richieda l’intervento del carro attrezzi per la rimozione forzata del veicolo, al costo della multa si aggiungeranno le spese di rimozione e deposito, rendendo la sanzione molto più onerosa.

Quando scattano le riduzioni per divieto di sosta

Gli automobilisti trasgressori possono ridurre l’importo della multa nel caso di pagamento entro 5 giorni dalla notifica. Secondo il Codice della Strada, si può ottenere uno sconto del 30% sull’importo totale della sanzione. Ad esempio una multa di 42 euro verrebbe ridotta a circa 29,40 euro. Una sanzione di 100 euro si ridurrebbe a 70 euro se saldata entro 5 giorni. L’incentivo mira a incoraggiare i cittadini a regolarizzare rapidamente la propria posizione, evitando lungaggini e ulteriori conseguenze amministrative o legali. Il pagamento annulla la possibilità di proporre ricorso al prefetto o al giudice di pace.

Nel caso in cui la multa non venga pagata entro i termini stabiliti, il Codice della Strada prevede un aumento dell’importo, che può raddoppiare. L’ente che ha emesso la multa (ad esempio, il Comune) può procedere con l’iscrizione a ruolo, portando a un recupero coattivo della somma attraverso l’Agenzia delle entrate-Riscossione (ex Equitalia). In alcuni casi, può essere applicato il fermo amministrativo del veicolo, con altri costi per la revoca.

I casi particolari delle zone con regolamentazioni specifiche

Alcune città italiane, in particolare i grandi centri urbani come Roma, Milano e Napoli, hanno introdotto regolamentazioni particolari in zone ad alto traffico o nelle Zone a traffico limitato. Le multe in queste zone possono essere più altre rispetto ad altre aree e il mancato rispetto delle normative potrebbe comportare sanzioni aggiuntive, come il decurtamento di punti dalla patente.

Come opporsi alla multa per divieto di sosta

Opporsi a una multa per divieto di sosta è un diritto del cittadino, che può essere esercitato se si ritiene che la sanzione sia stata emessa in maniera ingiusta o errata. Il primo passo è verificare la correttezza formale della multa. Bisogna quindi controllare la data e l’ora, il luogo dell’infrazione e i dati del veicolo.

Dopodiché l’automobilista può presentare un ricorso al prefetto entro 60 giorni dalla notifica della multa o al giudice di pace entro 30 giorni. Nel ricorso bisogna specificare i motivi per contestare una multa per divieto di sosta:

  • segnaletica assente o non visibile: se la segnaletica che indica il divieto di sosta è mancante o non visibile, il ricorso può essere fondato;
  • permesso di sosta: se si è in possesso di un permesso valido che autorizza la sosta in quell’area (ad esempio permesso per disabili) e si può dimostrarlo, la multa può essere contestata;
  • errore formale: qualsiasi errore nelle informazioni riportate sulla multa può essere un motivo valido di ricorso.

Un consulto con un legale o un patronato può essere utile per chiarire la situazione e garantire che il ricorso venga gestito correttamente.