Il ricorso al Prefetto è una soluzione prevista dalla legge italiana per contestare formalmente la validità di una multa. Si tratta di una procedura amministrativa che permette di chiedere l’annullamento della multa direttamente all’autorità prefettizia competente. Affinché questa azione abbia reali possibilità di successo occorre conoscere a fondo tutti i passaggi da seguire, le tempistiche da rispettare e le modalità con cui deve essere redatto il ricorso.
Indice
Come contestare multa al Prefetto
La procedura per effettuare un ricorso al Prefetto contro una multa è disciplinata dagli articoli 203 e 204 del Codice della Strada. Per contestare una sanzione amministrativa bisogna presentare un ricorso scritto entro e non oltre 60 giorni dalla data di contestazione immediata dell’infrazione, o dalla data di notifica del verbale in caso di contestazione differita.
Il ricorso può essere inviato direttamente al Prefetto competente per territorio, cioè quello della provincia dove è stata commessa l’infrazione, oppure all’organo che ha emesso la contravvenzione (Polizia Municipale, Polizia Stradale, Carabinieri), che provvederà poi a inoltrarlo al Prefetto. Bisogna inviare il ricorso tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o Posta elettronica certificata, così da avere prova dell’invio nei tempi prescritti. Nel documento vanni indicati tutti i dati personali del ricorrente, gli estremi del verbale e le motivazioni per cui si chiede l’annullamento della multa.
I casi in cui fare ricorso
La possibilità di proporre un ricorso al Prefetto non è limitata a poche categorie di infrazioni ma è aperta a ogni tipo di contestazione. Va da sé che alcuni casi sono più solidi e con maggiori possibilità di successo rispetto ad altri. Un esempio riguarda errori materiali nel verbale, come dati sbagliati sulla targa o sul modello dell’auto, data e ora dell’infrazione non coerenti con la realtà, o errori grossolani nella descrizione dei fatti. Altri casi frequenti di ricorso sono la mancata visibilità o assenza della segnaletica stradale, come cartelli stradali nascosti da vegetazione, non illuminati di notte o non conformi alle prescrizioni del Codice della Strada.
Anche vizi procedurali nella notificazione del verbale, come notifiche oltre i termini previsti dalla legge (90 giorni dall’infrazione) o errori formali gravi (mancata indicazione del responsabile, omissione di motivazioni o violazioni del diritto alla difesa), sono motivi validi per contestare una multa. Ogni motivazione deve comunque essere documentata con prove concrete, come fotografie, testimonianze o documenti che dimostrino in maniera l’errore o il vizio contestato.
Tempistiche per fare ricorso
Il rispetto delle tempistiche è decisivo per la validità di un ricorso al Prefetto contro la multa ricevuta. Il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni dalla data di contestazione o dalla notifica del verbale. Oltre questo termine, il ricorso è considerato inammissibile e la multa diventerà definitiva con l’obbligo di pagamento. Dal momento in cui il ricorso è stato presentato, il Prefetto ha un termine massimo stabilito per legge per decidere: se il ricorso è stato inviato all’organo accertatore, il Prefetto deve decidere entro 120 giorni; se invece è stato inviato al Prefetto, il termine per la decisione si estende fino a 180 giorni. Se il Prefetto non si pronuncia entro questi termini, il ricorso viene accolto automaticamente per effetto del cosiddetto silenzio-assenso, con l’annullamento della multa.
Chi può presentarlo
Il ricorso al Prefetto può essere inoltrato dalla persona interessata, cioè il trasgressore indicato sul verbale, ossia chi ha materialmente commesso l’infrazione. La legge prevede che anche il proprietario del veicolo, se diverso dal trasgressore, può presentare ricorso, in quanto responsabile in solido della sanzione. Se ad esempio il verbale è stato notificato al proprietario del mezzo perché il conducente non era stato identificato sul posto, è proprio quest’ultimo ad avere diritto a presentare il ricorso.
A chi va mandato il ricorso
Il ricorso può essere inviato al Prefetto della provincia dove è avvenuta l’infrazione o, in alternativa, può essere indirizzato all’organo che ha emesso il verbale. In questo secondo caso, sarà l’organo accertatore a trasmettere il ricorso al Prefetto, accompagnandolo con le proprie controdeduzioni e con tutta la documentazione relativa all’infrazione contestata.
In ogni caso, è buona norma utilizzare la raccomandata con ricevuta di ritorno o la Pce, così da avere una prova documentale certa e incontestabile dell’invio e della ricezione della documentazione, senza contestazioni future sulla tempestività e correttezza dell’inoltro.
Come si scrive un ricorso al Prefetto multa
La redazione di un ricorso al Prefetto richiede attenzione e precisione, poiché ogni dettaglio può risultare determinante per l’esito della contestazione. Innanzitutto il documento deve contenere i dati identificativi completi del ricorrente, come nome, cognome, indirizzo, codice fiscale e recapiti telefonici o email. Bisogna indicare in modo chiaro e inequivocabile anche gli estremi del verbale contestato, tra cui numero, data, luogo dell’infrazione e l’autorità che ha emesso la multa.
Dopo questa parte introduttiva bisogna esporre in maniera dettagliata le motivazioni che giustificano il ricorso, specificando perché si ritiene ingiusta o errata la sanzione ricevuta. Occorre precisi e circostanziati senza argomentazioni generiche o emotive. Al ricorso è possibile e consigliabile allegare eventuali prove documentali che rafforzino le motivazioni esposte: fotografie della segnaletica assente o non visibile, certificazioni che dimostrino l’impossibilità materiale di commettere l’infrazione oppure testimonianze scritte di testimoni oculari.
Infine opportuno chiedere di essere ascoltati dal Prefetto o da un funzionario delegato. Questo diritto è previsto dalla legge ma deve essere richiesto nel testo del ricorso.
Cosa succede dopo il ricorso al Prefetto
Una volta presentato il ricorso al Prefetto, inizia l’ iter procedurale ben definito dalla legge. Il Prefetto o un suo delegato procede con l’istruttoria, raccogliendo le controdeduzioni dell’organo che ha accertato la violazione, oltre a valutare le motivazioni e le prove fornite dal ricorrente. Dopo questa fase di esame, il Prefetto emette una ordinanza motivata che può essere di accoglimento o di rigetto del ricorso. In caso di accoglimento, il ricorrente sarà informato con un’apposita comunicazione e la multa verrà annullata definitivamente, liberando l’interessato da ogni obbligo di pagamento.
Se invece il ricorso viene rigettato, il Prefetto emette una ordinanza-ingiunzione che impone il pagamento di una somma pari almeno al doppio della sanzione originaria, maggiorata delle spese di notifica. Contro questa ingiunzione, il ricorrente ha ancora una possibilità di difesa: può impugnare la decisione del Prefetto dinanzi al Giudice di Pace, ma dovrà farlo entro un termine preciso di 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza.