Specchietto retrovisore, come funziona e quali sono le sue tipologie

Lo specchietto retrovisore è un sistema di sicurezza che assicura una migliore visibilità di un’automobile: ecco come funziona e quali sono le sue tipologie

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 15 Giugno 2024 19:37

Tra i componenti fondamentali per la sicurezza in auto non ci si può dimenticare dello specchietto retrovisore. Se mancasse, che ne sarebbe di noi? Poco ma certo, ce la vedremmo davvero brutta. Al conducente permette di ampliare il campo visivo posteriore sia laterale sia posteriore, in modo tale che l’intera situazione sia sotto controllo. Il meccanismo trae fondamento da principali tanto semplici, quanto efficaci. A volte, si sa, le migliori idee sono anche quelle più elementari e questo è uno di quei casi.

Esterno

Ma come funziona nello specifico uno specchietto retrovisore? Partiamo da un presupposto: oggi se ne contano diversi, ognuno con delle peculiarità. Fatta tale premessa, dei punti in comune rimangono a seconda dello scopo. La luce proveniente dagli oggetti dietro e ai fianchi colpisce la superficie di uno esterno, avente una forma convessa, cioè curva verso l’esterno. Grazie alla particolare conformazione mostra una porzione di strada maggiore rispetto a uno specchio piano e la levetta evita molti problemi alla guida.

Insomma, se fino a oggi pensavate dipendesse da una mera ragione estetica, ci tocca smentirvi. Alla forma definitiva i fautori sono giunti dopo anni e anni di studio, incentrati sulla funzionalità, anziché il colpo d’occhio. La luce riflessa converge in un punto per formare un’immagine virtuale e rimpicciolita di ciò che si trova nell’area circostante. In base alla rispettiva posizione di guida, al fine di mantenere vigile lo sguardo sul sentiero la regolazione è consentita in modalità manuale oppure elettrica.

Interno

Lo specchietto interno è stato introdotto da Elvin “Bud” Burke nel 1911, con la diffusione su larga scala giunta nel corso dei decenni successivi. Collocata all’interno dell’abitacolo, in alto al parabrezza, offre la visuale posteriore della vettura. Permette di verificare la distanza dei veicoli alle spalle, durante le manovre di retromarcia e cambio corsia. Meno rapida si è, invece, rivelata l’evoluzione di quello esterno. I primi modelli rudimentali venivano montati sui paraurti oppure sulle portiere. Presenti sia alla sinistra sia alla destra della macchina, aiutano a cambiare corsia, eseguire sorpassi e mantenere la stabilità. L’obbligo di installarli sul lato guida è stato disposto dal legislatore italiano, tra i pionieri in territorio italiano, nel 1977, attraverso la Legge 707 del 1975, poi estesa agli altri Stati membri dell’Unione Europea.

Le altre

Poi abbiamo lo specchietto retrovisore antiabbagliamento: prevede un dispositivo manuale o elettro-cromato, in maniera da ridurre l’abbagliamento proveniente dai fari delle vetture che precedono nella circolazione notturna. In confronto alle tipologie canoniche, quella grandangolare allarga il campo visivo. Invece, lo specchietto panoramico ne combina uno piano e uno convesso, così da conoscere in anticipo cosa c’è intorno e prendere delle decisioni corrette, in grado di andare al di là del mero istinto.

L’ultima frontiera è costituita dal modello digitale, che riproduce le immagini raccolte da una telecamera posteriore. Gli standard qualitativi raggiunti sono ottimali, esaltati da funzioni quali la vista notturna e il rilevamento degli ostacoli. Negli esemplari di classe superiore, stanno cominciando ad affiorare unità con caratteristiche aggiuntive, come quelli riscaldabili, ripiegabili in modalità elettronica, con indicatori di direzione integrati o con sistemi di monitoraggio dell’angolo cieco.