La definizione “Esperto di moto e cultura Custom” comporta alcune responsabilità, tipo parlare ogni tanto di cultura e non solo di moto. Non di noiose dissertazioni sulla controcultura californiana degli anni ’60, ma di un fuoco che brucia qui e ora. Voglio parlarvi di Gaetano Sole.
Mi sono imbattuto nelle sue opere per caso su Instagram, rimanendo folgorato. Le sue aerografie su serbatoi e caschi galleggiano in un tempo che fai fatica a collocare. Potrebbero avere 50 anni o venire dal futuro: fluttua davanti agli occhi di chi guarda un mondo di simboli che va molto oltre le solite pinup o carte da gioco. Le sue opere fanno parte del mondo kustom ma il suo linguaggio è sorprendente, ricco. Supera i confini e li sposta più in là: come hanno fatto ai loro tempi gente come Von Dutch o Dick Allen…
Contatto Gaetano via e-mail, gli spiego che ci terrei a conoscerlo per raccontare il suo lavoro, così approfittiamo di EICMA per vederci a Milano. Il giorno dell’appuntamento mi trovo davanti un uomo alto, snello, con occhi scuri e sguardo profondo. Immaginate la faccia di Eli Wallach ne “Il Buono, Il Brutto e il Cattivo”, con un cappello da pescatore e l’accento piemontese.
Inizio chiedendo qualcosa di lui: chi è, dove vive ed il percorso che lo ha portato a dedicarsi all’aerografia e alla kustom kulture. Ne nasce una conversazione lunga e rilassata. Mi racconta della cascina fuori da tutto in una frazione di un paese in provincia di Casale Monferrato. Un luogo circondato da quel vuoto necessario a concentrarsi per dipingere. Per non disperdere energie quando “la testa brucia”, mi dice, il fuoco si accende e disegnare è un’urgenza. Giorno e notte, senza pausa. Almeno tre giorni ininterrotti per un serbatoio. La tecnica dell’aerografo appresa come autodidatta prima dei tempi di internet dopo 11 anni di lavoro da orafo, dove ha imparato l’amore per il dettaglio e la miniatura.
Su Instagram si possono vedere tutti i passaggi della sua tecnica, che solo successivamente ha scoperto essere molto simile a quella tradizionale. Prima la carta adesiva su cui viene fatto il disegno a matita e a penna, poi il taglio progressivo delle parti di carta per passare i diversi strati di vernice ad aerografo, infine i pennelli. Un processo lungo, complesso, che porta i suoi lavori inevitabilmente a richiedere tempi e costi ben superiori a un pinstriping qualunque.
Poi mi racconta della scelta dei temi, che partono sempre da una storia: nessun lavoro inizia senza. Solitamente la storia personale di un cliente oppure immaginata da lui, che si trasforma grazie al suo linguaggio simbolico e visionario in un quadro denso, dettagliato. Come se Gaetano ad ogni lavoro partisse per il viaggio di “Paura e Delirio a Las Vegas” su una Mustang convertibile con Dalì, Hieronymus Bosch, Andrea Pazienza e una valigetta zeppa di pillole e polveri per adulti nel bagagliaio. In realtà mi spiega che la sua creatività non ha bisogno di nessun additivo per attivarsi, per quanto gli credano in pochi. Vecchia storia questa del rapporto tra droghe e processo creativo. Mentre racconta mi viene in mente quanto dissero i Beatles: avrebbero fatto alcune cose diversamente senza LSD, ma nessuna idea in più venne dal suo uso. Insomma, la droga che condiziona ma non favorisce l’espressione artistica.
Gaetano mi spiega che i clienti dei suoi caschi e serbatoi sono al 90% stranieri, anche perchè negli USA la sua opera è molto conosciuta e apprezzata da semplici appassionati e dai grandi interpreti della Kustom Kulture. Mi racconta di come la famiglia Ness, che conosce bene personalmente e con cui collabora, ami il suo stile tanto da aver commissionato un serbatoio con la storia di famiglia, oppure di aver ricevuto in regalo le patch del club MFMC inviate personalmente da Sugar&Spades, uno delle icone storiche della scena biker afro-americana, tributo al suo “Micacazzi Style” e alla sua persona. Mi racconta dei suoi viaggi a Yokohama e delle trasferte al Born Free in California, dove oggi la nostra cultura è viva e si evolve. Mi racconta dei talenti italiani, di chi osa e di chi ripete stili già noti per pagarsi le bollette.
Il suo modo di raccontare e raccontarsi è tutto sommato fatto di storie interessanti e comuni a tanti. Le ascolto con la speranza di portarmi a casa qualcosa che mi riveli come alimenta e accende la scintilla del suo processo creativo, ma è un segreto destinato a rimanere tale. Come tutti gli artisti, anche Gaetano ne parla semplicemente come di una necessità istintiva che c’è sempre stata, perchè l’artista è colui che sente qualcosa che è nell’aria e la realizza attraverso il proprio segno in base alla personale sensibilità. Un tramite, come un’antenna sensibile che vibra prima e più forte di tutti noi.
Arriviamo alla fine della chiaccherata. Lo ringrazio, saluto e mi lascio alle spalle lo stand DMD. Già… perchè pochi sanno che, come responsabile creativo, Gaetano Sole realizza tutti i disegni della linea di caschi DMD. Quando le eccellenze artistiche incontrano quelle tecnologiche e commerciali di questo paese, nascono le cose migliori del Made In Italy. Vi sembra poco?