Donne e motori è un adagio che ormai si è sentito all’infinito e che in origine stava ad indicare lo stile di vita del motociclista, un po’ bullo e un po’ eroe, che scorrazzava da un bar all’altro con la propria moto in cerca di conquiste a suon di spacconate tra una biliardo e una corsa clandestina. Nel tempo, il modo di dire ha cambiato la sua destinazione come sono cambiati i periodi e le abitudini.
La moto è un’invenzione di fine ‘800 che si è consolidata durante tutto il secolo scorso, attraversando epoche con usi e costumi ben precisi. Ha vissuto periodi di alterne fortune, rimanendo sempre ad una quota di galleggiamento propizia, che l’ha fatta uscire indenne anche dai periodi più scuri. In parallelo, anche il ruolo della donna durante il ‘900 è evoluto con il passare dei decenni, ed è giunto nel terzo millennio con un maggior valore e consapevolezza che la società in gran parte le ha riconosciuto, con non poca fatica da parte del gentil sesso.
Partiamo dalla pubblicità che diventa fondamentale per le novità del primo novecento, quando le moto vengono ampiamente reclamizzate sui manifesti e i cartelloni. In questa fase, la donna rappresenta lo stupore e l’entusiasmo per il nuovo mezzo di locomozione.
Dopo la Grande Guerra, anche la figura femminile cambia connotazione e diviene sempre più compagna di viaggio che, da composta ed emozionata sul sellino con la gonna al vento e le gambe da una parte, si renderà protagonista e vera e propria passeggera. Dagli anni Ottanta, lo stereotipo di bellezza immagine si accosta alla virile potenza dei molti cavalli delle moto sportive, ma quando esplode il fenomeno commerciale degli scooter 50 nel decennio successivo, le donne assumono il pieno controllo della scena in un’escalation che, in tempi brevi, le vedrà centaure sempre più comuni e disinvolte.
Immagine, è uno dei punti chiave intorno al quale si è sviluppata la donna nel motociclismo. Sono note ai più le cosiddette “ombrelline” che accompagnano gli schieramenti di partenza di tutte le gare motociclistiche, allietando i momenti concitati che precedono la partenza con il ritmo delle piante al sole sui balconi. Una pratica che, seppur superficialmente criticata sotto l’aspetto sessista, è ormai una tradizione che riempie di colore pubblico e addetti ai lavori. Diventano fondamentali le donne stesse, che con grande partecipazione e professionalità riempiono gli stand dei più importanti saloni di settore e gli eventi commerciali dedicati al mondo delle moto. Da EICMA a Motor Bike Expo, passando per festival e raduni, ogni evento trova nell’immagine femminile lo stile che più si addice al contesto, con alto gradimento di organizzatori, sponsor e appassionati.
Queste presenze femminili in veste di ragazze immagine hanno scavato la breccia attraverso la quale e per fortuna, le quote rosa si sono fatte largo fra gli addetti ai lavori con ruoli sempre più rilevanti, mostrando una grande sensibilità per i temi e ottime doti tecniche e amministrative. Un processo che tutto l’ambiente ha ben accolto e coadiuvato, ottenendo riscontri positivi in tutto il mondo. Si pensi alle donne che guidano intere aree dei maggiori promoter sportivi o delle maggiori aziende investitrici nel campo delle corse di moto.
I vari ingegneri e tecnici donna che, molto preparate, lavorano su moto portate ai massimi livelli della competitività e curano i dettagli con competenza di primissimo livello. Senza scordare che alla regia di team storici che gareggiano nel Motomondiale o nel World Superbike vi sono donne che sanno muoversi molto bene e conosco il mestiere di manager alla perfezione, dimostrando ai pochi che ancora non conoscono i paddock, che una distinzione di genere perde il suo senso nello stesso momento in cui viene evidenziata.
L’aspetto più avvincente riguarda sicuramente le protagoniste in pista. Le griglie di partenza dei maggiori campionati nazionali e internazionali, annoverano sempre più partecipanti donne che hanno saputo competere a tutti i livelli, riducendo al minimo il divario tra i sessi che si registra nella gran parte degli sport. Questo è dovuto anche al fatto che il motorsport e il motociclismo in particolare, gode di un’inclusività invidiabile facendo sì che anche i risultati non tengano necessariamente conto del genere.
Emblematica è la prima storica vittoria di una gara del campionato del mondo ottenuta nel 2017 a Portimão nella classe WorldSSP300 da parte di Ana Carrasco, che l’anno successivo vinse poi il titolo iridato. L’altra stella spagnola delle moto, Maria Herrera, vanta un palmarés invidiabile nelle categorie giovanili, oltre a gareggiare in pianta stabile nei campionati mondiali di classi intermedie; così come la connazionale Beatrìz Neila Santos che, vincendo per tre volte la Women’s European Cup, è indubbiamente uno dei profili più interessanti di tutti. Altri nomi come Sara Sanchez e Alexia Papi hanno il merito di essere costantemente in gara in categorie nazionali e internazionali e spesso danno filo da torcere ai colleghi maschietti.
Non solo nello sport, ma anche nella vita quotidiana, incontriamo sempre più ragazze in sella a moto di tutti i tipi, sdoganando definitivamente uno stile di vita che sin dagli albori della motocicletta le aveva attratte e sedotte. Anche la casa motociclistica più importante del pianeta, la Honda, ha voluto utilizzare l’immagine di due ragazze che viaggiano in coppia per pubblicizzare l’ultima versione disponibile sul catalogo del modello Gold Wing.
Un omaggio, non solo al mondo femminile, ma a tutto il movimento, confermando che la moto unisce quale comun denominatore di assoluta libertà. Dedicato a tutte le donne.