Nel 1894 i fratelli Heinrich e Wilhelm Hildebrand insieme ad Alois Wolfmüller diedero origine a Monaco di Baviera, sotto il marchio di Hildebrand & Wolfmüller, a quella che può definirsi ufficialmente la prima motocicletta di serie della storia. Il modello, denominato Zweirad mit Petroleum oder Benzinmotorenbetrieb, era spinto da un motore bicilindrico a combustione interna quattro tempi di 1.489 cc, raffreddato a liquido, che sviluppava 2,5 Cv e in grado di raggiungere la velocità massima di 38 Km/h.
Ingegnosa e innovativa
Montato su un telaio di tubi in acciaio, le lunghe bielle dei due cilindri erano collegate direttamente al mozzo della ruota posteriore a cui trasmettevano il moto con lo stesso sistema a manovella applicato alle locomotive a vapore. I fratelli Hildebrand erano infatti ingegneri del campo e prima di lavorare con Wolfmüller, avevano già realizzato una motocicletta a vapore. Priva di volano per vincere i punti morti della rotazione, dei robusti elastici fissati ad un’estremità al telaio e all’altra alla manovella, durante il movimento si tendevano provocando la forza necessaria al ritorno in posizione del pistone.
Il liquido di raffreddamento era ingegnosamente contenuto dentro a un serbatoio ricavato nel parafango posteriore e per l’accensione utilizzava il metodo a incandescenza in cui delle barre di platino si surriscaldavano mediante un bruciatore a benzina. Lo scarico usciva dal telaio con due tubi che convergevano in un terminale di forma rotonda che, nella posizione classica in cui andrebbe il fanale, riportava il marchio della fabbrica rappresentante un monaco con il bicchiere di birra in mano. Il freno era a cucchiaio e agiva per attrito sulla ruota anteriore. Senza pedali e completamente rigida, somigliava comunque a una grossa bicicletta a motore, con il largo manubrio e le molle per ammortizzare sotto la sella.
Pubblicità e concessione, la prima azienda moderna
L’azienda, Hildebrand Wolfmüller Motor-Fahrrad Fabrik aveva avviato la propria produzione con un buon successo di vendite grazie anche ad una struttura imprenditoriale equiparabile alle moderne multinazionali di oggi. I soci avevano infatti avviato il primo stabilimento al mondo per la produzione di motociclette e con grande intuito e lungimiranza si erano accattivati la prima clientela con una efficace campagna pubblicitaria e la partecipazione alle più importanti gare di velocità che stavano nascendo in tutto il continente. Inoltre, concedeva su licenza la produzione della sua moto ad altre aziende come la francese Duncan et Superbie, che aveva ribattezzato con il nome di Petrolette il modello per il proprio mercato. Una di queste, prese parte alla Parigi-Bordeaux-Parigi del 1895 dove, per un guasto, dovette arrendersi nei pressi di Bordeaux dopo aver gareggiato stabilmente a metà classifica fino a quel momento.
Due settimane prima, altre due H&W pilotate proprio da Alois Wolfmüller e Giovanbattista Ceirano erano giunte al secondo e terzo posto nella gara di cento chilometri da Torino ad Asti e ritorno, dietro ad una Daimler ufficiale guidata da Simone Federman. Pur contando sull’ottima gestione e un’organizzazione ben strutturata, l’azienda andò in crisi per i difetti alle moto che le venivano contestati, tanto da dover risarcire clienti che chiedevano indietro i soldi spesi. Le lacune si manifestavano principalmente nel sistema di accensione e nella trasmissione diretta a bielle.
Con la fine dell’Ottocento, il mondo si apprestava a cambiare e accogliere ogni novità industriale che di questo cambiamento facesse parte. Come raccontato dallo storico del motociclismo Luigi Rivola, l’episodio più certo e di cui vi sono testimonianze, riguarda quanto accadde a Faenza (RA) nel 1894 quando Angelo Giacometti e Paolo Galli, per la cifra di 700 lire, acquistarono in società una di queste moto.
Arrivò in Romagna da Firenze con il treno, custodita dentro una cassa originale della fabbrica e per la prova generale, i due soci scelsero l’allora quattordicenne Angelo Savini, che lavorava alle dipendenze di Giacometti. Il primo passaggio ufficiale della Hildebrand & Wolfmüller a Faenza fu un successo, ma fece disarcionare un uomo dal suo cavallo, imbizzarritosi per il rumore del motore, come confermano le cronache dell’epoca.
Nel 1897, Hildebrand & Wolfmüller chiuse la produzione miseramente, ma resta l’intuizione di un progetto avveniristico sotto tutti gli aspetti che, in virtù della prima motocicletta prodotta in serie, fabbricata su licenza in diversi paesi e la prima ad aver partecipato ufficialmente a una corsa, ha indubbiamente indicato la strada al motociclo moderno.