Africa Twin è un nome evocativo per tutti gli appassionati di moto, del mondo Honda e non solo. Un vero brand all’interno della gamma della “Casa alata” che si avvale di tecnologia e innovazione atte a migliorare quello che è già una garanzia di prestazioni e divertimento puro.
Il casco usato per la prova: leggi l’articolo
Il motore
Abbiamo testato l’Africa Twin 1100 L1 DCT MAT BALLISTIC BLACK METALLIC. Partiamo dal motore, un bicilindrico parallelo fronte marcia da 1.084 cc che sviluppa 102 Cv, gestiti da una piattaforma efficace e particolarmente sensibile alle esigenze del motociclista, il quale non risente di interventi invasivi, ma si abitua facilmente alla modalità di guida.
In sella: le prime sensazioni
Appena in sella si percepisce un discreto comfort e un assoluto controllo grazie al manubrio alto e alla posizione che permette di dominare la situazione, ma non manca la sensazione di potenza che trasmettono le moto di grossa cilindrata. Infatti, una volta partiti, la voglia di provare la coppia e l’allungo del bicilindrico è tanta, quanto l’effetto insolito che crea il non avere un comando della frizione e una leva del cambio tradizionale. Arrivati in curva per la prima volta, l’istinto di scalare e impostare la traiettoria è automatico, ma non serve e presto ci si rende conto di quanto basti frenare che l’Africa Twin è precisa e non si scompone di un millimetro. Compreso questo, ciò che avviene dopo è una continua scoperta di quanto è versatile questa moto. Occorre precisare che il cambio automatico offre il grosso vantaggio dinamico ovvero, inserendo le marce la moto non soffre il dondolio della cambiata manuale tanto che non si sente nessun lieve contraccolpo. Oltre che a rendere la guida più confortevole, aumenta la concentrazione sulla strada e la precisione a ogni minima manovra.
Cominciando dalla mappatura touring ci si rende conto di quanto sia l’ideale per un viaggio lungo, che sia in autostrada o attraverso le grandi statali, con questa configurazione, se ci si piazza ad una velocità costante e relativamente bassa, il cambio arriva direttamente alla sesta marcia e si possono coprire lunghe distanze consumando il minimo. Un’opzione che chiama il “dritto”, ideale per i percorsi dove ci sono stringenti limiti di velocità poiché evita di portare il motore troppo in “alto” per poi dover rallentare e continuare a cambiare manualmente per stare nel ‘range’ ideale. Così ho percorso un tratto di SS 309 Romea, da Ravenna a Pomposa (FE), riscontrando i benefici di rispettare il codice della strada senza stressare il cambio, ma assaporando il piacere della guida anche su una delle strade più trafficate del nostro Paese.
Come va in città
Un altro tipo di traffico ce lo impone la città, ma si può usufruire della mappatura urban grazie alla quale, la nostra piattaforma regola erogazione e giri motore con tale precisione che ci si dimentica completamente di avere per le mani una grossa motocicletta. Nessuno strappo, nessuna frenata troppo gestita, tutto scorre con al ritmo del flusso urbano e l’Africa Twin sembra concepita per la grandi metropoli e i suoi continui stop and go. Senza paragonare un giocatore di briscola ad un rugbista, questa moto è in grado di sostituire lo scooter nelle sue caratteristiche di punta.
Come va in off road
Appartenente alla categoria crossover, l’Africa Twin è ancora un vero fuoristrada e anche la L1 DCT, sa come comportarsi quando chiamata in causa. Selezionando la configurazione off road, si disinserisce automaticamente l’abs e aumenta l’agilità con una miglior risposta del motore ai bassi regimi. Il telaio ha un’ottima reazione allo sterrato, con la conferma che le prestazioni di questo modello non sono date solo dall’elettronica. Infatti, sembra di guidare un enduro semplice, senza fronzoli particolari. Comoda anche la posizione staccati dalla sella e con le gambe un po’ piegate, che non forza la schiena, da cui si governa facilmente la moto in tutte le fasi. Le sospensioni, che sull’asfalto hanno la rigidità adeguata, sulla sterra e fra le sconnessioni non trovano difficoltà e ben si adattano seguendo l’impostazione data dal telaio. Dopo la terra, è stata la volta dei sassi. Per le strade bianche si può proseguire in modalità off road o preferire l’impostazioni ghiaia. Questa mappa migliora la presa delle ruote sullo strato ghiaiato e si ha una sensazione di galleggiamento senza perdita di potenza. Sempre ad abs disinserita, non serve lavorare troppo di polso per regolare l’acceleratore e l’impressione che ho avuto è stata di totale sfruttamento della cavalleria a disposizione senza superare il limite della sicurezza. In fuoristrada, le gomme Bridgestone Battlax Adventure cross tourer hanno un’ottima resa grazie ad una scolpitura versatile in ogni condizione non estrema e l’anteriore 90/90 R21, aggredisce bene ad ogni attacco, supportato dalla spinta del posteriore 150/70 R18, sempre stabile e performante.
In gita con la Africa Twin
La vera prova del fuoco è stata però la classica gitarella domenicale. Nulla di più bello, appagante ed emozionante che guidare la moto giusta in una primaverile giornata in montagna. L’Africa Twin è l’ideale per quel motociclismo fatto di borghi e salite, tra passi di montagna e prati verdi dove prendersi un’ora di relax. Dalla pianura alla vetta del passo della Raticosa m 968 s.l.m. e ritorno, questa Honda si è dimostrata un asso infallibile e un’insostituibile viaggiatrice. A dare ancora più importanza al test ci ha pensato la mia compagna di viaggio Claudia, grazie alla quale ho capito meglio le sensazioni del passeggero.
A cominciare dalla capacità di carico del set di borse laterali e del bauletto (disponibili a parte), dello spazio di un monolocale, che potrebbero ospitare tutto quello che serve per una vacanza di qualche settimana, senza farci mancare nulla. Potendone approfittare ho portato giacche di scorta per due, abbigliamento antipioggia per due, abbigliamento di ricambio, macchina fotografica con accessori, cappelli, telo gigante e cesto con viveri per il pic-nic, borsa di Claudia, il tutto ben distribuito nei tre bagagli. Partiti carichi e in due, la moto non ha mostrato alcuna difficoltà e non è parsa per niente appesantita o meno agile del solito. La mappatura scelta è tra una delle personalizzabili, impostata per andare in due che, a differenza della Touring, ha un’erogazione più dolce, ma molto più gustosa ed efficace e non sembra di utilizzare un cambio automatico. Gli altri parametri invece sono gli stessi compreso l’intervento del controllo di trazione a medio punteggio e l’abs al massimo grado. Dopo Faenza, dove la strada lentamente sale lasciando la pianura, tutto è facile e gestibile, non si scompone nemmeno di un millimetro e la presenza di una persona dietro si percepisce a malapena. Il cambio automatico evita la classica testata di quando si è in due e la mia compagna, attaccata alle maniglie laterali della sella, non deve far altro che rilassarsi e godersi il panorama. Giunti a Brisighella, decidiamo di tagliare per la salita del Monticino dove affrontiamo la prima serie di tornanti.
Un percorso molto battuto quanto impegnativo e stretto, che non lascia molto spazio alla fantasia, su cui serve saper guidare e basta. La risposta dell’Africa Twin L1 DCT un immediato successo. E’ ciclisticamente oltre la media e lo dimostra da subito. La sicurezza con cui abbiamo affrontato curve in contro pendenza è disarmante, sembra sui binari e comincio a chiedermi se sono diventato così abile, o se questa moto fa sembrare un mangiatore di tornanti anche il più tranquillo motociclista della domenica. Questo primo tratto fila liscio e dopo un po’ siamo nuovamente in salita, stavolta tocca al passo del Prugno (BO) che ci fa sconfinare nella provincia di Bologna. Ancora più stretta e in mezzo al bosco, questa salita non è da meno della precedente, anzi, presenta un fondo meno allettante del primo, con varie sconnessioni e pezzi male asfaltati. Per la nostra moto cambia poco e l’approccio è lo stesso, velocità di media bassa, ma un divertimento totale nel raccordare le curve con precisione e agilità. Dove il percorso si fa impegnativo, la moto risulta facile ed entusiasmante. Dopo quasi due ore di viaggio non siamo per nulla stanchi e la nostra meta per il pic-nic ci attende.
Saliamo lungo la “Montanara”. Qui la strada ha tutti i connotati dei grandi valichi e dopo ogni paese che incontriamo, sono tratti di montagna vera dove i tornanti si fanno aspri e si alternano a lunghi curvoni e ponti tra pareti rocciose. Potendo approfittare di qualche allungo, il bicilindrico spinge che è una meraviglia senza affaticare, tanto che bisogna guardare il cruscotto per rendersi conto della velocità. L’ultimo tratto che da Firenzuola (FI) porta alla vetta del passo, è in assoluto il più bello e spettacolare e offre un campionario per chi apprezza la guida più completa. Salire alla Raticosa è emozionante, la Honda risulta elastica, ancora più facile e anche in questo caso, il telaio e le sospensioni assecondano il percorso in maniera impeccabile. Giunti in vetta, parcheggiamo e ci rendiamo conto che non siamo per niente affaticati dal viaggio. Semmai un po’ di fame ci coglie in contropiede tanto da prender fuori dalle valige tutto l’occorrente per il pranzo e mettiamo via giacche e altro abbigliamento, comodamente piegato all’interno.
Conclusioni
In tutto questo girare di prove e di situazioni con diverse configurazioni, il segreto è una mappatura chiamata “Q” che non si può selezionare, ma che la piattaforma utilizza autonomamente. Q, riconosce lo stile di guida che il motociclista imprime alla moto e si regola autonomamente per ottimizzare l’erogazione, tirando e scalando le marce come con cambio tradizionale. Anche le sospensioni gestite elettronicamente adattano lo smorzamento in base al Riding Mode selezionato grazie ai sensori di escursione, dalla centralina IMU e dai sensori dell’abs Cornering. La scoperta di questo sistema di interazione totale tra le parti elettronicamente gestite, ha definitivamente rotto ogni schema e convinto me di quanto un’Africa Twin con cambio automatico sia veramente rivoluzionaria.
A questo basterebbe aggiungere che, come detto all’inizio, Africa Twin è un nome che evoca l’epopea dei grandi raid e che oggi è la scelta per chi viaggia a tutte le latitudini. E’ la moto totale che non ti aspetti, ma del resto, una moto è solo una moto, finché non la guidi.