Non serve dirlo, perchè chi va in moto lo sa perfettamente: la strada più bella è uno stato mentale. Certo, contano i punti panoramici lungo il percorso, il modo in cui le curve si susseguono, la vista (e il ristorante) nel punto in cui si arriva, ma tutto sommato sono solo questioni tecniche che contano poco, che contribuiscono in modo marginale.
La strada più bella è, prima di tutto e più di tutto, uno stato mentale. Andarci in moto è come pregare, come suonare. È un quieto galleggiare in un vuoto accogliente. La strada più bella può essere proprio dietro casa, può durare cinque secondi, può essere lunga 50 metri. Solo due curve o anche un rettilineo. Breve, brevissima, anonima. La strada più bella sta nascosta dentro di noi, subito dietro la prossima curva. E la sua ricerca è la ragione che ci spinge a sciamare fuori dai box ogni volta che possiamo.
La strada di oggi è un consiglio per chi vuole accogliere quella stagione di transizione in cui l’estate matura si colora ed inumidisce, soprattutto nella grande pianura. Perché tutti vorremmo che il tempo dell’estate non finisse mai, come durante una sbronza o come l’età in cui tutto è ancora una promessa, ma accettare l’esistenza del tempo e dei suoi effetti vuol dire impegnarsi a vivere ogni stagione.
Ecco, il Po, il suo modo di scorrere sempre uguale in una natura sempre diversa nelle stagioni è il modo migliore per sentire il tempo che passa. Magari in moto, seguendo i suoi argini. Subito dopo Cremona parte la SP50, un percorso di poche decine di chilometri, facilmente raggiungibile dalle grandi città del nord. Inizia dietro l’angolo di una casa di provincia, ad Acquaferma. Da lì si arriva giù fino alla provincia di Parma passando per Stagno Lombardo.
Strade dritte, con poche curve a gomito e una vista che arriva lontano, disegnate sulla cima degli argini. Non quelli proprio lungo il corso del fiume, ma quelli più interni, quelle barriere che si ripetono come linee difensive costruite dall’uomo per proteggere la terra strappata alle acque e che costituiscono il bacino del Po. Cascine, distese di pioppi e betulle, campi. Una terra lavorata nei secoli dall’uomo, non per questo meno ricca di una natura rigogliosa e prospera.
Una strada che regala pace alla vista, da percorrere senza fretta. Dopo circa 30km si arriva a Zibello, patria del culatello e zona ad altissima densità di ristoranti e trattorie di qualità. Difficile pensare di organizzare questo giro senza includere una tappa a pranzo da quelle parti. Salumi con gnocco fritto, primi con una densità in grado di piegare lo spazio-tempo e “vino che buscia”, il Lambrusco.
Scegliete voi, difficile sbagliare in questa zona, ma se proprio devo dare un consiglio andate a “La Buca”. Sta lì da oltre un secolo ed ha una cantina con i culatelli appesi così bella che viene voglia di prenderci la residenza. Questa strada me l’ha insegnata Andrea. Era la strada di Andrea insieme ad Elisa. Ora che Elisa non c’è più, andata via quando la sua stagione migliore era appena iniziata, forse questa strada così viva in ogni stagione ci sussurra qualcosa sulla bellezza che si trasforma e sul tempo che passa. Sulla vita che è un prestito da mettere a frutto e non una proprietà, sui doveri di chi resta verso la vita stessa e verso chi se ne è dovuto andare troppo presto. Forse la SP50 ci sussurra del tempo e dell’amore, del lambrusco e del culatello o forse è solo una bella strada che vale la pena fare in moto. Questo decidetelo voi.