Figueres è una città della Catalogna famosa per due paternità: il genio artistico Salvadòr Dalì e il marchio motociclistico Rieju. L’azienda fondata nel 1942 da Luis Riera Carré e Jaime Juanola, iniziò in quell’anno con la produzione di biciclette dopo che, nel periodo della guerra civile spagnola quando costruiva solo accessori, era stata confiscata e destinata a parco per mezzi militari. Tornata in attività nel settore delle due ruote, nel 1945 vide la luce, il primo motore ausiliario per bici.
La storia e la prima moto nei 50s
E’ datato 1953 il primo motociclo con propulsore AMC 4 tempi da 175 cc, in versione turistica e sportiva, con cui Rieju si affacciò al mercato, ma la “motorizzazione” degli spagnoli, con la produzione di auto SEAT su licenza, fece passare le moto in secondo piano, in favore delle più ambite automobili. Gli anni ‘50 e ‘60 sono il periodo dei primi scooter e del valido accordo con Minarelli per la fornitura dei motori sportivi 2 tempi. Negli anni ‘70, superata la crisi grazie al modello di largo successo Jaca P3, iniziò un’epoca di crescita.
Oltre a dedicarsi a modelli sportivi e da regolarità con motore a 2 tempi di 50 cc, Rieju, ha riproposto i modelli F10, Phantom, Crosser e RST su licenza della Malaguti di Castel San Pietro Terme e dal 2007, sviluppato Enduro da competizione con motorizzazione Yamaha 250 e 450, su telaio Gas Gas. In un trentennio è passata dall’essere la fabbrica di moto di minor rilievo, a una delle più importanti e longeve della sua nazione.
Century celebra lo stile
Century, è la moto che celebra i settantacinque anni di storia, si rifà proprio al Rieju 175 degli anni cinquanta e coniuga design ed eleganza alla filosofia, un po’ vintage, del segmento scrambler. Una 125 cc dal forte impatto sul pubblico che vanta potenza (quasi 14 cavalli) e un mix di modernità con freni Wave a sistema CBS, tubi stile aeronautico, strumentazione digitale (che comprende il contagiri) e richiami al passato, come il logo, la forma del serbatoio e gli scarichi sdoppiati.
Quello che colpisce di più è il carattere di Century che, a dispetto di una categoria in flessione, quella delle 125 e di una tendenza che porta l’utente medio a guardare con più interesse le cilindrate maggiori, è una moto a 360°, capace di suscitare emozioni a prima vista. Le dotazioni sono buone e si può contare su un 125 Piaggio a 4 tempi, 4 valvole, raffreddato a liquido, con cambio a sei marce e accensione e iniezione elettroniche.
Anche l’occhio vuole la sua parte, come il portafoglio
Le finiture sono di buona qualità, monta un serbatoio di plastica da 9,5 litri (scelta derivata dall’enduro) ed i due ammortizzatori posteriori sono a cartuccia separata. L’avantreno è a forcella rovesciata e abbraccia una ruota 100/90-18”, mentre la posteriore misura 130/80 su cerchio da 17”. Il peso a secco è di 135 kg. Contenuta nei consumi e nel prezzo, per averla occorre sborsare 4.647 euro, ma il pieno di divertimento è assicurato, con una delle moto più interessanti della sua fascia.
Century è un concetto figlio della storia di Rieju, ma anche della controtendenza generale. Laddove si prediligono le prestazioni e le classifiche di vendita annoverano ai primi posti le grandi multi turismo, questo modello si allinea a chi preferisce lo spostamento facile, divertente, economico e per farlo sceglie lo stile.
Esame di estetica
La verità è che questa moto è bella e fa sembrare un sedicenne, l’incrocio tra Marlon Brando di Johnny “Il Selvaggio” e uno Steve McQueen di quartiere. Questo perché, come in passato, Rieju si è imposta con regolarità produttiva e specializzandosi sulle piccole cilindrate dalle valide prestazioni. Un punto a favore l’ha giocato il sapersi scegliere i giusti fornitori di motori. E’ proprio grazie alla serie di grandi sodalizi che la fabbrica di Figueres ha conosciuto e affinato il gusto estetico che oggi troviamo nella Century.
La chiave di questo discorso sta proprio nella partnership con Malaguti, per cui lavorava un celebre designer bolognese di nome Alberto Strazzari. Padre degli scooter di massimo successo dell’epoca d’oro, come l’F12 Phantom, alla Rieju, ma non solo, riconobbero il suo talento e come ci si poteva immaginare, non persero tempo.