Scrambler deriva dall’inglese to scramble, traducibile in “strapazzare” o “rimescolare” e si utilizzava in passato per indicare le motociclette stradali cui erano applicati manubri alti, pneumatici e rapporti da fuoristrada, al fine di essere efficaci sugli sterrati non troppo impegnativi. Queste modifiche erano opzionali per alcuni modelli di case inglesi e italiane, ma tra i vari marchi che hanno avuto a catalogo moto di questo tipo, nell’immaginario collettivo il più celebre è sicuramente Ducati.
Dagli anni 60’ a oggi
La prima Scrambler vide la luce nel 1962 ed era un modello prodotto sotto richiesta dei fratelli Berliner, importatori americani Ducati, che per il mercato d’oltreoceano volevano una moto “dirt track”. La prima uscita da Borgo Panigale era equipaggiata da un monocilindrico di 100cc, aveva un manubrio da cross e le ruote tassellate adatte all’off road. Questo modello subì continue modifiche e dal 1968, per il mercato europeo, fu prodotta nelle cilindrate 250, 350 e 450 cc (dal 1969).
Aveva il cambio a destra e il freno posteriore a sinistra, e le due ruote a razze contenevano larghi dispositivi di frenata a tamburo. Il 350 e il 450 erano esteticamente uguali, oltre che le più diffuse e commercializzate principalmente nella colorazione giallo acceso. A dispetto delle prestazioni non proprio esaltanti, con la 450 un motociclista esperto poteva affrontare tranquillamente uno sterrato non troppo impegnativo.
La fine e la rinascita
Nel 1976 cessò la produzione della vecchia Scrambler, iniziando a stuzzicare l’interesse di restauratori, collezionisti e dagli anni novanta, la monocilindrica più americana della storia Ducati divenne culto per gli appassionati. Diversamente dai modelli che si sono mantenuti, cambiando nel tempo, questa moto ha vissuto una sorta d’interruzione, sino alla nascita della versione completamente nuova.
L’idea di rifare la Scrambler balenava in Ducati da almeno una ventina d’anni e il 2014 fu la volta di una versione completamente nuova che, a parte mantenere l’iconico richiamo alle originali, è un bicilindrico raffreddato ad aria di ultima generazione.
La prima versione è un 803 cc (affiancato di lì a poco anche da un 400), di soli 170 kg per 75 Cv, aderente ai parametri costruttivi delle moderne Ducati, con il telaio in tubo a traliccio, monoammortizzatore posteriore regolabile e a dispetto del nome, una ciclistica molto più stradale. La livrea gialla è celebrativa delle antenate a un cilindro solo, oggi catalogata con la denominazione “ICON”.
Accolta con successo, da ducatisti e non, la nuova Scrambler ha proseguito il suo cammino lungo le linee di produzione e dal 2014 a oggi si è passata attraverso sessanta versioni fino al 2021. Attualmente disponibile in otto configurazioni, la cilindrata è arrivata ai 1100 cc, per commemorare ufficialmente il cinquantenario dell’introduzione del bicilindrico ad “aria” in Ducati.
Un nuovo capitolo
La 1100 Tribute PRO si presenta con una livrea “Giallo Ocra”, molto in voga all’epoca delle Ducati 450 Desmo Mono e 750 Sport del 1972. Un omaggio che Borgo Panigale fa alla 750 Supersport del team Spaggiari e che ha segnato l’inizio della carriera di un grande del Motomondiale come Franco Uncini. E’ una Scrambler creata per gli appassionati di storia del motociclismo, che conoscono le più importanti imprese di Ducati.
Una Scrambler al cinema
Mentre in Emilia pensavano a costruire moto, il cinema, come spesso accade pensava a creare miti. A questa pratica non è sfuggita nemmeno la Scrambler che si è trovata in pellicole di successo e di epoche diverse. La storica monocilindrica era la moto che cavalcava la banda motociclista mandata contro Ben e Kid, nel famosissimo “Altrimenti ci arrabbiamo”, del duo Bud Spencer e Terence Hill, del 1974.
Comparsa invece in molti spot pubblicitari e in altrettanti film, è del 2018 l’apparizione della Scrambler moderna, nel primo capitolo Marvel dedicato a “Venom”. Il reporter Eddi Brock, protagonista interpretato da Tom Hardy, guida sia una Scrambler Full Throttle, sia una 1100 Special, durante tutta la storia. Come i tanti eroi del cinema, anche l’alterego di Venom è stato caratterizzato dalla scelta della moto come mezzo di trasporto ufficiale.
All’aperitivo non si discute
Come tutte le belle moto, oltre a trasmettere emozioni a chi la guida, emana fascino e stile. Tutto questo è quasi scontato quando si parla di Ducati e di Scrambler, ma ancora una volta possiamo rompere gli schemi e chiederci se intorno alle ottime prestazioni, non ci possa essere un abito casual durante il giorno, ed elegante per le serate. Chiamatela “pompone” per il rombo inconfondibile, questa macina tornanti è agile e prestazionale tanto che non si discute.
Il bello è che anche da ferma comunica emozioni e sembra chiamarti in sella per un altro giro. Attratti dalle sue linee si può restare ore ai tavolini di un bistrot, sorseggiando un caffè o una bibita e qualcuno con voi potrebbe chiedervi se vi siete assentati con la mente. Rispondete di sì, e che il dubbio è ora capire se tocca anche al corpo e chi segue chi.