Parliamoci chiaramente: le nostre moto sono come il lego, solo molto più costose. Grazie alla nostra moto ci prendiamo cura dell’insaziabile bisogno di essere quello che desideriamo, di continuare a combattere Capitan Uncino sull’Isola Che Non C’è, qualsiasi sia la nostra età. La moto è il mezzo per sentirsi il più vicino possibile a quello che veramente sentiamo di essere. Per questo la customizziamo: perché ognuno ha a cuore la propria unicità e la moto ne è la più fedele rappresentazione.
Ci sono tanti stili nel modo di customizzare, tanti linguaggi ognuno con una propria storia. Provare a raccontarli credo possa aiutare a capirli e a mettere a fuoco quale sia lo stile più vicino alla propria filosofia custom. Partiamo da una domanda fondamentale: meglio aggiungere o togliere alla moto? Non è una domanda da poco. È il primo grande bivio: da una parte ci sono i bobber e tutti gli stili minimal, dall’altra l’universo full-dressed.
Cominciamo a parlare di bobber, che è lo stile che “toglie” per eccellenza. Il termine deriva dal verbo “to bob”, che veniva utilizzato per indicare l’operazione di tagliare, sfoltire (spesso inerente al taglio dei capelli a spazzola). Questo stile ha le sue radici nel primo dopoguerra in USA ovviamente, dove c’erano un mucchio di Harley dell’esercito e di ex-soldati. Senza soldi, spesso emarginati, alcuni giovani tornati dalla guerra si riuniscono e fondano le prime bande motociclistiche e i primi gruppi MC, tra cui gli Hells Angels.
Giubbotti di pelle da aviatore (Avirex, chiodo), pantaloni di tela chinos o jeans e stivaloni erano la fiera esibizione della propria storia, del proprio rifiuto dei valori di una società fortemente conservatrice come quella americana dell’epoca e i segni dell’appartenenza a questi gruppi che avevano la moto al centro del proprio stile di vita. Le WLA 750 sul mercato venivano acquistate e spogliate per essere più leggere e veloci, sia su strada che per le corse legali e illegali. Qui nasce uno stile fatto di telai rigidi a vista, codini tagliati e parti di carrozzeria forate.
Parola d’ordine: alleggerire e rendere più veloci le moto che per pochi soldi si trovavano sul mercato. Moto vecchie e minimali. Avete presente come disegnerebbe una moto un bambino? Ecco: l’estetica dell’assenza e dell’essenza. Poi dal mondo delle corse di quei tempi lo stile eredita altri segni distintivi come le bende sui collettori, per aumentare le performance mantenendo più caldi i gas esausti e la X di scotch nero sul faro anteriore, per non disperdere in pista i vetri in caso di incidente. Insomma, lo stile bobber evoca l’epoca dei pan-head anni ’50, della brillantina, delle gang di motociclisti fuorilegge (1%er) e del rock’n’roll.
Un paio di riferimenti estetici? La famosa foto scattata a Hollister nel ’47 al panzone sbronzo durante quei giorni in cui 4000 motociclisti fecero “la madre di tutte le baldorie” in una tranquilla cittadina californiana, facendo prima conoscere a tutti gli americani chi fossero le gang motociclistiche e ispirando poi un film fondamentale nella cultura biker come Il Selvaggio con Marlon Brando. Altra immagine iconica è la foto sotto il monte Fuji del bobber di Shinja Kimura, all’epoca mente creativa e fondatore di Zero Engeneering. Telaio rigido, motore knucklehead e forcella springer per una moto bassa e cattiva che ha cambiato le regole di come si fa un bobber.
Oggi è uno stile consolidato, amatissimo e molto diffuso. La sua forza è quella di essere senza tempo. Nato fuori dai circuiti ufficiali, alimentato dalla passione di tanta gente e dalla creativita’ di grandi costruttori, il successo di questo stile ha spinto l’Harley Davidson a mettere in produzione il Fat Boy Slim, che evoca lo stile bobber con il suo codino tagliato e il manubrio Hollywood. Oggi i veri maestri sono giapponesi. Maniacali nella ricostruzione storica dei mezzi, creativi nell’ibridare lo stile bobber con i chopper, inventori di soluzioni estreme e geniali (per esempio i manubri strettissimi al confine dell’inguidabile.. O forse già oltre quel confine).
Se volete vedere velocemente qualcosa, vi consiglio gli account di chabohouse o 81shovel_y su Instagram. Account italiani consigliati? Direi di partire da Beardcycle e Stefanhead. Poi personalmente adoro lo stile sapiente e un po’ naif di Roberto Rossi di HD Mantova: un guru. L’evento mondiale più importante per questo stile è il Hot Rod Custom Show di dicembre a Yokohama (speriamo non sia l’ultimo anno). Insomma, i bobber sono qui per restarci. Sono un passato ben piantato nel presente, sono uno stile in piena evoluzione. Sono un tributo al periodo pionieristico del mondo custom quando, come si dice, le moto e le donne erano merce pericolosa. Pura goduria!