La primissima moto Laverda ha compiuto 70 anni nel 2019, una due ruote rimasta nell’immaginario collettivo come l’esemplare della rinascita. Lanciata poco dopo la conclusione della Seconda guerra mondiale, in un periodo sconvolto da profondi cambiamenti, incarnava il desiderio di lasciarsi gli orrori del conflitto bellico alle spalle, con uno sguardo al presente e al futuro pieno di fiducia, e un pizzico di leggerezza. Per renderle il giusto messaggio, ripercorriamo i fasti della compagnia sin dal principio.
Indice
Alla portata di tutti
Il capitolo iniziale ha una data abbastanza precisa: ottobre 1949. Proprio allora la longeva azienda, costituita nel lontanissimo 1873 per la produzione di macchine agricole, lanciò l’esemplare ed ebbe ragione, vista la calorosa accoglienza riscossa. Fu in grado di conseguire vette di popolarità notevoli, prolungato nei decenni.
Il marchio glorioso nato dalla Casa di Breganze ha smesso di essere sul mercato dagli inizi degli anni 2000, quando ha fatto la sua ultima apparizione sotto la gestione Aprilia, proponendo quad e lo scooter Phoenix. La storia della moto Laverda, come già detto in apertura, affonda le sue radici nel dopoguerra, nel momento in cui viaggiare sulle due ruote era la soluzione prediletta. A quell’epoca Francesco, discendente della famiglia Laverda, dopo gli studi iniziò a collaborare nella compagnia che fabbricava macchine agricole.
Si interessava, però, in misura sempre maggiore all’idea di realizzare una motocicletta leggera, pensando a quali sarebbero potuto essere il suo potenziale. Voleva creare un mezzo limitato nei consumi, nel prezzo e nei costi, che riuscisse ad essere bene o male alla portata di tutti. Il prototipo della Laverda 75 giunse così nel 1947, la fondazione dell’azienda dedicata alle moto nel 1949, e l’anno seguente cominciò ad essere prodotta il veicolo nelle sue prime 50 unità.
Da piccola a grande cilindrata… e ritorno
Le moto Laverda continuarono ad essere di piccola cilindrata fino a metà anni Sessanta, quando poi il figlio di Francesco, Massimo, spinse la produzione verso esemplari più grossi. E così si arrivò alla Laverda 650 nel 1966 e a un grande successo negli anni Settanta, la Laverda 750:esportata in tutto il mondo, diede vita a una serie apprezzata dal pubblico di riferimento.
Nel 1976 cessò altresì la produzione della Laverda 750 SF, una mossa inevitabile alla luce dei mutati trend commerciali. La clientela aveva virato verso cilindrate più grosse e venne l’ora di chiudere la parentesi, con immenso dispiacere. La proposta della Casa di Breganze, nella versione SFC di colore arancione, aveva, infatti, collezionato tanti trionfi, pure sportivi, differenti vittorie consecutive dal 1968 al 1976. Nel 1972 due Laverda 750 SF di serie avevano completato il raid Alaska-Terra del Fuoco, pilotate dai milanesi Massimo Bertuzzi e Filippo Falzoni, sviluppato lungo 34.000 km di percorsi impervi, tra rocce, sabbia e vulcani.
L’attività delle Laverda fu segnata dalle grosse cilindrate 1000 e 1200 negli anni Settanta, e poi dalla Real Gran Sport 1000, presentata nel 1981 al Salone di Milano. La Casa successivamente si concentrò di nuovo sulle cilindrate minori, 350 e 500, realizzando anche i 125 e le moto da cross, che a quei tempi stavano spopolando nelle concessionarie. Gli anni Novanta purtroppo furono anni di crisi per Laverda, che nel 2000 entrò a far parte del Gruppo Aprilia e dal 2004 passò al Gruppo Piaggio, sparendo così come brand.