Nonostante abbia appena 25 anni, George Russell è uno dei piloti più lucidi e risoluti della griglia di partenza. Mai fuori dalle righe, anche solo a guardarlo, il pilota della Mercedes riesce a infondere una calma e una compostezza da corridore di altri tempi. Non è così difficile, infatti, immaginarlo con una polo di cotone, guanti di pelle, cravattino o papillon. Libero di indossare qualunque cosa volesse. Ma torniamo ai giorni nostri.
Classe ’98, nativo di King’s Lynn che si trova vicinissimo a Sandringham, villaggio famoso per essere stato scelto come residenza di campagna della casa reale britannica, iniziò la sua carriera sui kart nel 2006, all’età di otto anni. Supportato dalla sua famiglia fin dal primo istante, il giovane Russell mostra subito il suo grandissimo valore. Vince in praticamente tutte le categorie propedeutiche e nel 2019 debutta in F1 con la Williams, dove rimane fino al 2021.
Nonostante la scarsa competitività della monoposto, George mette in ombra i suoi compagni di squadra. E una volta unitosi alla causa della Mercedes non ha mostrato timori riverenziali nei confronti di Lewis Hamilton che, diciamolo pure chiaramente, è (e non di poco) superiore ai colleghi che il 25enne ha tenuto a bada in Williams. Ma bando alle ciance e andiamo a scoprire 5 curiosità e segreti sul Mr. Saturday della griglia di partenza. Signore e signori ecco a voi George Russell.
Indice
Un omaggio a suo fratello
Esattamente come tanti altri suoi colleghi, anche gli inizi di George Russell sono avvenuti su un kart. Ma quello che, forse, pochi sanno è che anche il fratello del pilota della Mercedes da ragazzino si è dilettato nei kart. Proprio nel corso di un’intervista rilasciata al sito della F1, fu lo stesso Russell a raccontare come il fratello era solito correre in un kartodromo al coperto, una location utilizzata più per feste di compleanno e simili che per le corse.
Su quella pista il pilota più veloce riceveva come numero di gara proprio il 63, ed essendo il fratello di Russell spesso il migliore, si trovava a correre con quel numero che è diventato una specie di “numero di famiglia”. Quindi, il fatto che il 63 ricordi a livello grafico le iniziali del suo nome (GR per l’appunto), non è la motivazione principale che ha portato Russell a fare questa scelta. Non possiamo dire che il 63 abbia portato male all’inglese. Russell nelle categorie propedeutiche alla F1 ha vinto molto. Campione del mondo della GP3 nel 2017, nel 2018 bissò il successo anche in Formula 2. Il debutto nella massima serie automobilistica arrivò nel 2019, sulla Williams. Nonostante non colse punti nella sua prima annata a Grove, il pilota inglese mise subito in mostra tutto il suo valore.
Call him “Mr. Saturday”
Proprio nel 2019, anno del debutto in F1, nel giro di pochissime gare, George Russell si è conquistato il soprannome “Mr. Saturday”, traducibile in “Signor sabato”, per un motivo particolare. Fin al GP Bahrain 2020 non aveva mai preso il via di un GP della massima serie automobilistica dietro al compagno di squadra. Nonostante sia un pilota molto veloce alle prese con una monoposto molto lenta, proprio le grandi doti velocistiche mostrate nel corso delle qualifiche gli hanno fatto attribuire da parte dei media questo soprannome.
Nelle prime due stagioni in F1, Russell ha corso con la Williams. In questo periodo il pilota inglese ha surclassato regolarmente i suoi compagni di squadra, Robert Kubica (2019) e Nicholas Latifi (2020). L’unico che è stato capace di non farsi stare davanti Russell è stato Valtteri Bottas. Il finlandese ha corso al fianco dell’inglese in occasione del GP Barhain 2020, quando il 25enne prese il posto di Hamilton, positivo al Coronavirus, in Mercedes. Nonostante il pilota numero 77 riuscì a stare davanti al #63, si parla di una differenza minima visto che Russell risultò più lento del finlandese di appena 26 millesimi.
Un Powerpoint per curriculum
George Russell è un meme vivente nel mondo della F1. In particolar modo è diventato iconico grazie alla sua posa nella sigla di introduzione del campionato del 2023. Eppure l’inglese non è nuovo a slanci di creatività. Facciamo un a tempi meno sospetti. I primi contatti con Toto Wolff e la Mercedes avvennero nel 2014, quando Russell aveva quindici anni. A contattare il boss della scuderia tedesca, fu proprio il pilota inglese che, oltre a richiedere un incontro, ne approfittò per allegare il proprio CV.
Il team principal della Mercedes rimase colpito, oltre che ovviamente dal suo messaggio soprattutto dalle vittorie ottenute dal 15enne nei campionati inglesi di kart e di Formula 4. Russell si presentò a Toto Wolff in giacca e cravatta e con una presentazione PowerPoint spiegò al manager austriaco tutte le varie ed eventuali buone ragioni per le quali sarebbe stato un ottimo pilota per Mercedes nel futuro.
Il PowerPoint era costituito da diverse pagine. In una ovviamente c’erano le sue varie esperienze e i risultati ottenuti fino a quel momento, in altre pagine erano elencati i suoi punti di forza e i suoi punti deboli. Poi su altre finestre di lavoro era spiegato su come volesse continuare a lavorare sui suoi punti deboli e su come intendesse andare a costruire nuovi punti di forza.
A conclusione c’era una pagina dedicata a un eventuale programma di carriera, con l’obiettivo di correre in F1, e nello specifico per la Mercedes. Ovviamente tutto ciò fece crescere maggiore interesse in Toto Wolff che lo mise sotto contratto nella Mercedes Driver Academy e ora… si starà ancora sfregando le mani pensando al gioiellino che, quasi dieci anni fa, riuscì ad assicurare alla scuderia tedesca.
Il punto più basso
Alle volte si potrebbe pensare che per un pilota di F1 la vita sia tutta rosa e fiori. E invece non è così. Soprattutto negli ultimi anni si è visto il debutto nella massima serie automobilistica di piloti sempre più giovani che sono obbligati a sopportare grandi pressioni, non solo dall’esterno, ma anche dall’interno del team stesso. E l’argomento della salute mentale, che era un tabù prima che Norris ne parlò apertamente, è sempre più presente in F1.
A causa delle delusioni avute nelle stagioni passate alla Williams, Russell rivelò di essersi rivolto a uno psicoterapeuta per prepararsi superare le delusioni sportive. E proprio dopo questa serie di incontri, l’inglese avrebbe riscontrato evidenti miglioramenti sia dentro, che fuori la pista.
La fidanzata lavora nella finanza
Nonostante sia una presenza fissa del box Mercedes, si sa poco sulla fidanzata di George Russell. Dopo aver chiuso una relazione con la sorella di Nyck De Vries, il cuore del pilota inglese ha cominciato a battere per Carmen Montero Mundt. Originaria della Spagna ma di nazionalità britannica, dovrebbe avere circa 26anni e fa coppia fissa col pilota della Mercedes dal 2020. Non ha alcun legame col mondo delle corse in generale e tantomeno con quello della F1.
Dopo aver conseguito la laurea presso l’Università di Westminster in gestione aziendale e finanza, Carmen ha iniziato a lavorare presso una prestigiosa società di investimento nel Regno Unito. I due sarebbero stati presentati da amici comuni e la giovane, al momento del loro primo incontro, non sapeva che George fosse un pilota di F1. Seguitissima sui social ha quasi 350 mila follower su Instagram ed è molto attiva sul suo profilo dove condivide coi suoi estimatori spaccati di vita quotidiana, passioni, viaggi e spesso momenti condivisi al fianco del suo George.