La terza sessione di prove libere del Gran Premio d’Olanda “resta in canna”. Oltre alle condizioni meteo, che hanno ancora una volta trasformato completamente uno scenario potenzialmente mite, una bandiera rossa ha interrotto gran parte delle Fp3. “Colpa” di Logan Sargeant che è andato violentemente a sbattere contro le barriere tra curva 4 e 5. Il pilota americano, oltre a distruggere la sua Williams, ha danneggiato gravemente anche le barriere. La sua vettura è stata rimossa dalla pista in modo abbastanza celere, ma gli steward hanno dovuto affrontare un lungo e difficile lavoro di ripristino. Da regolamento, infatti, in F1 non si può ripartire fino a che i commissari di gara non hanno ripristinato le normali condizioni del tracciato.
Le riparazioni si sono protratte sino a tre minuti dal termine, quando tutte le vetture di F1 sono scese in pista per completare almeno un giro. Come si può facilmente immaginare, in tale contesto ha regnato il caos. Una situazione dalla quale non ci si poteva attendere poi molto. E così la bandiera verde ha segnato l’inizio di una sorta di “follia collettiva”, con i piloti che cercavano di spingere senza alzare il piede. Lo scopo di questa rapida sgambata era molto semplice: capire come si comportava la vettura sull’asfalto bagnato dopo i ritocchi apportati alle monoposto. Alla Ferrari serviva pacchio questa terza sessione di prove libere, considerando la defezione di Carlos Sainz nelle Fp2, fermato da problemi di affidabilità alla trasmissione della sua SF-24.
Il team di Maranello aveva studiato un importante cambiamento nella messa a punto, improntato sulle rigidezze delle sospensioni. Validare il nuovo set-up non è stato possibile, con le rosse costrette a presentarsi alla prima sessione ufficiale del fine settimana con pochissimi dati a disposizione. Per la scuderia italiana era cruciale capire se le nuove regolazioni potevano rispondere in modo positivo, perché il compromesso utilizzato nella giornata di ieri non aveva convinto il Cavallino Rampante. Sebbene questo discorso valga per tutte le squadre, nel caso della Ferrari la “mancata sessione” pesa molto di più. Discorso meteo: al contrario di quanto si pensava, in linea teorica la pioggia doveva dare una tregua per la qualifica.
Questo significava che le condizioni della pista, nei circa sessanta minuti divisi in mini sessioni per comporre la griglia di partenza, potevano offrire un contesto competitivo decisamente meno avverso. Si pensava infatti che il piano di riferiamo si sarebbe asciugato in modo progressivo; questa era la speranza alla fine delle Fp3. La Ferrari doveva cercare di fare quadrato, studiare i pochi dati a disposizione ed effettuare scelte precise senza la possibilità di tornare indietro. Un fine settimana di per se già molto complicato divenuto ancora più difficile per vari fattori. Ma d’altronde si sapeva, in attesa degli aggiornamenti del mese di settembre, questo era il ruolo della Ferrari: correre in difesa.
F1, Ferrari ottimizza con Leclerc. Sainz senza feeling
Il tempo durante le qualifiche era buono: niente pioggia e asfalto asciutto, grazie alle categorie propedeutiche e al sole che ha irradiato il circuito. Questo è il primo dato utile per collocarci nello scenario competitivo che andremo a commentare. Partiamo dalla fine, ovvero dalle posizioni ottenute dai piloti Ferrari nelle qualifiche del Gran Premio d’Olandaedizione 2024: sesto posto per Charles Leclerc, undicesimo per Carlos Sainz. Tenendo presente che la storica scuderia italiana aveva lavorato puntando decisamente sulla qualifica, il risultato ottenuto non può certo essere soddisfacente. Tralasciando i freddi numeri, cerchiamo di capire cosa è successo. Iniziamo con lo spagnolo.
Il futuro pilota della Williams non è riuscito a ottimizzare il rendimento della vettura. Dalla sua parte ci sono diverse circostanze che in parte lo giustificano. Come sappiamo, non ha praticamente partecipato alle Fp2, mentre la terza sessione di prove libere è durata, sostanzialmente, il tempo di fare un giro. Questi aspetti hanno fatto una grande differenza, che abbiamo potuto osservare chiaramente durante la qualifica. Il feeling del madrileño con la sua SF-24 era basso, con troppo poco tempo per testare la vettura e comprenderne il comportamento. Quando un’auto non funziona come dovrebbe, ogni minuto al volante conta, e per Carlos questo limite ha pesato non poco.
Sin dalla Q1 abbiamo notato che gestire la numero 55 era piuttosto difficile per Sainz, e malgrado i suggerimenti sull’handling per migliorare il rendimento, forniti con estrema precisione dal suo ingegnere di pista Riccardo Adami, le cose non sono migliorate come avrebbero dovuto. D’altronde, Carlos lo aveva detto: “Oggi sarà un po’ come un fine settimana sprint per me“. Passiamo a Leclerc. L’altro pilota Ferrari è stato bravo a massimizzare il risultato sino al primo tentativo della Q3. Peccato che non sia riuscito a fare lo stesso nell’ultimo giro utile. Farlo avrebbe cambiato qualcosa? Forse avrebbe potuto ambire al quinto posto, ma di fatto le cose non sarebbero cambiate molto.
F1, Ferrari “aggiusta” il bilanciamento della SF-24 ma i limito dell’auto vengono a galla
Oltre al rendimento dei piloti, dobbiamo commentare anche quello della SF-24 e del team in generale. La squadra che lavora in pista ha fatto tutto il possibile, ma la coperta della Ferrari resta corta. In questi casi centrare il giusto compromesso tra carico ed efficienza non significa automaticamente che la vettura “vada come un treno”. Il layout della pista, infatti gioca un ruolo fondamentale. Zandvoort non si addice alle caratteristiche della rossa, e per quanto il lavoro dei tecnici sia stato eccellente, ottenere di più era impossibile, data la situazione. In Olanda, la vettura di Maranello ha evidenziato tutti i propri limiti, confini che non possono essere varcati senza una correzione sostanziale della monoposto.
A livello tecnico, possiamo dire che Ferrari ha faticato nella fase di inserimento in curva, dove avvicinarsi all’apice è stato quasi sempre problematico. Per riuscirci, era necessario aumentare l’angolo del volante. Un fattore che ha generato instabilità a centro curva e creato sovrasterzo in uscita. Gestire questa “impostazione obbligata” non è per nulla scontato, specie quando si deve spingere al massimo con tanta pressione addosso. Tutto questo sapendo che è necessario “sovraperformare”. A volte ci si riesce, come Leclerc ha dimostrato in Belgio. Tornando alla rossa, un’altra questione interessante riguarda la netta inconsistenza tra una tornata e l’altra. In questo caso, la causa risiede negli pneumatici.
Azzeccare alla perfezione la temperatura di esercizio della gomma è sempre complicato, e lo è ancor di più quando non si dispone di un’auto perfettamente bilanciata. L’equilibrio del carico tra i due assi ha causato non poche difficoltà ai piloti Ferrari, che si sono visti costretti a richiedere continui aggiustamenti della downforce installata sull’avantreno per stabilizzare la piattaforma aerodinamica della monoposto. Un passo in avanti nella messa a punto è stato fatto in qualifica e, con ogni probabilità, senza l’interruzione delle Fp3, lo step avrebbe potuto essere ancora più significativo. Tuttavia, al di là delle spiegazioni tecniche, oggi ciò che mancava era la pura performance.