Le carte per fare in modo che il GP Austria potesse essere uno degli appuntamenti più monotoni del campionato c’erano tutte. Verstappen che partiva dalla pole position e che, in casa della Red Bull, avrebbe venduto perfino la madre per chiudere la gara sul gradino più alto del podio. E invece un contatto stravolge la corsa. Nel finale del GP Austria Verstappen si tocca con Norris, l’inglese è costretto al ritiro e l’olandese si becca una penalità di dieci secondi. Sul gradino più alto del podio è tornata la Mercedes ma, come si potrebbe immaginare, non con quella vecchia volpe di Lewis Hamilton ma con il giovane George Russell che, gara dopo gara, è sempre più faro della scuderia tedesca.
E se sul tracciato di Spielberg la Red Bull non ha avuto motivi per sorridere, nella stessa situazione si trova anche la Ferrari. Il Cavallino Rampante, che dopo le delusioni di Canada e Spagna era chiamata alla riscossa, torna sul podio con Sainz che però finisce tra i migliori tre solo ed esclusivamente grazie agli errori degli altri.
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Mercedes
Lo avevamo scritto la volta scorsa. La Mercedes era vicina al ritorno sul gradino più alto del podio ma, a praticamente una settimana di tempo, nessuno avrebbe immaginato con una tempistica così ridotta. Ok, Russell ha vinto e se ce l’ha fatta è sicuramente anche grazie al contatto tra Verstappen e Norris però la Mercedes era di poco lì dietro, pronta ad approfittarne e George non si è lasciato scappare l’occasione. Il pilota britannico, autore di una gara costante, è riuscito a portare a casa la prima vittoria della Mercedes della stagione senza prendersi troppi rischi nei giri finali. Il 26enne, oltre alla vittoria si può portare a casa la soddisfazione di essere riuscito nuovamente a battere il ben più blasonato compagno di squadra sia il sabato sia la domenica.
Hamilton, proprio lui, a fine corsa avrà avuto tanto da recriminarsi. In primis a partire dalla penalizzazione (ha semplicemente tagliato la riga di ingresso box) che l’ha fatto finire alle spalle della Ferrari di Sainz. E se Russell gongola, e chi può dargli contro, Hamilton può solo che prendersela con se stesso per l’occasione persa. Finire sul podio, nel GP Austria, era possibile e regalare alla Mercedes la prima doppietta della stagione sarebbe stato davvero importante per il team tedesco.
McLaren
La seconda posizione va di diritto alla McLaren, sebbene Norris sia stato costretto al ritiro al Red Bull Ring. La McLaren non è più una sorpresa. È ufficialmente la seconda (o prima, chissà) forza del Mondiale e sicuramente l’unica che può appellarsi del titolo di anti-Red Bull. Dopo undici gare possiamo parlare di conferma e i podi a ripetizione che stanno portando a casa Norris (anche se ciò non è accaduto in Austria) e Piastri ne sono la dimostrazione.
Sembrava che la McLaren potesse vincere anche il GP Austria ma tutto è cambiato al 52esimo giro da una sosta lenta di Verstappen e il conseguente avvicinamento da parte del pilota inglese. Norris e Verstappen hanno dato vita a una sfida infinita, un continuo botta e risposta che ha visto il suo culmine al 65esimo giro quando, a causa di un contatto tra i due Norris ha la peggio, costretto al ritiro.
Se, probabilmente, maggiore pazienza e freddezza avrebbero permesso all’inglese di sferrare un attacco più preciso all’olandese e, perché no, riuscire a superarlo e vincere la corsa, quando Norris è fuori gara a tenere alto il nome della McLaren ci ha pensato Piastri.
L’australiano sfiora l’impresa con la MCL38 e ancora una volta, nonostante l’errore in qualifica gli ha pregiudicato le possibilità di vittoria, con grande regolarità e freddezza riesce a chiudere alle spalle di Russell. Al suo palmarès manca solo la vittoria. Ma quella arriverà. E anche presto.
Ferrari
L’obiettivo della Ferrari era uno. Arrivare in Austria con l’imperativo di ritrovare la competitività. La situazione, purtroppo per la Rossa e i suoi appassionati, oltre a non essere cambiata di una virgola appare pure più complicata del previsto. E il problema non è solo la SF-24 o gli aggiornamenti che non hanno funzionato come invece si aspettavano nel quartier generale di Maranello.
Fra sette giorni si corre a Silverstone e sembra davvero impossibile che la Ferrari possa recuperare il terreno in così poco tempo a disposizione. Il Cavallino Rampante sia riuscito a tornare sul podio con Sainz, eppure questo terzo posto più che per merito del pilota possiamo dire essere arrivato, calato dal cielo, grazie al contatto che c’è stato tra Norris e Verstappen. Ma se a Carlos va dato onore per essere riuscito a mettersi nelle condizioni di poter approfittare di ciò che stava accadendo davanti a lui, quello di Leclerc è proprio un fine settimana da dimenticare.
Il pilota monegasco dopo la vittoria nel Principato sembra essersi perduto. Commette un errore in qualifica che lo obbliga a partire dalla sesta posizione, la sua gara si compromette al via, quando la sua vettura ha un contatto con la McLaren di Piastri. La rottura dell’ala anteriore obbliga il monegasco a rientrare subito ai box. Da quel momento in avanti è una gara in solitaria per il “Predestinato” che non riesce nemmeno a chiudere in zona punti.
Haas
Chi si aspettava che al Red Bull Ring brillassero le sue RB20 è rimasto deluso. A prendersi tutti i riflettori è stata la Haas che è riuscita a chiudere in zona punti con entrambi i suoi piloti, Nico Hulkenberg, sesto, e Kevin Magnussen, ottavo. Punti pesanti per la scuderia americana che nel GP Austria ha dato veramente una prova consistente.
In particolar modo quello che ha più motivi per sorridere, conclusasi la gara in quel di Spielberg, è il pilota tedesco. L’Hulk nazionale non ha mollato la sesta posizione nemmeno per un momento e, oltre a battere (nuovamente) il compagna di squadra, sulla pista di casa della Red Bull riesce a mettersi alle spalle la RB20 di Perez. Un risultato capace di lasciare senza parole e che ha il sapore dell’impresa. Impensabile quattro mesi fa.
Red Bull
La gara di casa per la Red Bull è un disastro totale. Nel GP Austria nemmeno una delle due RB20 riesce a finire sul podio e se il tunnel oscuro nel quale sembra essere caduto Perez (battuto anche dalla Haas di Hulkenberg a sto giro) ormai non ha più fine, a ritrovarsi come per magia più umano è Verstappen. Il pilota olandese sembrava avere tutti i numeri per salire sul gradino più alto del podio anche al Red Bull Ring. Poi è cambiato tutto e la lotta fratricida con Norris ci ha riportato un po’ alle origini, quando Max era fin troppo turbolento e i suoi sorpassi e controsorpassi erano spesso al limite del regolamento.
Sarà stata forse la pressione, l’idea di venire battuto sul circuito di casa della Red Bull ma quel contatto con Norris poteva evitarselo Verstappen. È andato oltre con quell’eccesso di difesa. Si è preso dieci secondi di penalità e ha rovinato la gara di Norris. Anche se peggio di così non poteva proprio andare al pilota olandese, Max lascia il Red Bull Ring con la certezza di essere lui il punto di forza di questa RB20.
Persino nella domenica in cui l’olandese non riesce a trovare la quadra e si becca una penalità Perez gli arriva dietro di 17 secondi.
Alpine
Sembra che la cura “Briatore” stia facendo bene all’Alpine. Se con Gasly la scuderia francese riesce a chiudere, ancora, in zona punti, sono proprio le due A524 sono tra le poche cose che hanno dato spettacolo al Red Bull Ring. Ormai la battaglia in famiglia è tradizione e, se Ocon ne esce nuovamente sconfitto, è Gasly a tenere alta la bandiera di Alpine.
Racing Bulls
Nonostante le voci di un suo prossimo appiedamento, Ricciardo riesce a prendere la sua Racing Bulls tra le mani, la porta fino alla zona punti e, mentre Tsunoda rimane invischiato dietro senza poter dire la sua, il pilota australiano si tiene ben stretto la sua nona posizione, mantenendo alle sue spalle l’Alpine di Gasly. Non ci poteva essere miglior risposta alla critiche da parte del Ricci.
Williams
Se Albon, nonostante 5 secondi di penalità, finisce ampiamente davanti al compagno di squadra, non possiamo nasconderci dal dire che Sargeant è di un livello inferiore. Non solo di Albon, ma non credo che qualcuno se la prenderà a male se scrivo che l’americano non merita la F1. Un esempio? Quando Leclerc, dopo il contatto con Piastri, ha dovuto fermarsi per cambiare l’ala, il pilota della Williams non è riuscito nemmeno in quell’occasione a non essere ultimo.
Aston Martin
Settimana dopo settimana ormai fatico a trovare parole per la situazione che vede Aston Martin in un buco nero nel quale non si vede ancora nemmeno una parvenza di luce. Se Stroll, in Austria, riesce a portarsi a casa un 13esimo posto finendo davanti ad Alonso, lo spagnolo, gara dopo gara è sempre più rassegnato. Rimedia pure una penalizzazione per aver tamponato la Sauber di Zhou. Fa male vederlo lì in fondo ma almeno in Austria si porta a casa il giro più veloce della corsa. Magra consolazione se pensiamo che tra sette giorni Aston Martin correrà la sua gara di casa, a Silverstone.
Stake F1
C’è chi in Austria ha fatto peggio di Williams e pure peggio dell’Aston Martin. La Stake F1, Sauber… chiamatela come meglio preferite. Con uno Zhou (17esimo) sempre più smarrito e lontano da Bottas (16esimo) di oltre venticinque secondi… basta poco al finlandese agguantare il titolo di migliore di giornata. Almeno per quanto riguarda la Stake F1, ovviamente.