Ferrari ha presentato ufficialmente la SF-24 EVO. Lo ha fatto nel Gran Premio di Imola lo scorso week-end, destando un forte interesse in merito alla fattualità degli interventi. Pance rovesciate, modifiche al fondo e novità sull’ala posteriore che hanno fornito i riscontri attesi. La vettura italiana è senza dubbio migliorata in alcuni fondamentali. Uno su tutti l’efficienza aerodinamica, come abbiamo potuto osservare nel tracciato che sorge sulle rive del Santerno. Una capacità di fendere l’aria superiore che però dev’essere ulteriormente affinata, così come la trazione, buona, ma non a livello Red Bull. Scuderia austriaca che è tornata alla vittoria dopo lo stop di Miami, sebbene lo abbia fatto con diverse fatiche.
Max Verstappen ha condotto una gara davvero ottima, costruendo il suo trionfo nel primo stint con le Medium, per poi resistere al ritorno di un Lando Norris, a bordo della MCL38, davvero scatenato nell’ultima parte della corsa. McLaren è molto forte e in questo preciso momento della stagione pare la scuderia con più chance per battere la Red Bull. Lo ha dimostrato ampiamente durante gli ultimi due round stagionali. Ferrari non sta certo a guardare però, conscia che una volta ottimizzato il pacchetto EVO la competitività della rossa sarà decisamente più alta. Nel frattempo arriva Monaco. Uno scenario davvero peculiare, dove le vetture di F1 sfrecciano tra le stradine del Principato accarezzando i guard rail.
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Le caratteristiche Montecarlo
La pista monegasca ha una lunghezza complessiva di 3337, unica tappa del campionato dove 78 tornate non superano la distanza dei 300km. La media sul giro è bassa: 168 km/h. Il particolare disegno della pista monegasca comporta strategie differenti a livello motoristico, concedendo un consumo maggiore di carburante per ogni chilometro, o in alternativa un quantitativo minore di combustibile imbarcato a inizio corsa. Per di più la potenza ibrida unitaria è superiore, tenendo a mente la grande quantità di frenate o zone a carico parziale. Le monoposto scenderanno in pista con il massimo carico a disposizione, ottenuto dall’incidenza delle ali anteriori e posteriori. L’assetto meccanico è fondamentale e azzeccare il compromesso più fattuale non è per nulla scontato.
Montecarlo presenta parecchi bump e disconnessioni nell’arco del suo percorso cittadino. Un aspetto che obbliga i tecnici dedicati al reparto dinamico della vettura ad alzare le monoposto. Per di più, riferendoci agli schemi sospensivi, le rigidezze minori concorrono alla creazione di diverse oscillazioni del pavimento che di riflesso, se non gestite a dovere, possono tranquillamente dar vita a diverse instabilità aerodinamiche su differenti velocità di marcia. Il compromesso pertanto è complicato come detto, in quanto l’anteriore dev’essere preciso e solido per favorire ingresso e cambi di direzione. Mentre un posteriore più “morbido” aiuterà a generare il massimo grip in fase di trazione.
Le difficoltà di guidare a Montecarlo
Dando una rapida occhiata al disegno del tracciato, si evince con facilità quanto sia complicato per i piloti affrontare questa sfida. Ogni singola curva di Monaco rappresenta un rischio molto alto, in quanto la vicinanza estrema delle barriere non da la minima possibilità di sbagli, poiché anche la benché minima sbavatura può risultare fatale. Nel primo settore è molto importante curva 1 (Santa Devota), punto di staccata impegnativo in cui l’uscita è fondamentale per ottimizzare l’accelerazione in salita verso il Casino, piega complicata dove la velocità di percorrenza risulta cruciale per ottenere buoni riscontri cronometrici. Nel T2 la pista scende verso il livello del mare. Sezione centrale della tracciato caratterizzata in linea generale da curve medio lente.
Spicca in tal senso la piega più lenta dell’intero campionato, l’emblematico tornantino del Fairmont che si percorre in prima marcia ad un velocità che non raggiunge nemmeno i 50 km/h. In questa zona del circuito vengono esaltati due aspetti cruciali per essere davvero competitivi. Ci riferiamo da una parte all’abilità dell’auto nei cambi di direzione per gestire il trasferimento di carico laterale, dall’altra ancora una volta la bontà in fase di accelerazione. Superato il Portier si transita nel tunnel che traghetta i piloti verso la staccata più impegnativa dell’intero tracciato. Si frena in discesa a ruote dritte circa 115m prima della curva, con una decelerazione consistenze che supera i 220 km/h. La chicane del porto conduce nell’ultima porzione del circuito, parecchio complicata specie alla 15.
Parliamo di un ulteriore cambio di direzione, dove l’aggressività eccessiva sui cordoli o lo scivolamento laterale dell’asse anteriore può spingere facilmente a muro la vettura. Un errore e di immediato la corsa della monoposto viene interrotta dalle barriere. Per evitare tale scenario, i piloti devono essere molto abili a carpire la precisa condizione delle coperture unitamente alla condizione dell’asfalto. Il tema gomme è tutt’altro che scontato a Monaco. Spostare il bilanciamento della monoposto verso il retrotreno per massimizzare il carico, in una certa misura va a indebolire il front-end dell’auto. Questo significa che le monoposto che non possiedono un anteriore molto solido, sono soggette a diverse difficoltà nell’immettere temperatura sull’asse in questione.
Elemento che va creando un disequilibrio termico più che deleterio. Parliamo di un fenomeno altamente nocivo, in quanto si incarica di limitare profondamente l’aderenza delle monoposto di F1. In ultima istanza un commento sul fattore “umano” che nella formula uno odierna ha perso valore se paragonato al passato. Monte Carlo come abbiamo visto presenta una sfida condizionata da molti aspetti come il talento, la concentrazione e la voglia di rischiare dei piloti che, tramite la loro performance, sono capaci di fare tanta differenza. Cosa possiamo aspettarci pertanto dalla Ferrari? Rispondere al quesito non è affatto semplice. Tuttavia possiamo dire che assieme a Red Bull e McLaren, la rossa si giocherà nuovamente la pole. Questo l’obbiettivo che la squadra insegue e pensa di poter raggiungere, tenendo presente che partire dal palo a Monaco significa ipotecare la vittoria.