Durante la terza sessione di prove libere Ferrari ha sistemato l’assetto sbagliato del venerdì. Ci è riuscita tramite un duro lavoro realizzato al simulatore, nel quali sono stati inseriti una miriade di dati raccolti nella giornata di ieri. Il compito non era affatto semplice, in quanto oltre ai soliti elementi da valutare, bisognava tenere in considerazione i pochi feedback relativi agli aggiornamenti. Update che come sappiamo hanno riguardato il fondo della vettura, l’ala posteriore e le pance della SF-24. L’obiettivo era quello di sommare carico aerodinamico alla monoposto italiana e, al contempo, ottimizzare l’efficienza della vettura.
Missione solo in parte compiuta, perché la rossa è sì più rapida sulle rette, ma non ancora all’altezza Red Bull alla quale paga un piccolo delta. I curva i carico è molto buono ma a volte leggermente instabile. In questa F1 dove ogni piccolo fattore è indispensabile, specie in questo particolare momento del campionato dove i valori sono parecchio simili, il setting delle monoposto è capace di spostare gli equilibri. Per questo le Fp3 del Cavallino Rampante sono state incoraggianti sotto questo aspetto. SE guardiamo ai riscontri cronometrici ottenuti nelle prove sul giro secco, Ferrari nutriva un obiettivo al termine della terza sessione di prove libere spagnole: provare a battersi per la pole position con ambedue le SF-24.
Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Undici parole che compongono una frase oramai entrata di diritto nella storia dell’umanità. Espressione tratta dal film dove John Belushi è protagonista: “Animal House”, film culto della fine degli anni settanta. Menzione speciale che ci riconduce al risultato della qualifica odierna. Una sessione che, al suo termine, ha visto la storica scuderia italiana occupare solamente la terza fila. Un quinto e un sesto posto per la Ferrari che ovviamente non soddisfa affatto il team di Maranello, che si aspettava un altro rendimento alla vigilia del fine settimana spagnolo.
F1, qualifiche GP di Spagna: Ferrari da il massimo che però non basta
Partiamo da un fatto: al termine della Q3 i ferraristi sono soliti commentare in radio le proprie gesta. Nessuno dei due ha messo assieme il giro perfetto, su questo siamo d’accordo. Tuttavia, come riportato nella comunicazione tra le vetture e il muretto box, il massimo che si poteva fare era questo. Per quanto ci riguarda, se proprio vogliamo spaccare il capello, possiamo dire che ottimizzare la qualifica poteva regalare la seconda fila alla Ferrari, in quanto le Mercedes che precedono le due SF-24 distavano solamente un decimo. W15 che con entrambi i suoi alfieri è invece riuscita a massimizzare le performance, usufruendo del cielo coperto, che di fatto ha abbassato le temperature favorendola.
Non vogliamo scusare la Ferrari. “Chi vince festeggia, chi perde spiega” sosteneva Julio Velasco. Nella prima parte della qualifica la rossa è scesa in pista decisa. Un solo run dove, con le Pirelli a banda rossa, le vetture italiane si sono messe in cima alla classifica dei tempi. “One shot“, come direbbero i britannici, sufficiente per passare il taglio senza alcun affanno. Da questo, una certa speranza di poter lottare per la partenza dal palo era nutrita, perché l’handling della rossa era molto buono dagli on-board e non evidenziava particolari problematiche. Tuttavia nella seconda fase della qualifica la verità è venuta a galla in maniera preponderante.
Le rivoluzioni delle power unit hanno innalzato il proprio peso specifico e la bontà della messa a punto delle varie vetture ha fatto presenza. Anche in questo una sola tornata è risultata sufficiente per la Ferrari, grazie alla quale il taglio verso la Q3 è stato raggiunto. Da annotare però che Leclerc ha rischiato non poco. Il suo giro non è stato perfetto. Al contrario una sbavatura in curva 9 è costata per lo meno due decimi abbondanti. Il monegasco passa la tagliola per meno di un decimo se teniamo in conto il crono dell’undicesimo classificato: Fernando Alonso. Molto meglio Sainz decisamente più preciso. Nell’ultima parte della sfida alla pole i tentativi lanciati questa volta sono un paio, ambedue montando le Pirelli a banda rossa nuove di trinca.
Primo attacco che ancora una volta risulta tutt’altro che perfetto, dove si capisce molto bene il limite della Ferrari. Nel secondo intento le cose migliorano anche se non in maniera sufficiente perché come detto, in Q3, le monoposto modenesi non hanno raggiunto il massimo livello. Nella moderna F1, spiegare con perizia quali sono i fattori che possono causare una prestazione sottotono o comunque insufficiente, in merito alle aspettative, non è mai semplice e per nulla scontato. Specie se non si dispone dei mezzi che posseggono le scuderie per calcolare al millimetro ogni singolo aspetto della vicenda. Ciò malgrado diversi elemento vanno menzionati all’interno di questo scenario competitivo. Aspetti che hanno concorso al contesto suddetto.
F1, qualifiche GP di Spagna: i problemi della Ferrari nel Q3
Parlando dal punto di vista tecnico menzioniamo la resistenza all’avanzamento. Sebbene abbiamo sottolineato il passo in avanti delle rosse su questo fondamentale, in qualifica abbiamo apprezzato il gap che la SF-24 nutre ancora nei confronti della Red Bull. Delta di 3km/h orari che si riduce a circa la metà se il punto di riferimento è la Mercedes. Per quanto riguarda le fasi di staccata la rossa resta molto forte, mostrando tanta stabilità in frenata per inserire al meglio l’avantreno in curva. Proprio tale caratteristica ha giocato un brutto scherzo alla Ferrari, in quanto per cercare di sfruttarla al massimo, i “due Carlo” hanno esagerato nella profondità delle decelerazioni e di riflesso hanno perso terreno, tanto in curva 1 come alla 10.
Altro aspetto dove il beneficio atteso non ha fatto presenza emerge dalla percorrenza della 3, curvone in appoggio dove la SF-24 si era dimostrata molto forte sino alla qualifica. Tratto del circuito dove il guadagno raccolto è risultato minore di quanto ci si aspettava. Unitamente a quanto detto pure il secondo settore ha deluso. L’interpretazione di curva 5 gode di una certa libertà a livello di traiettoria, sempre quando non si porti troppa velocità all’apice. Giusto quello che ha fatto la Ferrari di Leclerc sprecando laptime prezioso. Altro punto critico è curva 9, destrorsa e in pendenza, dove serve tanta stabilità di carico. La rossa ha sofferto in questo punto, costretta a parzializzare leggermente l’acceleratore e perdere velocità in percorrenza.
Colpa dell’eccessiva rotazione, che fa scomporre leggermente la vettura in questa particolare fase di marcia e non consente ai pilota di portare la massima velocità possibile all’apice. Per finire parliamo della porzione di pista che comprende le pieghe 11 e 12, dove la SF-24 ha mostrato un livello di aderenza buono ma non all’altezza del resto dei top team. La somma di tutto questo ha prodotto il risultato odierno, considerando che le mescole nel T3 erano leggermente fuori dal range ideale abbassando il grip. Infine due parole sulla gara. Barcellona presenta un asfalto molto abrasivo. Ferrari ha pensato una messa a punto che possa garantire un tyre management importante. Se cosi sarà, con un passo gara all’altezza, giocarsi il podio pare una possibilità concreta nella giornata di domani.