Dopo tre lunghe settimane, torna in pista la MotoGP e lo fa Oltreoceano con il terzo appuntamento stagionale, il Gran Premio delle Americhe, in scena ad Austin, nel suggestivo Circuit Of The Americas.
In Texas, i riflettori saranno tutti (o quasi) puntati sul King of the COTA, Marc Marquez, recordman del tracciato statunitense, chiamato a vincere (se non addirittura stravincere) su quella che è una delle “sue” piste. Attenzione, però alla concorrenza, in casa Ducati, a partire dai due ufficiali Francesco Bagnaia ed Enea Bastianini, entrambi desiderosi di far bene in terra americana (seppur con motivazioni di base differenti), senza dimenticare il leader del Mondiale Jorge Martín, decisamente poco intenzionato a mollare la presa. Infine, guai a sottovalutare il rookie maravilla Pedro Acosta, pronto a ripetersi (e a migliorarsi?) dopo l’ottimo podio in Portogallo.
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Marquez, il re del COTA è pronto a tornare?
L’uomo più atteso ad Austin è senza dubbio lui: Marc Marquez, assoluto dominatore del Circuit Of The Americas. Sul tracciato americano, infatti, lo spagnolo vanta ben sette vittorie (di cui sei consecutive) su nove partecipazioni, oltre a sette pole position e altrettanti giri veloci in gara: un palmarés incredibile, che negli anni ha contribuito a costruire la sua fama di King of the COTA.
Tuttavia, il suo ultimo trionfo in terra texana risale al 2021: da lì in poi, tolta la vittoria di Misano nel GP dell’Emilia Romagna (sempre nel 2021), il vuoto, non solo ad Austin, ma in generale. Un digiuno di vittorie che dura da oltre due anni e mezzo e che, ora, è destinato a interrompersi: per Marquez, infatti, vincere questo weekend è quasi un imperativo. Le condizioni per farlo ci sono tutte: la confidenza con la Ducati è in continua crescita, il tracciato è uno dei suoi preferiti e nessuno è mai riuscito a fare così tanto la differenza al COTA come lui. L’altra faccia della medaglia, però, è la pressione che tutto questo comporta: sentirsi “obbligati” a vincere può portare a strafare e ‒ di conseguenza ‒ a commettere errori. Una tendenza che l’otto volte Campione del Mondo ha pagato cara più di una volta, anche di recente; quest’anno sembrerebbe molto ridimensionato, ma un’occasione così ghiotta potrebbe facilmente fargli “chiudere” la vena.
Quel che è certo è che la posta in gioco è altissima. Una vittoria segnerebbe il suo definitivo ritorno ad alti livelli che, di fatto, significherebbe anche avere una concreta possibilità di vederlo lottare per il titolo (nonostante lo stesso Marc dica il contrario). Non vincere, dunque, sembrerebbe non essere un’opzione.
Ducati, una Austin da conquistare
Dall’altra parte, la concorrenza è pronta a dare battaglia. Soprattutto in casa Ducati, il cui rapporto con Austin è da sempre complicato: l’unica vittoria della Casa di Borgo Panigale è del 2022, quando a trionfare fu Enea Bastianini in sella alla Desmosedici del team Gresini [lo stesso con cui corre Marquez quest’anno, ndr].
Il primo a volersi riscattare in terra americana è senza dubbio Francesco Bagnaia, reduce da un opaco weekend in Portogallo, culminato con l’incidente con Marquez che ha messo fuori gioco entrambi i piloti. Oltre a questo, ‘Pecco’ ha un personale conto in sospeso con il COTA: tolta la vittoria nella Sprint Race dello scorso anno e il terzo posto del 2021, il ducatista ha sempre faticato, ottenendo come miglior risultato personale un misero quinto posto; a ciò si aggiunge il ritiro dell’anno passato a causa di una scivolata mentre si trovava da solo al comando, un (non) risultato che brucia ancora.
Voglia di fare bene anche per il compagno di squadra Enea Bastianini, come detto finora unico ducatista ad aver vinto in Texas, e per il portacolori Prima Pramac Jorge Martín. Quest’ultimo, come ‘Pecco’ non ha un bel rapporto con Austin, soprattutto in top class; una situazione simile a quella della vigilia di Portimão, dove però sappiamo bene com’è andata a finire [terzo posto nella Sprint e vittoria nella gara domenicale, ndr]. Attenzione, quindi, ai ducatisti: gli avversari sono avvisati.
Pedro Acosta, l’outsider che fa paura
Ultimo (ma non per importanza) pilota da tenere d’occhio è senza dubbio Pedro Acosta. Lo spagnolo, fresco di primo podio in MotoGP, non ha intenzione di fermarsi ed è pronto a dare battaglia e spettacolo anche negli USA.
In queste primi Gran Premi, il rookie maravilla ha già dimostrato di essere un avversario molto tenace: impossibile non considerarlo come possibile outsider del weekend texano, soprattutto dopo il grande exploit del Portogallo, dove ‒ oltre al podio ‒ ha messo in mostra tutto il suo talento con sorpassi incredibili e una guida spettacolare. Il COTA potrebbe essere per Acosta già una prima “prova del 9”: un altro risultato in top 5 sarebbe una conferma. Un altro podio, la definitiva consacrazione tra i big della classe regina.
Il Circuit Of The Americas (COTA)
Il Circuit Of The Americas (spesso abbreviato in COTA) sorge nei pressi di Austin, in Texas. L’impianto ha una capacità di 120.000 persone ed è stato progettato, a differenza degli altri circuiti statunitensi, da HKS, inc., con la supervisione dell’ingegnere ed ex pilota tedesco Hermann Tilke, noto progettista di circuiti di F1.
Costruito appositamente per ospitare le competizioni della Formula 1, il tracciato è da più di dieci anni sede fissa del Gran Premio delle Americhe di MotoGP: la prima edizione, infatti, risale al 2013 [vinta da Marc Marquez su Honda, ndr], anno d’esordio del COTA nel calendario del Motomondiale.
Larga 15 m, la pista texana si snoda in senso antiorario per 5.512 m [una delle più lunghe della MotoGP, ndr] con un totale di 20 curve, di cui 11 a sinistra e 9 a destra, risultando essere una delle più complete del Campionato a livello di layout. Caratteristica principale del circuito è la salita in corrispondenza del rettilineo di partenza, di 41 m di dislivello, che porta a un tornantino verso sinistra con punto di corda posto in cima a una collina, che rende la prima curva estremamente delicata da affrontare, soprattutto al primo giro. A seguire troviamo la “discesa” verso una rapida sequenza di curve a S, altra caratteristica del tracciato di Austin, che porta alla curva 10 (cieca) e successivamente al tornantino di curva 11. Da lì inizia il rettilineo più lungo della pista [circa 1 km, ndr], il quale porta alla forte staccata di curva 12, che a sua volta immette nel settore finale del tracciato, composto da una parte più lenta a cui segue una lunga curva a destra in discesa con più punti di corda; infine, si arriva alle ultime due curve, a entrambe a sinistra, che riportano sul rettilineo del traguardo.
Data l’importante lunghezza del circuito, per questo appuntamento le distanze di gara saranno più “brevi”: la MotoGP dovrà completare 20 giri nella gara domenicale e 10 nella Sprint Race, mentre Moto2 e Moto3 disputeranno rispettivamente 16 e 14 giri.