Ferrari osserva Adrian Newey vincolarsi all’Aston Martin. Un’immagine che non può non ferire, poiché il più brillante progettista della F1 era finalmente libero e non ha scelto la rossa. Un colpo duro da digerire, in quanto il britannico è garanzia di successo. La sua storia parla per lui. In voga dalla fine degli anni ottanta, l’inglese ha affrontato una marea di sfide, tutte vinte. In questo lungo percorso, ha maturato un’esperienza stratosferica che gli consente di possedere la cosiddetta visione globale su una monoposto. Parliamo di un aspetto riconosciuto da chiunque frequenti il paddock, dagli addetti ai lavori alla stampa, sino agli avversari stessi. Ferrari ha parlato con lui, lo sappiamo.
Lo ha fatto diverse volte per cercare di capire se fosse interessato. Purtroppo l’accordo non è arrivato per diverse questioni. La principale ha riguardato le modalità di lavoro del britannico, che non può essere “ingabbiato” all’interno di un contesto definito. Adrian è sempre stato quello che possiamo definire un battitore libero. Il discorso relativo al trasferimento in Italia, pur essendo il Bel Paese lontano dalle sue origini, non regge affatto. Anzi non c’entra proprio nulla. Altrimenti non avrebbe trattato il suo ingaggio per ben 4 volte. Lo avrebbe in automatico escluso. L’inglese ama l’Italia e ogni anno gli fa visita, godendosi la magnificenza della nostra nazione.
Piuttosto, sarebbe da porsi una domanda: per quale ragione Newey ha preferito Aston Martin alla Ferrari? La risposta è semplice: ambizione. Il sostantivo femminile che segue i tre puntini è la chiave di tutto. Il desiderio assiduo di affermarsi e distinguersi nutrito da Lawrence Stroll ha superato l’offerta della rossa. La proposta del magnate canadese era molto semplice: vieni da noi e aiutaci a raggiungere un sogno: laurearci campioni del mondo di F1. Supporta il nostro anelito nella maniera che preferisci, libero da responsabilità scritte. Newey non deve e non ha mai voluto gestire un reparto. Il suo ruolo è quello di osservare, disegnare, studiare e capire, per poi dare l’ok a opere di ingegneria aeromeccanica.
Ferrari perde in pista da 17 anni ormai e lo fa anche sul tavolo delle trattative. Preferire il gruppo al genio è la solita frase retorica per sminuire la mazzata che il Cavallino Rampante ha preso sul collo. Pur essendo vero che la forza della squadra fa la differenza, avere a disposizione un fuoriclasse fa di te un vincente. Se poi, nel caso della scuderia di Via Abetone 4, l’insieme degli individui è un gruppo di perdenti, come dimostrano i freddi numeri da tre lustri abbondanti, a maggior ragione affidarsi all’estro innato di chi sà era la mossa più azzeccata che si potesse fare. Non ci sono scuse, perché l’occasione persa è un grave errore che peserà sul futuro della Ferrari.
Newey: la visione globale sulle vetture di F1 che fa la differenza
Newey non progetta specifiche parti della vettura. Forse in molti non conoscono bene la sua storia e come agisce ormai da diverse annate all’interno di una scuderia. I tecnici deputati all’aerodinamica si occupano di progettare le diverse parti della monoposto. Una volta che il disegno è terminato viene sottoposto all’inglese. Adrian, a differenza del resto dei tecnici che “abitano” il paddock (non è una questione di bravura assoluta o meno nel proprio lavoro), ha l’esperienza di capire sulla carta la bontà della soluzione. In altre parole, è in grado di stabilire se la parte dell’auto potrà funzionare come stimato. Parliamo di un vero e proprio dono che l’inglese porta sempre con sé.
In epoca di budget cap, tra le altre cose, questa capacità assume un ruolo determinante nel saper gestire gli emolumenti disponibili, evitando di dare fondo a sforzi economici che in pista non avrebbero un ritorno effettivo. Un talento non da poco, che solo lui al momento possiede. Ripercorrendo la sua militanza a Milton Keynes, vale la pena ricordare che, sotto la sua supervisione, Red Bull non ha mai sbagliato un aggiornamento. Guarda caso, invece, da quando la scuderia austriaca non ha più potuto avvalersi del suo genio, le varie novità proposte si sono rivelate un vero e proprio flop. I risultati attuali lo confermano, in quanto il gruppo di lavoro diretto da Pierre Waché non è in grado di correggere e potenziare la monoposto.
Aggiungiamo un ulteriore dettaglio che ci aiuterà a capire meglio la situazione. In fase di disegno dell’attuale vettura, la RB20, la considerazione verso Adrian è venuta meno, poiché Pierre Waché, in maniera progressiva, ha assunto sempre più importanza all’interno della Red Bull. Il francese era stato insignito come numero 1 del progetto 2026, rendendo meno importante l’opinione di Newey. A questo elemento si somma il terremoto Horner, che ha portato alla luce la guerra interna al team. Una battaglia strisciante tra le due fazioni che detengono la proprietà. Successivamente, dopo mesi di pensieri e tormenti, nell’aprile scorso Adrian ha iniziato a maturare l’idea di abbandonare il team, convincendosi che fosse la soluzione adeguata per la sua carriera.
Aston Martin, una Red Bull 2.0
Newey non è un semplice aerodinamico. Durante la sua carriera, si è sempre interessato di sospensioni e cambio. Parliamo di parti di una monoposto che, progettate in una certa maniera, possono accrescere a livello esponenziale il rendimento dell’auto in correlazione al resto della vettura. La sua grande visione non si limita agli elementi aero-meccanici. Chi lo conosce bene, di fatti, parla di lui come un vero uomo squadra che sa riconoscere l’impegno profuso dagli altri ingegneri. Sotto la supervisione di Horner, ha costruito da zero un pool di tecnici di prim’ordine, istruiti e aiutati nel loro lavoro, per poi correggere e sommare idee geniali alle soluzioni proposte. Alla Red Bull, Adrian aveva persone fidate deputate al controllo di qualità del lavoro.
Aston Martin faceva la corte a Newey da almeno tre anni, conoscendo a menadito le sue metodologie. L’arrivo del britannico a Silverstone sarà fondamentale per la crescita del team. Una sorta di Red Bull 2.0 con più esperienza, in pratica. Adrian avrà un’influenza enorme sulla sua nuova scuderia già dalla prossima stagione. Facendo un passo indietro, pensiamo alla AMR23, una vettura che all’inizio del campionato scorso era molto forte, l’unica capace di impensierire la straordinaria RB19. Poi, al primo aggiornamento, il team si è perso miseramente, smarrendo il corretto punto di lavoro dell’auto. Questo con Newey non sarebbe mai successo poiché, ancor prima di costruire gli update, avrebbe posto il veto sugli aggiornamenti per poi correggerli e riproporli.
Sono queste le competenze sulle quali potrà contare Aston Martin. Sebbene la vettura 2025 sia già in fase di studio e non sarà al 100% supervisionata dal genio di Stratford-Upon-Avon, la AMR25, se necessario, sarà rivista e potenziata grazie alla sapienza dell’inglese. C’è infatti un’altra questione interessante che riguarda l’inconsistenza del gardening leave. Lo stop forzato degli ingegneri è ormai una chimera e la FIA dovrebbe rimuovere questa pratica sulla quale non ha alcun tipo di controllo. Via remoto o semplicemente tramite incontri in abitazioni private, Newey potrà già offrire il suo importante supporto dopo aver visionato con estrema attenzione il CAD della vettura.
Per quanto concerne la stagione 2026 è ancora troppo presto per parlare. Il nuovo corpo normativo è assai complicato già di per se, con le power unit di nuova generazione e l’aerodinamica attiva. Possiamo solo dire che Newey inizierà a studiare il regolamento nei prossimi mesi, perché come ha sempre sottolineato, capire al meglio le norme per poi insinuarsi tra le pieghe normativa lo fa sentire a casa. In questo caso il suo compito sarà quello di individuare le “parti grigie” per arrivare all’epifania tecnica che possa fare la differenza. Lo ha sempre fatto e non esiste alcuna motivazione per la quale non dovrebbe continuare al farlo.
Per quanto riguarda la stagione 2026 è ancora troppo presto per parlarne in termini precisi. Meglio attendere ulteriori dettagli che arriveranno nei prossimo mesi. Il nuovo corpo normativo è assai complicato di per sé, con le power unit di nuova generazione e l’aerodinamica attiva. Possiamo solo dire che Newey inizierà a studiare il regolamento durante l’inverno. Come ha sempre sottolineato, comprendere al meglio le norme per poi insinuarsi tra le pieghe regolamentari lo fa sentire a casa. In questo caso, il suo compito sarà quello di individuare le “parti grigie” per raggiungere la solita epifania tecnica che possa fare la differenza. Lo ha sempre fatto e non esiste alcuna motivazione valida per la quale non dovrebbe continuare a farlo.